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Era assolutamente un’elezione scontata. Diciamo giocata a tavolino anche di fronte l’ombra dell’inchiesta sui vaccini, che era piombata ieri sulla presidente della Commissione Ue. Dunque, Ursula Von der Leyen è nuovamente al comando in Europa, soprattutto grazie ai voti dei Verdi, ma con il vento contrario “dell’amica” Meloni, che ha dovuto piegarsi ai diktat interni del suo partito. La presidente del consiglio italiano avrebbe sicuramente gradito una posizione di forza, con un voto favorevole, ma è stata costretta a dire no per non far implodere il suo giocattolo.

Sono stati 401 i voti a favore, 284 i contrari e 15 gli astenuti. Sette le schede nulle. I votanti 707. La maggioranza minima richiesta per l’elezione era 360. Gli europarlamentari di Fdi hanno votato contro Ursula Von der Leyen. “Le scelte fatte in questi giorni, la piattaforma politica, la ricerca di un consenso a sinistra fino ai Verdi hanno reso impossibile il nostro sostegno a riconferma della presidente Ursula von der Leyen”. A dirlo è stato il capodelegazione di Fdi all’Eurocamera Carlo Fidanza sottolineando che con la rielezione “non viene dato seguito al forte messaggio di cambiamento uscito dalle urne del 9 giugno”.

“Questo non pregiudica il nostro rapporto di lavoro istituzionale ha aggiunto l’esponente di FdIche siamo certi possa portare alla definizione di un ruolo adeguato in seno alla prossima commissione che l’Italia merita”.

Il voto a favore dei Verdi è stato decisivo per il bis di von der Leyen. E’ quanto emerge da una prima analisi del numero dei voti. La tedesca ha incassato 401 consensi, superando ampiamente la soglia necessaria dei 360. Con l’annunciato sostegno dei Greens, la maggioranza su cui poteva contare con Popolari, Socialisti e Liberali avrebbe raggiunto la quota teorica di 454 voti. Sulla carta i franchi tiratori risultano quindi oltre 50. Dunque, il voto a favore dei Verdi è stato decisivo per il bis di Ursula von der Leyen.

Altri 5 anni. Non so come esprimere quanto sono grata per la fiducia di tutti gli eurodeputati che hanno votato per me”, ha scritto Ursula von der Leyen su X dopo aver ottenuto il bis alla guida della Commissione europea. Poi in conferenza stampa: “L’altra volta ho avuto 8 voti sopra la maggioranza, questa volta 41: è molto meglio. E lancia anche un messaggio di fiducia e testimonia il lavoro che abbiamo fatto insieme al Parlamento”. “Noi abbiamo lavorato per una maggioranza democratica, per un centro pro-Ue. E alla fine mi ha sostenuto. Credo che il nostro approccio è stato corretto”, ha detto ancora la presidente della Commissione rispondendo a chi gli chiedeva se il voto contrario di Fratelli d’Italia non abbia mostrato che poteva essere messo in campo un approccio diverso.

Congratulazioni von der Leyen! Fieri del grande lavoro di squadra del Ppe per sostenere la tua conferma alla guida della Commissione europea – ha scritto su X il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani -. Conta sempre su Forza Italia per costruire un’Europa più competitiva, più sicura e portatrice di pace”. Per il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, la rielezione di Ursula von der Leyen è “un chiaro segno della nostra capacità di agire” nell’Ue.

“Per noi votare a favore di von der Leyen avrebbe significato andare contro ad alcuni dei nostri principi. Alcune tematiche ci hanno reso impossibile votare a favore”, ha detto l’eurodeputato di Fratelli d’Italia e co-presidente di Ecr, Nicola Procaccini, dopo il voto sulla riconferma della presidente della Commissione europea. “D’altra parte vogliamo avere un rapporto estremamente costruttivo”, ha aggiunto Procaccini, evidenziando che nel corso della legislatura “la partita si giocherà sui contenuti”.

