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E’ caos sul versante stabilizzazione dei dipendenti comunali a tempo determinato e dei precari in servizio al Comune di Palermo. A denunciare lo stallo è la consigliera comunale dell’Udc, Sabrina Figuccia, che parla anche del caso delle indennità  corrisposte negli ultimi anni e che, adesso, l’Amministrazione vorrebbe restituite e quelle dovute ai vigili urbani non riconosciute negli ultimi anni. 

Di ciò si doveva discutere durante la conferenza dei capigruppo, alla quale erano stati invitati anche l’assessore al Bilancio, Antonino Gentile e il ragioniere generale, Paolo Basile, che hanno “dato forfait senza uno straccio di giustificazione – aggiunge la Figuccia -. L’unico rappresentante dell’Amministrazione presente era l’assessore al Personale, Gaspare Nicotri che, per sua stessa ammissione, viaggia da solo e a fari spenti, lasciando nell’incertezza, ma soprattutto nel panico, centinaia di dipendenti comunali, che non hanno sanno cosa sarà del proprio futuro, messo in discussione dal più recente orientamento della Ragioneria generale dello Stato”.

“Gentile e Basile continuano a snobbare il consiglio comunale. L’ennesima occasione persa per colpa di chi dovrebbe fare salti mortali per assicurare centinaia di famiglie palermitane, ma soprattutto garantire servizi essenziali a tutti i palermitani, come quelli svolti dai vigili urbani, dagli operatori scolastici o da chi lavora negli impianti sportivi”.

E alla fine la stoccata contro il sindaco Orlando che, a dire della consigliera Udc, “preferisce partecipare all’ennesima passerella all’estero, invece di garantire i servizi a tutta la città, alle prese con mille croniche emergenze”.

 

Con un lungo post su Fb la consigliera comunale pentastellata, a Sala delle Lapidi, Concetta Amella, è un fiume in piena contro il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, al quale pone una domanda amletica: “Palermo Capitale della Cultura o del fallimento pilotato?”.

In questi giorni il dibattito, in consiglio comunale, si è incentrato sulla gravissima situazione economica del Comune e, in particolare, sulle aziende partecipate, Amat, Rap e Amap di cui le prime due rischiano il tracollo finanziario e il conseguente fallimento. Ne abbiamo parlato più volte su queste pagine.

“Orlandoinvece, di cospargersi il capo di cenere per i suoi peccati – dice Amella – facendo un doveroso bagno di umiltà e chiedendo lo stato di pre-dissesto, accompagnando così la città delicatamente e senza traumi verso un dolce fallimento, preferisce fare come Sansone, incatenato al tempio con i filistei, e far crollare la città sotto il peso dei debiti”.

“Il Sindaco ha deciso di far stralciare dai bilanci delle partecipate, crediti per un totale di oltre 38 milioni di euro e, tutto questo, per evitare che l’intero sistema finanziario della città, quindi il Comune con tutte le altre partecipate, vada in default. Questo orientamento amministrativo ricorda le scelte irresponsabili e rocambolesche di molte società di fine anni ’90 del secolo scorso, primi anni di questo secolo, in cui per l’appunto grandi aziende ne creavano di più piccole nelle quali inserire elementi poco produttivi e riversare i propri debiti, per far sì che queste ultime fallissero e le società-madre potessero salvarsi”.

“Con questa mossa – continua la grillina – il Sindaco non fa altro che postdatare una situazione già grave, rendendola ancora più grave, in quanto lo stralcio dei crediti delle partecipate espone queste ultime all’assalto dei creditori. Non si dimentichi che per creare Rap dal fallimento AMIA sono stati messi a garanzia i mezzi ed il 49 per cento delle azioni di AMG Energia, e che questa perdita di solidità di Rap può far sì che i creditori, temendo di avere una perdita più grave, inizino ad esigere i loro crediti nei confronti della società, chiedendo la vendita dei mezzi, con la conseguente impossibilità per l’azienda di effettuare la raccolta dei rifiuti con pesanti ricadute sanitarie sulla città”.

“Fino a quando il Consiglio Comunale e la maggioranza non comprenderanno che ormai si sta seguendo solo la vanità di un unico uomo (il quale, in un lontano passato, ha effettivamente portato una ventata di speranza e di novità nella nostra città, poi però completamente disattese) faremo quello che abbiamo fatto finora, cioè cammineremo tutti allegramente tenendoci per mano, cantando Kumbaya e godendo di Manifesta e Palermo capitale della Cultura, mentre ci dirigiamo ciecamente verso il baratro”.

