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“Stiamo lavorando affinchè si possano individuare fornitori di materie prime alternativi alla Russia e all’Ucraina, in modo da compensare i blocchi o limitazioni agli approvvigionamenti da questi due Paesi”. E’ ciò che ha detto il ministro per lo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, nella sua informativa al Consiglio dei ministri.
“Abbiamo già registrato alcune possibili alternative – ha aggiunto Giorgetti – che sembrano offrire l’opportunità di rimediare, almeno parzialmente, alla contrazione e al blocco di importazioni da Russia e Ucraina”.

(fonte askanews.it)

Il leader della Lega sa benissimo di giocare su un tavolo verde, dove il bluff è l’unico strumento che gli consente di firmare, al suo popolo, un “assegno in bianco” per la la sua permanenza in questo governo e tentare di arginare le ire di tutti quegli elettori che lo vorrebbero barricadièro  e fautore del liberi tutti. Ma Salvini, oggi, ha una grana ancora più grande: i sondaggi che lentamente sembrerebbero erodere il suo consenso. Nelle ultime settimane ha perso quasi l’1 per cento e se tutto andrà bene la scadenza elettorale del 2023 è quasi una certezza. Quindi un altro problema: niente elezioni all’orizzonte. Staccare la spina adesso? Sicuramente è tentato anche perchè, in questo caso, per Mattarella sarebbe davvero difficile comporre un nuovo governo: strada davvero impercorribile. Per non parlare poi del “fido Giorgetti” che di “strambate” non ne vuole sentire. Fortemente saldo all’interno di un governo guidato dall’amico Draghi.

Dunque, Salvini diventa prigioniero di Salvini. Una spirale da cui non può uscire e in nome della quale brandisce ancora una volta il bluff della dittatura sanitaria. Prima contro Speranza (blindato apertamente dallo stesso Draghi) e poi in risposta al segretario del Pd Enrico Letta, che sulla posizione del coprifuoco alle 22, osteggiata dallo stesso Salvini che aveva firmato in tal senso una petizione, gli aveva dato un aut aut: “Così la Lega non può stare al governo.“

E oggi la risposta del leader del Carroccio dai microfoni di “Non Stop News su Rtl 102.5″. “La Lega fuori dal governo? Ho tutta l’intenzione di stare dentro, per le nostre idee e le nostre battaglie, anche se qualcuno ci vorrebbe fuori, come il Pd di Letta. La Lega, quindi, c’è ma basta che Letta non provochi continuamente, come sta facendo parlando di ius soli, di immigrati, chiedendo che Salvini vada a processo…e basta!”.

E sulla raccolta di firme sul coprifuoco aggiunge: ”È venuta dal basso. Una richiesta assolutamente trasversale: non è politica ma risponde ad una voglia di libertà da parte dei cittadini. Se c’è qualcosa che non convince, come il coprifuoco, che non ha senso, ma è scelta politica, lo diciamo, in 24 ore quasi 60mila persone hanno firmato il nostro appello online. Il coprifuoco non porta vantaggio, non c’è in Europa, non c’è a Madrid. Se la scienza dice bianco e giallo, perché devo restringere la libertà? Per me dipende dal buon senso, che fai alle 22.01 fai le retate? Il no al coprifuoco viene dal basso”. 

“Siamo d’accordo con Draghi”, continua l’ex ministro dell’Interno, “entro metà maggio ci sarà un aggiornamento in base ai dati scientifici, se continueranno a essere positivi, dal nostro punto di vista la riapertura deve essere totale, con azzeramento del coprifuoco”. Per Salvini c’è urgenza di far ripartire l’economia: “La fine della pandemia è vicina? Lo spero, lo indicano i numeri. Ma spero che qualcuno non dica ’tiriamo giugno, tiriamo luglio, perchè ogni giorno ci sono aziende che chiudono e posti di lavoro che se ne vanno”. 

Dunque, Salvini ribadisce il liberi tutti arrampicandosi sugli specchi, e con i numeri della pandemia che dicono altro. Non si schiodano, infatti, da quella curva che vede giornalmente dai 13 al 15 mila nuovi positivi e 300/400 morti. Ricordo il mio professore di matematica (materia scolastica a me decisamente ostica) che mi ripeteva in continuazione la perfezione dei numeri che si incastrano e che devono dare sempre e, comunque, il totale.