“La conferma di Ursula Von der Leyen è una brutta notizia per i cittadini europei e per gli italiani in particolare, soprattutto per il pericoloso sostegno di sinistre ed eco-fanatici. Tradito il voto di milioni di elettori che chiedevano il cambiamento e che ora subiranno le scelte scellerate degli estremisti verdi”. Così una nota della Lega.

Un lungo applauso nell’emiciclo di Strasburgo ha seguito l’annuncio dei risultati del voto. In piedi gli eurodeputati di Verdi, Socialisti, Liberali e Popolari. Gelo dai Patrioti e dall’estrema destra. Seduti senza applaudire gli eurodeputati di Fratelli d’Italia.

(fonte Ansa e foto)

E’ un attacco a tutto tondo quello del segretario nazionale di “Indipendenza!”, Gianni Alemanno, che stamattina, nel corso di un incontro pubblico al palazzo municipale di Messina, ha ribadito la propria contrarietà alla realizzazione del Ponte sullo Stretto.

“Un progetto lacunoso, incompleto, costosissimo e inutile – ha detto Alemanno – che ha già iniziato a bruciare una enorme quantità di risorse. Alla Sicilia e alla Calabria servono consapevolezza culturale, legalità, strade, ferrovie, prevenzione idrogeologica, rigenerazione urbana, difesa della bellezza e non l’ennesima illusione di un’opera priva di senso e logica. L’attuale ‘progetto Ponte’ è solo una grottesca operazione, priva di un vero progetto esecutivo e con lacune praticamente insormontabili, sottolineate dalle centinaia di osservazioni sostanziali formulate dal Ministero dell’Ambiente, dalla Commissione tecnica del Ministero delle Infrastrutture, dagli ordini professionali, dalle associazioni e dai comitati cittadini. E poi a ciò si aggiunge la follia di un piano espropri surreale che dovrebbe portare alla demolizione di migliaia di abitazioni e di spazi pubblici, per edificare due mostruosi piloni di oltre 400 metri d’altezza, che pregiudicherebbero per sempre uno dei paesaggi naturali, storici e mitologici più belli e importanti al mondo”.

Dunque, una totale bocciatura per un’opera reputata fondamentale e voluta dal ministro Matteo Salvini che si sta giocando, con il Ponte, una partita esclusivamente elettorale contro il resto del suo partito, che certamente non vede di buon occhio un’infrastruttura che si scontra contro la politica leghista pro Nord.

Inoltre, Alemanno ha ribadito la “il dovere di sostenere una politica che sappia ascoltare le reali esigenze della gente e costruire, al contempo, una classe dirigente che accolga il grido di cambiamento di tanti, contro logiche che mettono sempre al centro interessi clientelari e propagandistici. Dalla Sicilia deve partire il riscatto per favorire quello sviluppo economico e sociale, che non può prescindere dalla scelta di uomini e donne all’altezza di portare avanti battaglie che possano ridare speranza ai siciliani”.

L’ex sindaco di Roma si recherà, nel tardo pomeriggio, a Bagheria e poi a Mazara del Vallo per sostenere i propri candidati alle prossime amministrative e per incontrare i dirigenti del movimento della Sicilia occidentale.  

“Indipendenza! oggi in Sicilia vuole dare un segnale chiaro e forte ponendosi a fianco dei tantissimi amministratori che negli anni scorsi hanno lavorato bene sul territorio. E la figura di Nicola Cristaldi, candidato sindaco di Mazara del Vallo, che ha dimostrato doti di spessore come amministratore, va proprio in questa direzione. Una scommessa che ci vede costruttori nel saper aggregare risorse umane, quale valore aggiunto di una politica che guarda oltre gli steccati delle sigle”.

Questo il calendario degli appuntamenti pomeridiani

Gianni Alemanno terrà un incontro alle 16.30 a Bagheria presso il locale Agapè, a sostegno del candidato alle amministrative Fabio Catrisano. Alle 19.30 si recherà, invece, a Mazara del Vallo per sostenere la candidatura a Sindaco di Nicola Cristaldi e dove incontrerà la candidata alle ammnistrative, Adriana Cavasino.

