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Fabrizio Ferrandelli era stato “mascariato” (sporcato in dialetto siciliano). Il collaboratore di giustizia, Giuseppe Tantillo, lo aveva accusato di aver dato soldi per ottenere voti. Oggi il gip ha deciso di archiviare l’inchiesta. La stessa Procura non aveva trovato riscontri alle dichiarazioni del pentito. Ferrandelli lo scorso anno aveva sfidato Leoluca Orlando, alla corsa a sindaco di Palermo.

“Siamo sempre stati certi della sua estraneità ai fatti –  hanno detto gli avvocati di Ferrandelli, Nino e Sal Mormino – e questa archiviazione restituisce un po’ di verità a questa vicenda. Abbiamo avuto massima fiducia nella magistratura e abbiamo avuto anche la fortuna di avere come interlocutori magistrati sereni che hanno valutato l’insussistenza dell’ipotesi di reato”.

Adesso Ferrandelli, di fatto, è stato “riabilitato”. Un elemento, questo, che ha una valenza politica rilevante anche se il 2022 è lontano, ma tutto potrebbe accadere. E chissà se sarà tentato, ancora una volta, a candidarsi allo “scranno” più alto di Palazzo delle Aquile.

AGGIORNAMENTO. Ferrandelli interviene con un video su FACEBOOK

“Oggi mettiamo la parole fine a questa brutta vicenda e apriamo finalmente un nuovo capitolo. Questa archiviazione rappresenta per me il più vero e il più forte certificato antimafia”. E’ quanto afferma Ferrandelli in un video postato sul suo profilo facebook.

Ho sempre avuto fiducia nella magistratura e ancora di più nel mio operato che è sempre stato trasparente e orientato al bene comune. Resta l’amarezza di aver dovuto subire un’accusa infondata e di aver condotto una competizione elettorale inficiata da questa vicenda. Oggi, come ieri, continuo a occuparmi delle questioni che riguardano la mia città, con la sicurezza che adesso nessuno può mettere in dubbio il mio operato”.

 

 

“Un sistema confindustriale che in Sicilia ha preteso per diversi anni di avere il volto della legalità ma ha mostrato l’agire dell’illegalità, come da me più volte affermato ed anche segnalato in sedi e ad istituzioni aventi anche poteri e funzioni giudiziarie”. A parlare è il sindaco Leoluca Orlando, che rende pubblico l’atto di citazione con il quale Sicindustria gli chiede un risarcimento di 1 milione di euro per diffamazione.

Orlando prosegue ricordando che “è altrettanto noto e ribadito dagli stessi vertici di Sicindustria, che per questo mi accusano di un presunto danno d’immagine che dal 2010, quando a parole e prese di posizione seguivano comportamenti e fatti in direzione diametralmente opposto, ho rotto qualsiasi contatto con quell’associazione, criticandone apertamente e chiaramente l’ambiguità e il pericoloso ruolo svolto rispetto alla politica e ai governi regionali”.

Nell’atto di citazione Sicindustria chiede al Tribunale di Palermo di “condannare il sindaco Orlando al pagamento della somma di 1 milione di euro, quale risarcimento per gli atti diffamatori contro l’associazione, a mezzo stampa, e per aver leso l’onore, la reputazione e l’immagine della stessa Sicindustria”.

“È anche notocontinua Orlando e non è mistero che fino al 2010, da rappresentante delle istituzioni a vario livello, è capitato di avere contatti con i vertici di Sicindustria. È normale che di fronte a prese di posizione pubbliche di quegli anni che apparivano o lasciavano immaginare una scelta netta contro la mafia e la corruzione, da politico e rappresentante istituzionale abbia espresso il mio apprezzamento.”