E conclude paragonando Orlando a Luigi XV: “Di fatto, il professore, che il Sindaco lo sa fare, per una mera questione di orgoglio (infatti all’inizio della sua ultima sindacatura ha affermato che non ci sarebbe stato un successore della sua politica, una sorta di ‘dopo di noi il diluvio’ come un novello Luigi XV), preferisce buttare nel mare infestato dagli squali (i creditori), le partecipate ferite a morte e sanguinanti, sperando forse che poi, sazi, questi ultimi non si scaglino verso la città”.

Parole, dunque, di fuoco che però siamo certi non scalfiranno Orlando, forte di una solida maggioranza in consiglio comunale (soprattutto trasversale) che non ha alcuna intenzione di togliere le tende o in un’ipotesi, che si è già dimostrata solo una provocazione, di chiederne le dimissioni. Quindi, a meno di sorprese, la data di fine mandato rimane sempre quella: il 2022.  Ma resta di capire come Palermo possa arrivarci indenne. Tutto il resto, tranquilli, fa parte del “Truman show” della politica.

In politica piaccia o non piaccia ma a vincere sono sempre i numeri. E la provocazione del M5S a Sala delle Lapidi, che ha annunciato la presentazione di una mozione di sfiducia, nei confronti del sindaco Orlando, non può che leggersi come tale. Anche l’effetto mediatico della foto di un cartello con la scritta “Orlando al capolinea …del tram. Ri-mozione subito!”, dà il senso di come tale operazione sia soltanto effimera e non produrrà alcun effetto. Anzi consoliderà Orlando che potrà tranquillamente continuare a dormire sogni tranquilli, in quanto da sempre ha fatto affidamento al voto trasversale, anche da alcuni consiglieri dei banchi dell’opposizione, se questi dovessero servire per scongiurare un voto a lui sfavorevole.

La richiesta dei pentastellati è scaturita dall’assenza, in consiglio comunale, del primo cittadino che doveva rispondere sui conti dell’Amat. L’azienda di via Roccazzo è al centro di polemiche relative ai crediti, circa 30 milioni di euro, che Orlando avrebbe richiesto di cancellare così da non pesare sulle casse già esigue del Comune. Di fatto l’Amat non riceverebbe più questi soldi.

Ma ritorniamo al fatto incriminato e cioè alla mozione di sfiducia. Basta appena fare un pò di conti e considerare che essendo 40 i consiglieri comunali seduti a Palazzo delle Aquile e di questi più della metà sono di fatto “maggioranza”, non si capisce come, da un ipotetico cilindro, dovrebbe uscire approvata una mozione di sfiducia, sempre che venga considerata ammissibile. E  considerando, anche, che la legge prevede il 60 per cento più uno dei consiglieri, il limite per sfiduciare Orlando, i numeri stanno dalla parte del professore.

Quindi potremmo dire: abbiamo scherzato. Ma così non è perchè, ovviamente, i cinquestelle fanno il proprio lavoro, quello dell’opposizione e, certamente, non possiamo pensare in un gesto ingenuo o anche molto di più: immaginare che parte dei consiglieri, critici sulla carta ma non sulla tasca, vogliano andare a casa solo per il gusto di silurare Orlando. Perchè questo, oltre ad essere  puro masochismo è, anche, pura utopia.

 

Il sindaco Orlando in questi giorni è stato un intenso grafomane, cosa che certamente non fa notizia, in quanto da anni è una pratica che ha svolto e svolge sempre puntualmente. Parole durissime su un tema attualissimo e al contempo complesso: quello sui migranti e sulla “politica” messa in pratica dal neo ministro all’Interno Salvini, che a dire del primo cittadino, in un post su facebook, “può provocare effetti destabilizzanti per la democrazia”. Tutto legittimo, figuriamoci, in un dibattito, comunque, che ha creato un clima da guelfi e ghibellini, tra buonisti e sovranisti.

Orlando si è speso in prima persona, quasi quanto Salvini nell’altro versante arrivando a dire che “si comincia con proclami e con slogan, con l’utilizzo accorto della propaganda, per preparare il terreno culturale ai provvedimenti formali. La storia ci insegna che le dittature, quelle che di populista non hanno nulla perché sono contro tutti i popoli e contro tutti i deboli, cominciano sempre prima con le parole, con atteggiamenti populisti e poi con i provvedimenti legislativi”.