 

 

 

Appare tutta in divenire la partita delle europee di giugno, anche se il partito di Giorgia Meloni conferma il podio, ma non riesce a sfondare il tetto del 30 per cento rimanendo ben sotto il 27 per cento. E’ quanto emerge dal sondaggio di Quorum/YouTrend commissionato per Sky Tg24. Uno scenario al quale si aggiunge il calo complessivo del centrodestra, che vede anche Forza Italia in difficoltà. Dunque, consecutiva flessione nelle intenzioni di voto degli italiani per Fratelli d’Italia, che resta, come abbiamo detto, il primo partito con il 26,8% (-0,5% dal 6 maggio). Cala anche Forza Italia (8%, -0,3%) che deve dare il passo come seconda forza del centrodestra alla Lega (stabile all’8,3%).

Il Pd, invece, rimane il secondo partito in Italia, riavvicinandosi al 21% (20,7%, +0,2%). Continua ad attorno al 16% il M5S (16,1%: +0,1%). Tra i tre partiti che si avvicinano alla soglia di sbarramento, stabile AVS al 4,4%, crescono leggermente SUE (4,7%, +0,2%) e soprattutto Azione di Calenda, che arriva esattamente alla soglia 4% (+0,2%).

Simulazione seggi: Fratelli d’Italia al momento otterrebbe 21 seggi (ne aveva 6 nel 2019). Seguirebbe il Pd con 17 seggi (in calo di 2) e il Movimento Cinque Stelle con 14 seggi (stabile). Tonfo della Lega da 29 a 6, stesso numero per Forza Italia (in perdita di un seggio). Stati Uniti d’Europa raggiungerebbe quota 4 seggi, così come Alleanza-Verdi Sinistra. Azione ne avrebbe 3, il Südtiroler Volkspartei 1.

Peggiora il giudizio degli intervistati su Giorgia Meloni, che raggiunge Giuseppe Conte: il 33% degli italiani dice di avere fiducia in loro. In leggera salita Elly Schlein (25%), in discesa Antonio Tajani (anche lui al 25%). Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella torna al 64%. Come Meloni e Tajani, va verso il basso anche la fiducia in Matteo Salvini (17%). Stabile Carlo Calenda, al 16%, e in discesa dell’1% Matteo Renzi.

Parallelamente al leggero calo della fiducia nei tre leader dei maggiori partiti di Centrodestra, peggiora anche il giudizio complessivo sul governo Meloni: è positivo per il 34% degli intervistati, -3%.

(fonte Sky Tg24)

Era tutto già scritto sin da quando la coppia Calenda-Renzi aveva deciso di convogliare a nozze “combinate”. Perchè di questo si è trattato. Un’operazione esclusivamente renziana, che serviva all’uomo di Rignano per poter sedere nuovamente in parlamento e avere facile manovra alle sue alchimie politico-economiche.

“L’unico problema oggi, per la costruzione del partito unico dei liberal-democratici, è che Renzi non vuole prendere l’impegno a sciogliere Italia Viva e a finanziare il nuovo soggetto e le campagne elettorali”. E’ quanto racconta un dirigente di Azione all’agenzia Ansa, commentando i retroscena apparsi sui giornali in questi giorni e definendo “inaccettabili i tatticismi durati mesi dell’ex premier”.

“La pazienza del gruppo dirigente di Azione si è esaurita. In settimana – continua la fonte – si capirà se questo nodo si potrà sciogliere. Se così non sarà il partito unico non potrà nascere”. Matteo Renzi ha sostituito a sorpresa Rosato alla guida del partito, per controllarne direttamente i soldi e la struttura. In questo modo ha delegittimato anche il comitato politico della federazione del Terzo Polo dove oggi non siede nessun rappresentante di IV in grado di prendere impegni. Calenda ritiene inaccettabile questo atteggiamento in quanto contrario agli impegni presi con gli elettori. Dopo mesi di tatticismi da parte di Renzi sul partito unico e le sue assenze dalle attività del Terzo Polo per occuparsi di affari privati, a cui da ultimo si è aggiunto Il Riformista, la pazienza del gruppo dirigente di Azione si è esaurita. In settimana – conclude la fonte – si capirà se questo nodo si potrà sciogliere. Se così non sarà il partito unico non potrà nascere”.

