“Un provvedimento che metterà definitivamente in ginocchio le attività produttive coinvolte e il settore della cultura e dello spettacolo, già duramente provati dal lockdown di marzo. Con queste chiusure, di fatto, si consegnerà il sud alla mafia e all’usura”.

Così l’europarlamentare della Lega, Francesca Donato, stigmatizza le nuove disposizioni contenute nel nuovo Dpcm del premier Giuseppe Conte. Una dura presa di posizione alle già tantissime polemiche che in queste ore stanno alimentando malcontento da parte

“Nessun intervento economico a sostegno dei cittadini e delle imprese in difficoltà è previsto a fronte di questo provvedimento – aggiunge l’esponente leghista – mentre la possibilità, per la maggior parte delle attività coinvolte e all’indotto, di poter sopravvivere a questo nuovo lockdown, è soltanto una chimera. Assisteremo all’inevitabile chiusura e poi ad una mancata riapertura di migliaia e migliaia di attività commerciali, di ristorazione e di intrattenimento, con la perdita di altri milioni di posti di lavoro e l’esplosione della povertà a livelli incontenibili”.

“Il governo Conte, ignorando totalmente le richieste delle associazioni di categoria, delle regioni e dell’opposizione, sta colpendo i settori strategici che muovono l’economia del nostro paese, dimostrando al contempo di non aver saputo predisporre in sei mesi un sistema sanitario capace di tutelare i propri cittadini, malgrado il loro comportamento esemplare durante la chiusura totale del primo lockdown e i sacrifici già sopportati. Dunque, il giudizio sul suo operato e su quello del suo governo è quello di un fallimento totale che, purtroppo, pagheremo chissà per quanti anni”.

“Ciò che più mi preoccupa ora è la prevedibile esplosione della rabbia e della protesta, assolutamente comprensibile, da parte di chi sta subendo tutto ciò, dopo aver investito denaro per adeguarsi alle normative in materia di distanziamento e di tutela della salute. Prepariamoci ad assistere a proteste ancora più dure: il pericolo di un’escalation della tensione sociale è altissimo”. E pone alla fine del suo intervento una domanda: “cosa intende fare il governo se i cittadini scenderanno in piazza a protestare? Reprimere il dissenso con la violenza, come nelle dittature? Sarebbe interessante saperlo”.

Arcani a cui crediamo sarà sicuramente difficile poter ricevere delle risposte, ma confidiamo sempre nella “Sibilla Cumana” governativa che, fulminata sulla via di Damasco, riuscirà a trovare, forse, soluzioni e le tante agognate risposte.

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