E tutto questo ci può stare perchè ognuno fa il proprio mestiere e Orlando sa bene che cavalcare l’onda polemica nei confronti di Salvini, può essere considerato un buon investimento. Ma vorremmo ricordare al primo cittadino che il sindaco di Palermo è lui. E la vergogna del caos e dei disagi insopportabili che i lavori del Ponte Corleone stanno creando ai cittadini palermitani non sono accettabili. Non possiamo predicare bene e razzolare male. Immaginare una città che si “definisce” Capitale italiana della cultura e poi diventare una sorta di girone dantesco.

A noi piacerebbe che il silenzio del Sindaco si tramutasse in un provvedimento immediato, costi quello che costi, per far sì che i lavori, che devono essere effettuati, possano svolgersi in notturna. Sicuramente i palermitani apprezzerebbero al di là di ogni ragionevole dubbio, anche se in politica non prevale mai la logica ma altri meccanismi. E confidiamo nel suo amore per questa città che non può essere soltanto valore dell’integrazione ma, soprattutto, rispetto per i suoi cittadini.

 

 

 

 

 

“A quando la richiesta di schedatura dei portatori di handicap? A quando quella degli omosessuali? A quando quella degli ebrei e dei musulmani? A quando quella degli iscritti ai sindacati o a partiti diversi dalla Lega e dai Cinquestelle?”. E’ l’ultima provocazione del sindaco di Palermo Leoluca Orlando, che attacca nuovamente il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che avrebbe deciso di avviare un censimento su i Rom, anche se la notizia sarebbe stata poi smentita.

“A Palermo – continua il primo cittadino – non sarà fatto alcun censimento né alcuna schedatura della popolazione Rom che risiede nel capoluogo siciliano, né quella di qualsiasi altro gruppo di cittadini”. E afferma: “che non vi è alcun presupposto giuridico perché si possa procedere in tal senso, ma anzi, a partire dalla Costituzione fino a qualsiasi normativa nazionale ed internazionale, sono vietati atti che in qualsiasi modo possano portare a discriminazioni su base etnica, religiosa, linguistica e culturale.”

“Al di là dell’assenza di presupposti giuridici dice, infine, Orlando credo però che vada sottolineato l’aspetto prettamente culturale e politico di quanto avviene in queste ore in Italia, con un ministro dell’Interno che straparla di ‘Asse italo-tedesco’ e si lancia in pronunciamenti che evocano le leggi razziali“.

Un bilancio consolidato in chiaroscuro, quello approvato, oggi, dal consiglio comunale di Palermo, ma sul quale rimane l’ombra dei disallineamenti dei conti delle aziende partecipate. Un dibattito serrato negli ultimi giorni e per certi versi anche duro, che ha portato l’Aula a trovare la “quadra”, sebbene molti aspetti dell’impalcatura, che fa muovere la macchina comunale, sono risultati fragilissimi.

Ne avevamo parlato abbondantemente nelle giorni scorsi sulle nostre pagine e una forte critica era stata mossa da Fabrizio Ferrandelli, leader dell’opposizione a Sala delle Lapidi, che aveva parlato di impossibilità di approvare questo “bilancio se prima non si ha contezza dai rilievi avanzati dalla Corte dei Conti e senza conoscere il nuovo bilancio di previsione, che dovrebbe contenere le misure correttive per contrastare l’ingente perdita”.

Oggi, l’assessore al bilancio Antonino Gentile, si è detto soddisfatto per un “bilancio consolidato che fornisce una rappresentazione chiara della solidità patrimoniale del Comune al 31 dicembre 2016, pari a 1 miliardo e 166 milioni di euro.” Non nascondendo però, come si legge in una nota, una riflessione, se così si può definire, sul bilancio di previsione 2018/2020 : Il Comunedice Gentiledovrà stanziare somme per consentire il riconoscimento dei crediti vantati dalle partecipate e appostare gli accantonamenti necessari per eventuali risultati di esercizio delle società negativi, non immediatamente ripianati”. 

E continua dicendo che, “al fine di provvedere alla quantificazione dei rapporti crediti/debiti per ciascuna azienda, si è disposto l’avvio di un complesso procedimento istruttorio sui disallineamenti, e ciò attraverso la costituzione di un’Unità straordinaria di regia e coordinamento, cui è stato assegnato il compito di acquisire tutti gli elementi necessari”.