La replica dei renziani non si è fatta attendere. “Non c’è nessun tatticismo di Italia Viva. Abbiamo deciso di fare un congresso democratico in cui ci si confronti a viso aperto e non con le veline anonime” così in una nota Alessia Cappello e Ciro Buonajuto, portavoce nazionali di Italia Viva. “Ci sono le date già fissate, ci sono le regole decise da Calenda comprese quelle sul tesseramento, ci sono i gruppi di lavoro con i nomi già decisi, c’è il comitato politico. Noi siamo pronti al congresso che Calenda ha chiesto di fare. E ci mettiamo nome e cognome. C’è qualcuno che cambia idea una volta al giorno, ma quel qualcuno non siamo noi”.

“Leggo polemiche dentro il Terzo Polo. Mi dispiace. Abbiamo scelto di fare un partito unico e abbiamo già definito le date. Noi non cambiamo idea e lavoriamo in questa direzione”, scrive su Twitter Maria Elena Boschi.

Dichiarazioni di facciata che celano, invece, un big bang all’interno del Terzo Polo ma soprattutto per una partita che vedrebbe in vantaggio al congresso i renziani. E se poi mettiamo sul tappeto verde la variabile impazzita di Forza Italia legata alla salute del suo fondatore, Silvio Berlusconi, tutto diventa ancora più complicato. Il rischio di una scissione nel dopo Berlusconi è data per cosa certa. E, infine, con la Meloni che arretrando nei sondaggi, sarebbe costretta a ricevere assist da Renzi, che da bravo “affarista” le darebbe volentieri un aiutino in cambio magari di qualche nomina.

Ma c’è anche e non di meno conto, l’aspetto economico. Infatti nel pomeriggio il leader di Azione incontrerà i suoi e alle 21.30 toccherà al senatore di Italia viva. Il 2 per mille di Iv vale due milioni di euro, se ci fosse lo strappo i parlamentari dei due partiti del Terzo polo finirebbero nel Misto. E non è escluso che questa vicenda finisca a “tarallucci e vino”.

(fonte Ansa – Huffpost)

E’ un appello forte quello lanciato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo intervento al primo Festival delle Regioni e delle Province Autonome, che si è tenuto a Palazzo Lombardia a Milano.

“I massicci finanziamenti erogati dalla Commissione europea sono destinati precisamente ad accelerare l’infrastrutturazione del Paese colmando i divari che prima ho ricordato, a partire da quello tra il Nord e il Meridione. Si registra un’ampia condivisione in ordine alla necessità di completare il programma di riforme e, per quanto riguarda gli investimenti, di considerare una priorità assoluta gli obiettivi individuati nel Piano per far crescere l’economia all’insegna della sostenibilità e dell’uguaglianza. Dinanzi a sfide di questa portata è richiesto l’impegno convergente delle istituzioni e di tutte le forze politiche e sociali”.

“Un impegno – ha aggiunto Mattarella – che abbiamo assunto in sede europea e che va, ovviamente, onorato. Opportunamente il Presidente Fedriga ha definito il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ‘un momento straordinario di potenziale sviluppo del nostro Paese’. E va apprezzata la disponibilità della Conferenza a contribuire all’attuazione del Piano favorendo l’integrazione di tutte le politiche pubbliche e uno sviluppo omogeneo dei territori. La leale collaborazione e la disponibilità al dialogo, al confronto e alla collaborazione che le Regioni manifestano meritano di essere fatte proprie da tutti nell’interesse dell’Italia”.

Un messaggio più che subliminale che ha come destinatario il governo Meloni e in particolare gli ultimi provvedimenti attuati, anche in riferimento al piano di resilienza, che da retroscena interni non sono andati giù al Capo dello stato. Per non parlare della bocciatura in toto della prima manovra finanziaria da parte della Corte dei conti che da Banca d’Italia. E l’insoddisfazione dei sindacati e di Confindustria. Parte, dunque, tutta il salita la “scalata” della Meloni, che tra le altre cose negli ultimi sondaggi sembra aver arrestato la spinta dovuta alle tante promesse elettorali. Perchè una cosa è sciorinare le pagine dei libri dei sogni, un’altra è riuscire a riempirne le pagine.