E infine conclude, affermando che “spetterà alla magistratura proseguire il proprio lavoro di indagine e sanzione di comportamenti illeciti, quale sia il rapporto fra me e Sicindustria è certificato appunto nella citazione nella quale sono proprio loro a ricostruire le mie prese di posizione pubbliche. Tutto il resto, comprese le parole degli indagati rilasciate per creare cortine fumogene, è del tutto irrilevante”.

Un’abile mossa, quella del professore, che anticipa di fatto ogni possibile strumentalizzazione, cercando di parare il colpo per refluenze che, certamente, non mancheranno in un’agone politico confuso e in una Palermo piena a “zeppa” di problemi irrisolti.

Alla fine il consiglio comunale, con un voto unanime, ha detto No alla possibilità di realizzare un “centro” per  440 migranti allo Zen. La Regione siciliana aveva nominato un commissario che doveva procedere ad avviare l’iter subito dopo che Sala delle Lapidi si fosse pronunciata con un voto positivo. E la risposta a Palazzo d’Orleans è arrivata, anche se la Regione potrebbe impugnare il provvedimento. A Palermo, quindi, non si costruirà alcun spazio dove ospitare i migranti.

Le reazioni

 Il sindaco Orlando. “Questo è un progetto contrario al nostro modello di accoglienza perché inizialmente doveva essere un luogo per migliorare e rendere più confortevoli le procedure di identificazione dei migranti che arrivano al porto. Invece, leggendo il progetto si tratta di una struttura che di fatto si trasformerebbe in un luogo di raccolta di migranti e quindi di un hotspot. Inoltre si tratta di un’area vincolata. E posso confermare che a Palermo non sorgerà alcun hotspot. Ne allo Zen né altrove. Siamo pronti a fare ricorso alla giustizia amministrativa”. 

SinistraComune. L’hotspot è un non luogo che fabbrica non persone. La nostra è la città dell’accoglienza, come sintetizza la Carta di Palermo a proposito di principi come la libera circolazione e la cittadinanza di residenza. L’hotspot elimina i diritti fondamentali delle persone, criminalizzando e privando della libertà  chi ne varca la soglia. E’ uno spazio che viola i diritti degli esseri umani,  estraneo all’ordinamento giuridico. E’ anche  uno scempio urbanistico: sette milioni di euro per costruire una baraccopoli in un bene confiscato alla mafia. La battaglia si sposta alla Regione e siamo sicuri che il sindaco Orlando si batterà con noi  in tutte le sedi in cui sarà necessario contro provvedimenti che non rispettano la volontà dei territori e negano i diritti umani”.

Cinquestelle. “Siamo soddisfatti per la decisione presa dall’Aula su un’opera invasiva e costosa, sbagliata nella concezione, nel metodo e nel progetto. Ribadiamo che per il MoVimento 5 Stelle i diritti umani vengono prima di tutto e per questo il nostro dovere istituzionale era di dire no all’istituzione di un hotspot a Palermo non riconoscendolo come strumento adatto per accogliere e aiutare i migranti. Oltretutto la scelta dello ZEN non garantisce alcun rispetto per le esigenze di un quartiere che ha bisogno necessariamente di altro. Questa soluzione ipotecherebbe per sempre il riscatto di un quartiere in cui i politici tutti hanno fallito. L’unica nota positiva di oggi, oltre all’unione d’intenti dell’intero consiglio su questo tema, è stata la presenza del Sindaco assente che in Aula non si vedeva da fine 2017 e che sembra scappare dalle sue responsabilità: dall’emergenza rifiuti, ai debiti del Comune e delle partecipate, a un’emergenza sociale con una Palermo sempre più povera e distante dalle esigenze dei cittadini”.

Fabrizio Ferrandelli. “Appartengo a una cultura in cui i diritti riguardano ogni essere umano, come declama la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Non facciamo propaganda sull’accoglienza, quando ancora a Palermo uomini vivono in strada, lungo corso Vittorio Emanuele, via Maqueda, in piazza Sturzo, o ancora famiglie sono costrette a occupare le grotte sotto Villa Trabia, o quando migliaia di famiglie sono in emergenza abitativa, pensiamo alle comunità per minori, stranieri e non che rischiano la chiusura per i ritardi di mesi nei pagamenti… Se si parla di accoglienza, bisogna farla a 360 gradi, e non per slogan”.