Quindi il problema rimane e se vogliamo essere più realisti del Re, è soltanto rimandato al prossimo anno. Come dire: meglio prendere tempo anche perchè nel 2019 lo scenario politico, in prossimità delle europee, potrebbe mutare e, quindi, tutto potrebbe accadere.

Anche il sindaco Orlando che, oggi, ha parlato di “sofferenza dei comuni che hanno subito e subiscono i tagli ai trasferimenti da parte dello Stato e della Regione, con meno risorse e più bisogni sociali”, aveva ribadito durante il dibattito d’aula di “conti messi in sicurezza per le aziende”. In tutto questo bisognerà vedere cosa dirà la Corte dei conti che già aveva espresso delle perplessità. Per non parlare delle osservazioni amministrativo-contabili contenute nel MEF, che gli ispettori del ministero della Finanza avevano rilevato (cliccando qui potete leggere la relazione di pre-dissesto). 

E in tutto questo rimane sempre il peso del disallineamento dei conti delle aziende per oltre 42 milioni. “Somme – come ha più volte detto Orlando – che verranno assorbite con il bilancio di previsione e la possibilità di spalmarle nei prossimi anni senza che questo incida sui conti delle stesse aziende”. Tutto questo, ovviamente, sulla carta perchè di “soldi cache” il Comune ne ha ben pochi e non vorremmo che, anche qui, si tratti soltanti di un gioco di puro illusionismo. Per dirla tutta, alla mago Silvan.

LE REAZIONI.

“Il bilancio consolidato appena approvato in Consiglio comunale è una risorsa fondamentale per le scelte strategiche della città e certifica che i servizi locali della città rimarranno interamente pubblici.” Lo affermano  i consiglieri comunali di Sinistra Comune, Giusto Catania, Barbara Evola, Katia Orlando e Marcello Susinno. “Con questo strumento,  un autentico spartiacque nella gestione amministrativa, si possono regolare i rapporti fra partecipate e socio unico evitando la proliferazione di sospesi che pesano ancora oggi. Si conferma la volontà dell’amministrazione di mantenere pubblica e trasparente l’organizzazione dei servizi locali con l’obiettivo di migliorarne la qualità. 
Per una programmazione di lungo respiro – continuano i consiglieri di Sinistra Comune – occorre tutelare le aziende partecipate e i livelli occupazionali e garantire l’efficienza del servizio pubblico penalizzato dai tagli alla spesa di Stato e Regione. Occorre subito rimodulare i contratti di servizio per renderlo più aderente alle  esigenze delle aziende e del personale. Infine, riteniamo  si debba procedere al più presto al rinnovo dei vertici delle aziende partecipate e alla nomina del direttore generale del Comune di Palermo, individuando anche i nuovi dirigenti  che dovranno guidare uffici tecnici del Comune.”

Cinquestelle

“Questa votazione conferma che in consiglio comunale non esiste più una maggioranza in favore di Orlando: 17 i voti favorevoli, ben lontani dai 21 voti necessari per la maggioranza assoluta. Il bilancio consolidato certifica il fallimento della gestione dei rapporti con le partecipate (43 milioni di euro di disallineamento rispetto ai 7 mln di tre anni prima), ma soprattutto è il preludio di ulteriori e gravi circostanze che emergeranno, probabilmente, con il rendiconto 2017 e il consuntivo 2018″. E’ quanto affermano i consiglieri comunali pentastellati, Ugo Forello, Giulia Argiroffi, Concetta Amella, Viviana Lo Monaco, Antonino Randazzo.

“All’orizzonte, infatti, ci sarebbe un’ulteriore aumento del disallineamento e una disastrosa rideterminazione dei rapporti di debito/credito con l’Amat. Leggere le dichiarazioni di parte ed entusiastiche del sindaco Orlando in cui parla di ‘svolta’ dovrebbe far capire a tutti i cittadini palermitani fino a che punto sia capace di mistificare la realtà e di mentire guardandoti negli occhi: mentre le partecipate del Comune di Palermo affondano e la città sprofonda ogni giorno di più in disservizi e sporcizia, il primo cittadino ha il coraggio di parlare di presunti grandi successi ‘nello scenario politico nazionale e internazionale’ che non esistono”.