(Fonte video agenzia vista)

E’ un durissimo attacco quello del leader dei cinquestelle, Giuseppe Conte, contro la premier Giorgia Meloni. Il contendere è il famigerato reddito di cittadinanza che la stessa Meloni ha detto voler cancellare per rimodularlo.

“Con questa manovra di bilancio – ha detto Conte in un video sul suo profilo facebook – il Governo Meloni vuole togliere tutto a oltre 600mila cittadini nel 2023: fanno cassa su chi non arriva a fine mese. Non sono numeri su una calcolatrice, sono persone e famiglie. Domani da Napoli parte una serie di incontri nelle città da Nord a Sud per conoscere le loro storie: tutti devono conoscere questa realtà. A chiunque può capitare di trovarsi in difficoltà, lo Stato non può voltare le spalle”. 

Fratelli d’Italia si conferma ancora primo partito italiano con il 28% (con una crescita di 2 punti percentuali rispetto al voto del 25 settembre 2022). Seguono il Movimento 5 Stelle al 18% (+2.6%) e il Pd al 17% (-2.1%), poi la Lega con il 10% (+1.2%). Quindi con lo stesso valore, nella quinta posizione, all’8% Forza Italia (-0.1%) e Azione-Italia Viva (+0.2%). Seguono i Verdi al 3.5% (-0.1%), +Europa al 2% (-0.8%) e infine Noi Moderati all’1.5% (+0.6%). Per quanto riguarda le coalizioni, il Centrodestra raggiunge il 47.5% (+3.7%), mentre il Centrosinistra si ferma al 22.5% (-3.6%).

E’ quanto emerge dal sondaggio commissionato dalla trasmissione “Porta a Porta” all’istituto demoscopico Noto. Un trend che mette in evidenza come il partito della Meloni sia saldamente in sella, non sfondando però ancora il tetto del 30 per cento. E il movimento cinque stelle che lo tallona con un gap di 10 punti. Mentre il Pd crolla, la Lega riprende fiato e l’accoppiata Calenda-Renzi aumenta leggermente i consenso. Scende anche Forza Italia e tutta l’area di centrosinistra.

Invece dal versante gradimento, l’Emg pubblica un sondaggio per il programma di Rai3 Agorà che vede ancora Mario Draghi come leader politico più gradito dagli italiani. Secondo la rilevazione, infatti, l’ex presidente del consiglio mantiene intatto il gradimento di fiducia al 54%, mentre l’attuale premier Giorgia Meloni guadagna un punto in una settimana salendo al 47 per cento.

Al 40%, stabile rispetto al sondaggio precedente, c’è il governatore del Veneto Luca Zaia, seguito al 35 per cento dal leader del M5S Giuseppe Conte, che perde un punto. Guadagna due punti, invece, il leader della Lega Matteo Salvini, ora accreditato al 33 per cento, seguito dal governatore dell’Emilia-Romagna nonché aspirante segretario del Pd Stefano Bonaccini, che si trova al 32%.

Berlusconi ottiene il 29 per cento del gradimento degli italiani, Calenda il 23%, Letta in calo di un punto, il 20 per cento, mentre chiude la classifica il leader di Italia Viva Matteo Renzi con il 20 per cento dei consensi.

(fonte Adnkronos e Tpi – foto © Combo/AGF)

Una svolta nel caso che ha visto, nei giorni scorsi, al centro delle polemiche il deputato Aboubakar Soumahoro, eletto con l’alleanza Verdi-Sinistra e le attività della cooperativa Karibu, riconducibili ai suoi familiari che adesso è stata messa in liquidazione.

“Gli ispettori hanno trovato i locali chiusi al primo tentativo di accesso, a seguito di diffida hanno avuto finalmente accesso e hanno acquisito la documentazione rilevante della cooperativa” ha detto il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso, nel corso il question time alla Camera. “Si è conclusa ieri l’istruttoria con la proposta di messa in liquidazione coatta amministrativa per eccessivo indebitamento. Mi appresto dunque a nominare i commissari liquidatori”.