Sabrina Figuccia (Udc). “Non accetto l’atteggiamento di chi sciorina belle parole in aula all’insegna dell’accoglienza e dell’uguaglianza, scomodando la storia, magari per rendere più interessante il proprio intervento denso di inutile retorica e non lo accetto ancor di più da parte di un Sindaco che pur avendo in tasca la tessera del pd continua a dichiararsi del partito dei palermitani. Proprio al Sindaco ho detto oggi in aula che prima vengono i palermitani, soprattutto rispetto a chi oggi da clandestino arriva nel nostro paese e vi soggiorna serenamente in violazione delle nostre leggi. Un principio quello del rispetto della legge, che questa volta si, rimanda all’uguaglianza. L’uguaglianza che chiedo a gran voce per tutti quei palermitani che ogni giorno pagano le tasse e rispettano le leggi del nostro paese, pur essendo privi di servizi essenziali, soprattutto in quartieri periferici come lo zen, dove qualcuno vorrebbe creare una nuova tendopoli”.

Andrea Mineo (Forza Italia). “Forza Italia compatta in aula vota favorevolmente al respingimento dell’atto deliberativo che istituisce l’hotspot. La prossima settimana parteciperemo al tavolo istituito presso l’assessorato al Territorio per formalizzare le nostre proposte. Spiace constatare l’ormai cronica assenza della maggioranza che anche su questo atto deliberativo dimostra la sua fragilità”.

 

“La città brucia e affonda per le centinaia di questioni irrisolte nel silenzio e nell’assenza di confronto e il sindaco Orlando si sottrae per l’ennesima volta al dibattito. Non possiamo accettare che questa seduta possa essere monopolizzata a proprio uso e consumo, solo per far passare un messaggio all’esterno di un impegno civico e civile”.

Parole durissime quelle di Fabrizio Ferrandelli ex avversario di Orlando, alla poltrona di Sindacoalle scorse comunali che, durante la seduta odierna del consiglio comunale, chiedendo al Presidente di Sala delle Lapidi, Totò Orlando,  l’inversione dei lavori, ha attaccato il Sindaco presente in aula.

“Visto che possiamo beneficiare della presenza del Sindaco – ha detto Ferrandelli è necessario accantonare il punto sull’Hospot che nessuno difende, perchè credo che questa delibera possa godere delle idee chiare della maggioranza dei consiglieri che sono tutti contrari alla realizzazione”. Si parla di un’area, prevista nel quartiere Zen, dove sistemare i migranti e la cui delibera è in discussione, oggi, a Sala delle Lapidi.

“Il sindaco dovrebbe parlarci di altri problemi in cui ci sono punti di divergenza, dai i rilievi del Mef a quelli della Corte dei contiha continuato Ferrandelli – dalla situazione delle aziende partecipate alla crisi finanziaria del Comune, dell’emergenza rifiuti in città alla riorganizzione della macchina comunale e potrei andare avanti”.

“Noi attendiamo da dicembre la sua presenza in aula – ha aggiunto Ferrandelli –  e lei non ha avuto la sensibilità istituzionale nei confronti del consiglio comunale, ma sta venendo qui per difendere un’stanza, sicuramente giusta, ma anche per una passerella. Noi non vogliamo partecipare ad una passerella politica, su un argomento che ci vede unanimamente d’accordo, ma parlare dei veri problemi di Palermo”.

 

 

 

Questa volta i cinquestelle hanno deciso di attaccare il cuore della burocrazia di Palazzo delle Aquile, chiedendo l’immediata sostituzione del capo di gabinetto del Sindaco, Sergio Pollicita.