E stato un Orlando furioso, che ha usato parole durissimequello che stamattina, ospite al programma  “Coffee Break” su La7, si è scagliato ancora una volta contro il ministro dell’Interno Salvini, non citandolo, reo di aver chiuso i porti e non permesso alla nave “Aquarius”,  di giungere in Italia. A riportare la notizia è stato “il Giornale” che, addirittura, ha parlato di “sparata” del primo cittadino di Palermo.

“Si farà un secondo processo di Norimberga e noi verremo processati per genocidio. E a differenza dei nostri nonni non potremo dire che non lo sapevamoÈ vero o non è vero che i migranti sono persone?“. E ha aggiunto: “vero o non è vero che il diritto internazionale stabilisce che bisogna salvare in mare a qualunque costo? Quando questo non si fa, a mio avviso, si violano i diritti umani”.

Poi il sindaco di Palermo ha detto di aver presentato, nel dicembre del 2017, alla Procura della Repubblica di Roma, al presidente della Commissione europea e alla Corte dell’Aia, un esposto contro le istituzioni europee, in quanto “ritengo che l’attuale normativa europea è criminogena e produce crimini, alcuni commessi dagli Stati”.  E ha raccontato un retroscena parlando di aver ricevuto una risposta “imbarazzata” da Dimitris Avramopulos, commissario Ue e di essere in attesa delle decisioni dell’Aia. Ma promette che aggiungerà a “quello che ho già esposto, quello che sta succedendo in questi giorni”. 

“Soltanto pura retorica quella Sindaco, quando dice che tutti i cittadini del mondo sono palermitani”. Ad attaccare questa volta Orlando è il consigliere comunale Igor Gelarda. L’esponente grillino ha stigmatizzato le parole del primo cittadino che, oggi, ha partecipato alla seduta del consiglio comunale, convocato in occasione della visita del presidente della Repubblica di Malta. La polemica, sempre sull’attualissimo tema dell’immigrazione.

“Orlando sulla gestione migranti ha preso una posizione polemica e totalmente antiteticaha continuato Gelarda –  rispetto quella del governo  Cinquestelle- Lega. E proprio lui, che ha messo sempre i palermitani in secondo piano, non dovrebbe permettersi di fare ciò. La stessa amministrazione comunale che crede che i problemi si possano risolvere con un pò di wifi e con qualche linea del tram o con qualche taglio di nastro, mentre i cittadini palermitani sono soffocati da spazzatura, traffico e i nostri figli costretti ad emigrare”.

“Ma soprattutto non faccia più confusione: lui non è l’ambasciatore della città di Palermo nel mondo. E’ il Sindaco della città. Smetta di promuovere l’immagine di una Palermo inesistente, piena di riconoscimenti internazionali e con i cittadini disperati, di fare gemellaggi e si occupi dei palermitani che si sentono e sono abbandonati. La fine del business sui migranti è uno dei 20 punti del governo giallo-verde, mentre si vergogni chi vuole spacciare per razzista coloro che vogliono solo bloccare loschi business. E con le risposte del governo di questi giorni è stata messa una prima pietra”.

E sulla vicenda Malta-migranti ha ribadito le parole del ministro alle infrastrutture Danilo Toninelli: “Malta non può continuare a voltarsi dall’altra parte quando si tratta di rispettare precise convenzioni internazionali in materia di salvaguardia della vita umana e di cooperazione tra Stati”.

“Oggi, con il Movimento 5 stelle palermitano in linea con la politica nazionale, e penso con buona parte dei palermitani, sono qui per dire al sindaco Orlando e al resto dell’Unione Europea di collaborare seriamente per la gestione della crisi migranti, l’Italia non è più la cenerentola d’Europa. E al Sindaco di questa città dico di riflettere bene su come ha ridotto la città”.

E conclude lanciando strali contro i suoi compagni di gruppo: “Se poi qualcuno all’interno del gruppo consiliare palermitano non si sente in linea con le scelte del Movimento, può anche agire in maniera coerente e andare al gruppo misto”. 

Matteo Salvini chiude i porti ai migranti, il sindaco Leoluca Orlando li “apre” organizzando una manifestazione e una marcia per ribadire che Palermo è città dell’accoglienza.

Ma che siano proprio tutti d’accordo non è proprio vero: “Accogliamoli tutti (a casa di Orlando)”, ad esempio è il testo dello striscione che i militanti di CasaPound hanno affisso davanti al Comune. Ma se la polemica ha anche una connotazione politica, un dissenso fortissimo arriva dall’ex campione europeo di pugilato, Pino Leto. Uno, per intenderci, che ha fatto della sua vita un manifesto di solidarietà per gli “ultimi”, che siano figli della terra di Sicilia che immigrati.