Per quanto riguarda la cooperativa Aid, gli ispettori del ministero “hanno riscontrato irregolarità non sanabili” e ne hanno “proposto lo scioglimento”, ha aggiunto Urso.

L’Alleanza Verdi-Sinistra Italiana continua a difendere il suo deputato. “Non abbiamo preso abbagli né siamo vittima di una persecuzione. Gli elementi che avevamo a disposizione non facevano pensare che ci fossero questi elementi. Stiamo parlando di una persona non indagata, ci sono tentativi di costruire una narrazione contro i migranti e su questo ci faremo sentire” ha detto il co-portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli, incontrando i giornalisti fuori Montecitorio. 

Il caso Aboubakar Soumahoro scoppia a metà novembre, circa un mese dopo il suo ingresso in Parlamento e la sua presenza a Catania per difendere lo sbarco di migranti dalla Ocean Viking.

La procura di Latina apre un fascicolo su due coop, Karibou e Consorzio Aid, la prima gestita dalla suocera, Maria Terese Mukamitsibdo, e l’altra dalla moglie del deputato, Liliane Murakatete. L’indagine è in linguaggio tecnico a modello 45, non ci sono cioè né persone iscritte nel registro degli indagati né ipotesi di reato contestate. È semplicemente in una fase di acquisizione di informazioni.

Tutto parte dalla segnalazione di un sindacato, Uiltcs, per stipendi non pagati a 26 dipendenti delle coop anche per 2 anni e dopo che alcuni minorenni hanno messo a verbale di essere stati maltrattati e privati di acqua e luce nelle strutture delle due cooperative pontine.

Un lavoratore sostiene anche che gli è stato chiesto loro di produrre fatture false per essere pagato. Dichiarazioni vengono acquisite dagli inquirenti (con i pm lavorano i carabinieri), ma anche documenti, screenshot di chat tra dipendenti e vertici delle due cooperative. E anche il materiale prodotto dalle inchieste giornalistiche ha buone probabilità di finire sotto la lente di ingrandimento della magistratura.

E poi ci sono i documenti trovati in 8 sacchi della spazzatura abbandonati nei cassonetti di Sezze, la cittadina laziale in cui ha sede la cooperativa Karibou guidata da Maria Terese Mukamitsibdo, suocera del deputato e presidente del Cda che ha nel board Liliane Murakatete moglie di Aboubakar Soumahoro. Le due coop fanno sapere ai media che i pagamenti non sono solo stati effettuati perché non era arrivato il denaro di appalti, attraverso la prefettura di Latina, da Regione Lazio e dai Comune di Latina e Roccagorga.

Aboubakar Soumahoro e la moglie Liliane Murakatete

A Repubblica moglie e suocera si difendono imputando il mancato pagamento al fatto che non è stato ancora versato dagli enti locali quanto dovuto per progetti e che lui è estraneo alla gestione delle cooperative e non al corrente di ciò che vi accade.

Circa 400.000 euro i debiti retributivi e contributivi delle due cooperative impegnate in progetti contro il caporalato lo sfruttamento organizzati dallo Sprar, Regione Lazio e e altri enti, ma anche a fornire mediatori linguistici e sanitari per l’accoglienza e l’integrazione, secondo Uiltucs.

Karibou secondo indagini de ‘Il fatto quotidiano’ a bilancio a fine 2021 aveva debiti totali per 2,26 milioni di euro, e incassi azzerati rispetto al 2020 chiuso con 2,5 milioni di euro. Consorzio Aid invece ha ricavi per 716.000 euro, una perdita di 65.000 euro e debiti totali per 260.000 euro.

Aboubakar Soumahoro in un post social con video lo ripete: “Non c’entro niente con tutto questo. Non sono né indagato né coinvolto in nessuna indagine dell’Arma dei carabinieri di cui ho sempre avuto e avrò fiducia”.