“La nostra  richiesta è motivata non solo per la condanna a 1 anno di reclusione (in primo grado) per il reato di abuso d’ufficio, ma anche per le evidenti responsabilità che Pollicita ha avuto in questi anni, con riferimento alla gestione dei processi di pseudostabilizzazione del personale comunale, delle procedure di selezione dei dirigenti a tempo determinato e dei rapporti con le società partecipate”.

“Nel corso della sua dirigenza a capo del settore delle partecipate, il fenomeno del disallineamento dei crediti con le società è passato da 7 milioni a oltre 42 milioni di euro. In questo processo, inoltre, risulterebbe non costituito parte civile il Comune di Palermo. Ciò è incomprensibile e inaccettabile visto che lo stesso Comune è costituito in diversi procedimenti contro altri importanti dirigenti della nostra città”. Inoltre, il gruppo consiliare pentastellato ha chiesto al Sindaco “conto e ragione di questa condotta schizofrenica”. 

Tutto legittimo, ma Orlando con una mossa in contropiede ha disposto, come si legge in una nota del Comune, “che una volta ricevuta la notifica formale del provvedimento si procederà, in applicazione della legge, alla messa a disposizione dello stesso dirigente, quindi senza incarichi di tipo amministrativo. E acquisite le informazioni sul dispositivocontinua la dichiarazioneil Sindaco chiederà all’ANAC quali ulteriori passaggi l’amministrazione possa e debba compiere in aderenza al contratto collettivo e al dispositivo della stessa sentenza”.

Questa, insieme alle altre frecce avvelenate che, da un pò di tempo, i grillini di Sala delle Lapidi stanno scoccando, una dietro l’altra, contro l’amministrazione comunale e in particolare contro Orlando.
Una strategia che ha tanto il sapore di campagna elettorale, in una condizione attuale di debolezza del professore. Con il rimpasto non pervenuto e le sollecitazioni politiche di un cambio di rotta che arrivano anche da pezzi che appoggiano Orlando, vedi il gruppo consiliare capitanato da Giusto Catania, SinistraComune, tutto rimane assolutamente ancora in alto mare.

Un documento che ha tutta l’aria di un manifesto “politico”, con l’obiettivo più che reale, di sollecitare il sindaco Orlando per ottenere un ruolo all’interno dell’amministrazione comunale da parte di  Sinistra Comune. Tanto per capirci un posto nella giunta Orlando. A parlare è Giusto Catania, capogruppo consiliare di Sinistra Comune ed ex assessore alla mobilità di Orlando.

“L’assemblea di Sinistra Comune – si legge nel loro ‘blog’ – ha approvato a larga maggioranza (tre voti contrari e un’astensione) un documento che dà mandato ad una delegazione di continuare il confronto col sindaco Leoluca Orlando al fine di definire l’impianto, le priorità politiche e programmatiche per superare l’attuale appannamento amministrativo e per rilanciare l’azione di governo della città”.

E  aggiunge: “Sinistra Comune ritiene di poter dare un contributo importante alle grandi sfide strategiche della città perché considera necessario rendere irreversibili e duraturi i cambiamenti di Palermo: questo si può realizzare attraverso scelte che devono caratterizzare l’azione complessiva dell’amministrazione comunale, evitando di consegnare la città nel 2022 alle destre o ai populisti”.

“Siamo pronti a farci carico delle grandi sfide strategiche della città – continua il lungo documento – tra queste rivestono particolare rilevanza il nuovo assetto urbanistico e la tutela di tutto il territorio urbano e dell’ambiente naturale e costruito; la gestione delle opere pubbliche e delle nuove infrastrutture della mobilità di massa; la ridefinizione della mission, dei piani industriali, dei contratti di servizio delle aziende partecipate che devono continuare ad avere una gestione completamente pubblica; la programmazione delle risorse economiche comunali ed extra-comunali per garantire la tutela sociale, i servizi per l’infanzia, la formazione e la crescita culturale di Palermo”.