L’ex pugile, che vive alla Vucciria e insegna l’arte dei guantoni per togliere giovani e non dalla strada, è colorito nelle sue affermazioni ma durissimo contro Orlando ma, più in generale, contro un modo – che ritiene superato (per dirla con un eufemismo) – di occuparsi dei problemi della gente.

“Caro Luca – dice rivolgendosi al sindaco – hai casa villa e altre proprietà presidiati da polizia, vigili urbani e carabinieri, per voi buonisti e comodo fare i f… con il culo dei cittadini, voi che non mettete naso su quartieri degradati dove palermitani hanno e vivono in posti fatiscenti chiamate case, siete buoni a mettere altra disperazione e delinquenza sopra a quella già esistente, tanto a voi burocrati borghesi del c….o non vedrete mai dalle vostre residenze la bomba sociale che può scoppiare tra disperati indigeni e i CLANDESTINI che ci mettete sul groppone. Finitela col falso buonismo e fate vedere quanto siete “veri” aprendo a queste “risorse” le ville e le decine di appartamenti che avete di proprieta sparse per tutto il territorio per dare il buon esempio sull’accoglienza, STÀ M…..A CHE LO FATE! Come detto, per voi burattinai fare i f….i con il culo altrui non vi brucia”, esprime Pino Leto nel suo post su Facebook.

“La giunta Orlando prosegue nell’immobilismo che si traduce in continue emergenze con ricadute sulla qualità della vita dei lavoratori. A Palermo tutto è fermo perché, oltre alle difficoltà di un Sindaco stanco e poco attento alle esigenze dei cittadini, ci ritroviamo con un consiglio comunale perennemente rallentato dall’assenza di una maggioranza in Aula”.

I consiglieri comunali del gruppo consiliare pentastellato a Sala delle Lapidi, Ugo Forello, Giulia Argiroffi, Concetta Amella, Viviana Lo Monaco e Antonino Randazzo, tornano nuovamente ad attaccare il primo cittadino e questa volta sulla chiusura del mercato ortofrutticolo.

“Quella del mercato ortofrutticolo di Palermo – aggiungono i grillini – è una questione in sospeso da decenni. Sono anni, infatti,  che la città chiede provvedimenti e l’amministrazione tira avanti a forza di promesse e proclami. Adesso che è arrivata questa ordinanza che ne ordina la chiusura per tre giorni, va ribadito che la struttura di via Montepellegrino deve essere spostata. L’area attualmente dedicata non è adatta, non lo è in termini igienico-sanitari, come emerge drammaticamente da mesi, e non lo è in termini logistici e infrastrutturali”.

Il Comune, infatti, in una nota di due giorni fa, aveva comunicato che la chiusura del mercato , “si è resa necessaria per affrontare alcune inadeguatezze igienico sanitarie e garantire che gli interventi sanitari siano svolti senza rischio di contaminazione per i prodotti ortofrutticoli”.

“Le varie amministrazioni, a parole – continuano i pentastellati – hanno spesso parlato di spostarlo in un’area raggiungibile senza attraversare il centro della città, dove il carico e scarico della merce possa avvenire in condizioni agevoli per i lavoratori e dove queste operazioni non comportino quotidiani disagi alla mobilità cittadina”.

Anche il gruppo di “Sinistra Comune”, che sostiene Orlando, per bocca del suo capogruppo, Giusto Catania, aveva stigmatizzato la vicenda: “Le condizioni del mercato ortofrutticolo  sono drammatiche. L’ intervento dell’amministrazione comunale non è più rinviabile. Occorre che nel più breve tempo possibile il consiglio comunale metta mano ai regolamenti dei mercati generali ed al regolamento sui mercati storici. Questo consentirà di rilanciare un importante settore economico della nostra città e di dare ossigeno alle attività commerciali correlate”. 

Intanto, come confermato dall’ordinanza, il 28, 29 e 30 giugno il mercato ortofrutticolo verrà chiuso e i lavoratori rimarranno fermi. Un brutto segnale al quale speriamo giungano soluzioni immediate e, soprattutto, che questa sia solo una chiusura temporanea, che non si ripeta nel tempo.