(fonte agi e foto ansa e messaggero)

Una vera e propria marcia indietro del governo Meloni che, nell’ultima manovra finanziaria, aveva tolto le sanzioni per i commercianti così da non poter avere nessun obbligo ad accettare pagamenti digitali sotto i 60 euro e, dunque, non essere sanzionati. Ma adesso la tirata d’orecchie della commissione europea che ha fatto sentire la propria voce per un provvedimento che di fatto avrebbe obbligato qualsiasi commerciante, a negare la transazione per un caffè o per una piccola spesa. Quindi i cittadini, che nella maggior parte pagano attraverso le carte elettroniche, avrebbero dovuto munirsi di contante per pagare fino a 60 euro.

Un ritorno indietro dopo che l’ex premier Draghi, cancellando qualsiasi tetto alle transazioni, aveva lanciato “l’Opa” nel 2021: “Multe agli esercenti che rifiutano transazioni via Pos”.

“Sul tema delle soglie al di sotto delle quali gli esercizi commerciali non sono tenuti ad accettare pagamenti con carte di pagamento – spiegano da Palazzo Chigi – sono in corso interlocuzioni con la Commissione europea dei cui esiti si terrà conto nel prosieguo dell’iter della legge di bilancio”.

Anche il Codacons aveva mostrato contrarietà al provvedimento: “un colpo di spugna che cancella di netto otto anni di battaglie in favore dei consumatori. Una presa in giro per tutti i clienti che saranno costretti, se vogliono effettuare acquisti e pagamenti, a ricorrere al contante”.

Dunque, un boomerang mediatico per il premier Meloni che adesso dovrà trovare una mediazione, per spegnere sul nascere polemiche che potrebbero ancora di più creare possibili diffidi e fratture con i partner europei. Macron docet…

(foto fonte money.it)

Continua lo scontro tra il governo francese e quello italiano sul tema dei migranti. Ancora una volta l’Eliseo attacca la premier Meloni parlando di “un brutto gesto” da parte di Roma sul caso dei migranti della Ocean Viking, e aggiunge comunque che “l’importante è continuare la cooperazione e non fermarsi qui. Le persone sbarcate a Tolone saranno detratte dal numero che accogliamo quest’anno nell’ambito del meccanismo di solidarietà con l’Italia”.

Sui 234 naufraghi sbarcati a Tolone dalla Ocean Viking, 123 sono oggetto di un “rifiuto d’ingresso” in Francia, afferma il ministero dell’Interno di Parigi.

“Credo che abbiamo mediato bene perché qui Italia e Francia hanno avuto un buon contatto fra di loro”, ha intanto detto la ministra dell’interno tedesca Nancy Faeser, in conferenza stampa a Eltville, alla fine del G7, rispondendo a una domanda sul confronto fra Francia e Italia.

Tutto ciò all’indomani del recente summit del G20 di Bali in cui la premier italiana aveva glissato affermando che “con il Presidente francese non ci è stato modo per approfondire le vicende che ci riguardano, ma non abbiamo bisogno di arrivare a Bali per parlare di questo, ci siamo concentrati su altro”. Questo la dice lunga su quanto siano ormai incrinati i rapporti con Macron, che non ha avuto alcun colloquio con la Meloni.

L’incontro tra la Meloni e Macron prima “dell’incidente” diplomatico sui migranti

“Il sogno migratorio dei giovani dall’Africa deve essere gestito da noi e dai Paesi da cui provengono, non dai trafficanti”, ha detto, parlando della questione migranti, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi a Napoli.

“L’Italia ha fatto tornare la giusta attenzione degli organismi d’Europa sul tema. Il piano ruota sulla convinzione che serve ogni azione di fermezza per respingere i traffici illegali nel Mediterraneo, una via su cui siamo d’accordo tutti anche alla luce della indagine della magistratura a Caltanissetta su cosa ruota attorno al traffico di uomini in arrivo dal Nordafrica. La fermezza che vogliamo opporre e mantenere – ha concluso il ministro dell’Interno italiano – deve essere compensata con canali di flussi di ingresso legali e da un corridoio umanitario che noi siamo gli unici che già facciamo in Europa”.

(Fonti: ansa.it, triesteallnews.it e open.online.it)