Infine, è stata anche annunciata la delegazione scelta per il confronto con il Sindaco. Sarà composta da Luca Casarini, Giusto Catania, Mariangela Di Gangi, Antonella Leto, Antonio Marotta.

E qualche dubbio ci perseguita sul 2022, data in cui Orlando finirà il suo secondo mandato e, quindi, non potrà più ricandidarsi. Ma sarà proprio quella data la fine della consiliatura? Questo non è da sapere anche se lo stesso Orlando ha più volte affermato e anche in “aramaico”: “Come ve lo dico dire, che non mi dimetto”.

Ma forse Catania vuole mettersi il “ferro dietro la porta” ed essere in partita, con un eventuale ruolo di governo della città, qualora Orlando cambiasse idea e si dimettesse in anticipo. Perchè una cosa è essere consigliere comunale, altra è fare l’assessore in una campagna elettorale che per la sinistra a Palermo, sarà sicuramente tutta in salita.

 

 

 

 

Su 85 automezzi che dovrebbero garantire il servizio di raccolta differenziata, 41 sono risultati in avaria come dall’elenco che siamo riusciti ad avere e che potete leggere in basso. Dunque, il 50 per cento dei mezzi è praticamente fermo in officina e da quanto abbiamo appreso gli operai restano in rimessa a non fare niente.

La Rap, dunque, oltre all’emergenza che riguarda le casse dell’azienda, vive quella relativa al parco mezzi che, come potete vedere, non gode di buona salute.

“Durante il turno notturno, quasi la metà degli automezzi che escono dal deposito di Partanna Mondello è costretta a rientrare in sede perché si guasta. Una situazione non più tollerabile, che rischia di provocare disagi ancora maggiori per i palermitani, da troppo tempo costretti a fare i conti pure con un servizio di raccolta davvero pessimo”. A dirlo è la consigliera comunale, Sabrina Figuccia (Udc).

E lei stessa lancia l’allarme anche su ciò che potrebbe accadere nei prossimi giorni a Palermo. “Il concreto pericolo che la tanto decantata raccolta differenziata diventi l’ennesima pagina del libro dei sogni del sindaco Orlando, ma soprattutto che nelle prossime settimane le strade e piazze palermitani tornino a trasformarsi in mega discariche a cielo aperto”.

Una dura denuncia alla quale non si riescono a dare delle risposte, ma con una domanda ricorrente che la Figuccia pone: “Perché tutto questo? Perché automezzi anche nuovi si guastano con una frequenza davvero singolare? Misteri palermitani, ma nel fondo resta una domanda: cui prodest?”.

A questo punto non possiamo che attendere “fiduciosi” che il sindaco Orlando ci “illumini d’immenso”, prima che Palermo si riempia nuovamente di rifiuti, non che non lo sia adesso…ma come si dice, al peggio non c’è mai fine.

 

Il Comune di Palermo, ad oggi sarebbe un illustre sconosciuto per la Regione siciliana, non avendo mai richiesto le somme che, attraverso il “fondo precari”, previsto dalla legge regionale 27/2016, potrebbero consentire la procedura di stabilizzazione di una parte dei precari che lavorano presso l’amministrazione comunale, ancora oggi con contratti a tempo determinato. Si tratterebbe di 53 precari, tra amministrativi, assistenti sociali, esperti contabili, progettisti, agronomi e architetti.

Questa mattina, infatti, si è svolta una riunione, all’assessorato regionale per le autonomie locali proprio sul tema dei precari, al quale ha anche preso parte l’assessore comunale al personale, Gaspare Nicotri e la consigliera comunale dell’Udc, Sabrina Figuccia, insieme ai componenti della settima commissione consiliare.

E la stessa Figuccia, considerando una “buonissima notizia quella sulla stabilizzazione”, ha posto un dilemma: “non posso nascondere le mia perplessità su quanto emerso durante l’incontro, che seppur estremamente positivo riguardo alle prospettive per il futuro, ha fatto emergere una dura verità. Nonostante la circolare n. 10 del 2017 che definisce le modalità attuative per la richiesta delle somme previste per i comuni dall’apposito fondo, il Comune di Palermo, non avrebbe mai richiesto le somme in questione alla Regione”.

Dunque, una “dimenticanza” che potrebbe costare cara ai precari che, ad oggi, non rientrerebbero nel percorso di stabilizzazione perchè il Comune, come detto in precedenza, non avrebbe chiesto le somme a Palazzo d’Orleans.

E su questa vicenda abbiamo registrato anche la posizione di Daniele Galici, Rsu al Comune di Palermo e dirigente sindacale Ugl che parla di “inaccettabile l’incapacità che ogni giorno viene testimoniata da questa amministrazione, capace solo di fare proclami senza alcun contenuto ed è fonte di grande amarezza scoprire che mentre i dipendenti del comune aspettano da anni la stabilizzazione, nessuno abbia mai fatto richiesta alla Regione delle somme spettanti”.

A questo punto speriamo che, in qualche modo, si possa superare l’ostacolo con un escamotage tecnico. Resta, comunque, l’amaro in bocca per una vicenda sulla quale nessuna distrazione può essere mai giustificata. Il sindaco Orlando faccia al più presto “luce” su questa gravissima “dimenticanza”.

La crisi in Medio Oriente è gravissima, il mondo è in apprensione e perfino a Palermo c’è chi si indigna. Più precisamente è il sindaco Orlando che si scaglia contro la politica di Trump e Israele. Iniziativa lodevole, bellissima, sacrosanta a parte il fatto che si tratta di un “pistolotto” che suona assolutamente vuoto per la gran parte dei cittadini palermitani.

Ecco cosa scrive il primo cittadino: “Sono giorni tristi per il Medio Oriente, per la Palestina, per Israele e per l’ebraismo. Le scelte e i comportamenti del Presidente Trump dovrebbero quantomeno far nascere perplessità nel mondo ebraico, così come il fatto che al suo fianco stiano i governi europei di estrema destra o addirittura, come quelli ungherese e polacco, espressamente ispirati a movimento neofascisti e fortemente negazionisti dell’Olocausto. Tutto questo dovrebbe imbarazzare Israele e il mondo ebraico in generale. Se – continua Orlando – per il governo di estrema destra oggi alla guida di Israele, Gerusalemme val bene la rinuncia ai valori fondanti della propria identità culturale e religiosa, questo vale anche per tutti gli ebrei, soprattutto per coloro che proprio in Israele vivono e sperimentano quotidianamente il regime di apartheid che è ormai al centro della vita sociale ed economica del paese? Nei giorni in cui la furia violenta ed omicida trasforma l’IDF (Tzva HaHagana LeYisra’el, l’esercito israeliano, ndr) nel mero esecutore di punizioni collettive ed esecuzioni sommarie, il sangue di centinaia di palestinesi non solo rafforza il diritto ad uno Stato di Palestina libero, ma sta anche cancellando migliaia di anni di storia di progresso, innovazione e aspirazione alla libertà di cui il popolo e la cultura ebraica sono stati simboli, promotori e protagonisti”.

Il fatto che “Leolook” abbia a cuore la sorte dei palestinesi, gli fa onore ma chi glielo dice ai suoi concittadini? Altro che Trump, mondo ebraico, estrema destra, fascisti e Palestina libera…per i palermitani le cose che contano sono altre. Proviamo a dirne qualcuna? Immondizia, trasporti più efficienti, traffico, marciapiedi scassati, i disagi dei cantieri e chi più ne ha, più ne metta. Insomma va bene parlare del mondo o di “Palermo Capitale della Cultura” ma siamo sicuri che allo Zen, al Cep e a Borgo Nuovo si stia meglio che a Beirut? La verità è che a Palermo “l’intifada” è contro Orlando.

 

 

Buchi neri, incongruenze, criticità. Parole pesanti che nei fatti sono un vero è proprio atto d’accusa della sezione di controllo per la Regione siciliana della Corte dei conti che, con una dettagliata relazione (potete leggerla e scaricarla cliccando qui), ha messo a nudo i bilanci comunali 2015 e 2016 del Comune di Palermo, dai quali emergerebbero una serie di anomalie.

Si tratta di 26 pagine che analizzano l’attività dei Palazzo delle Aquile e fanno uscire fuori un quadro in chiaroscuro sui conti del Comune. Una lunga “lista” di rilievi snocciolati punto per punto. Uno tra tutti, il tema del personale precario e delle procedure selettive per l’assunzione di 13 dirigenti fra cui tecnici e contabili, per i quali occorrerebbe chiarire come sono stati utilizzati i fondi dello Stato. Anche sulle aziende partecipate (per capirci Amat, Rap, Amap) la corte afferma: “ci troviamo di fronte a gravi criticità gestionali già evidenziate più volte, ma che, attualmente, non sono state superate”.

E il magistrato che ha redatto il testo, parla anche del fondo crediti, sul quale c’è il rischio di esigibilità. Un particolare di non poco conto se consideriamo che le incongruenze sono risultate sulle quote riferite all’accantonamento per le entrate provenienti da sanzioni del codice della strada (le multe). E con la perplessità, per chi legge la nota della magistratura contabile, sulla reale destinazione finale di tali somme. Un vero buco nero che tanto somiglia a quello dei quasi 30 milioni di euro, di cui avevamo ampiamente parlato sul nostro giornale, riferito a somme destinate ai vigili urbani per i servizi svolti per strada, mai percepiti e con un contenzioso in corso.

Molte le perplessità anche sul fondo pluriennale vincolato, nato per tutte quelle risorse accertate, destinate al finanziamento di obbligazioni passive, giuridicamente perfezionate ed esigibili in esercizi successivi, ma stando alla relazione sembrerebbero essere, invece, confluite nelle stesse voci non coerenti con quanto prescritto dai principi contabili. Si tratterebbe di proposte per manifestazioni natalizie e rimborsi di vario genere come quelli previsti per i consiglieri di circoscrizione. E si prosegue con quelle che vengono definite operazioni i cui importi non collimano con i dati ufficiali dell’ente e i profili problematici già segnalati nei precedenti controlli.

Il magistrato, in sintesi, definisce le prassi contabili, messe in atto dal Comune in questi anni, come “scorrette e censurabili” e anche per ciò che concerne i debiti parla di mancata corrispondenza e di perduranti inottemperanze.

“E questa volta a metterlo nero su bianco non è un valido esponente dell’opposizione o un nemico giurato del sindaco Orlando – afferma la consigliera dell’Udc Sabrina Figuccia – ma un magistrato istruttore responsabile del controllo della gestione degli Enti locali per la Corte dei conti, che definisce particolarmente difficile l’istruttoria condotta nei confronti del Comune di Palermo per via di tardivi e non integrali riscontri. Una vicenda decisamente preoccupante – conclude la Figuccia – che bisogna studiare dettagliatamente, e per la quale ho chiesto espressamente l’istituzione di una commissione d’inchiesta”.

Orlando, quindi, sembra essere sempre più in difficoltà e “l’attacco” al quale è sottoposto, ormai da mesi, sembra inarrestabile. Proprio ieri sul versante dei rifiuti la Corte dei conti lo ha citato per danno erariale, si parla di diversi milioni di euro, accusandolo di essere stato inadempiente nell’avvio della raccolta della differenziata per gli anni 2012-2014. Un’altra tegola che si stacca dal tetto ormai “pericolante” di Palazzo delle Aquile. E le europee sono ancora lontane.