E se oggi i numeri sono quelli giusti e le vaccinazioni soltanto delle chimere (vedi l’altro bluff delle 500mila al giorno sbandierate dal generale Figliuolo), la strategia di Salvini è come una tempesta perfetta. Utile soltanto a calmierare il suo popolo e cercare di risalire la china del consenso perchè quel 2023 è lontano e in politica tutto è possibile. E il modello “Ursula”, per adesso in soffitta, potrebbe essere rispolverato all’interno di un’alleanza allargata in cui Forza Italia, adesso, sembra soltanto uno spettatore, ma non dimenticando che tra 9 mesi si elegge il nuovo Capo dello Stato e la partita per vincere le prossime nazionali, da una parte e dall’altra, si giocherà tutta là. To be continued…

Immagini, ma senza audio, di un video di quasi 2 minuti diffuso dal M5S e pubblicato dal sito dell‘agenzia Ansa, mostrano il vertice alla Camera tra Salvini e Di Maio. Siamo nella sala Siani di Montecitorio, che ha ospitato i lavori sul programma di questi 7 giorni. Come si vede dalla foto, Di Maio in camicia ma con la cravatta, al suo fianco il capo della comunicazione pentastellata, Rocco Casalino, e il braccio destro del leader, Vincenzo Spadafora. Dall’altro lato, sempre in camicia ma senza cravatta, Salvini e il suo vice Giancarlo Giorgetti, gli occhiali appoggiati tra le copie del contratto (quello datato ’16 marzo ore 19′) sparse sul tavolo.

Dovrebbe essere l’ultimo incontro tra ‘il Signor Luigi Di Maio’ e ‘il Signor Matteo Salvini’, come vengono definiti, nella prima pagina del ‘Contratto per il governo del cambiamento’. E poi, forse, la firma.

Tutto, comunque, sembra ancora in alto mare, anche se fonti dei cinquestelle parlano di “chiusura” degli accordi, mentre la Lega smentisce categoricamente la dichiarazione del M5S. Il testo, formato da 39 pagine, ha ancora dei buchi neri. Sono 10 i punti sui quali non c’è accordo. Tra cui il nome del presidente del Consiglio e della squadra di governo. Quindi per adesso niente firma e, soprattutto, niente governo. E la pazienza di Mattarella è messa a dura prova.

(foto Ansa)

 

 

Il secondo giro di consultazione della Casellati si risolverà sicuramente con un nulla di fatto. Il presidente del Senato sa bene che la strada è tutta in salita. Domani andrà a riferire a Mattarella sugli esiti degli incontri avuti con le forze parlamentari e la possibilità di un governo tra il centrodestra e il M5S è pari allo zero.

E come nel gioco degli scacchi, la mossa del cavallo potrebbe essere quella determinante ma celare, al tempo stesso, la trappola che Matteo Renzi muoverebbe contro i cinquestelle. Da sempre l’ex premier ha manifestato la sua netta contrarietà ad un dialogo con i grillini, rei di aver avversato la politica del Pd e, in particolare i provvedimenti che lo stesso Renzi aveva voluto, uno trai tanti quello del job act.  Per non parlare della distanza siderale sul tema del reddito di cittadinanza e dell’abolizione della legge Fornero.

A questo punto la strategia di Renzi, che pressato dall’area di minoranza ad un’apertura nei confronti dei grillini, magari con una discussione in direzione, non potrà che essere quella dei classici bastoni in mezzo alle ruote. Nei fatti la trappola di cui sopra. Alzerà talmente il prezzo, mettendo come primo paletto, quello di un veto insormontabile su Di Maio premier, per poi chiedere un secco no a qualsiasi modifica o cancellazione del suo cavallo di battaglia, il già citato job act. Posizioni sulle quali i cinquestelle saranno messi all’angolo, così come l’area piddina che vuole a tutti costi trovare un’intesa per andare al governo.

E se il fallimento dell’eventuale mandato esplorativo affidato a Fico, che seguirebbe la stessa sorte della Casellati, sarà consumato, a quel punto Mattarella non potrebbe che tracciare la strada per un governo istituzionale. E su questo percorso si possono fare due ipotesi:  un governo con i voti di cinquestelle e di tutto il Pd, che Renzi sarebbe costretto ad accettare, e strutturato su una serie di punti programmatici, ma con margini che sembrano poco realizzabili; o un  governo guidato da Giancarlo Giorgetti, vice di Salvini o da altra figura, che chiederebbe in parlamento i voti di tutti. E che in molti pensano possa essere la soluzione per avere i voti del partito democratico, con la regia di Renzi ed escludere i cinquestelle dalla partita del governo.

In fondo anche oggi, con un tweet, Ettore Rosato è stato chiaro, rispondendo al grillino Toninelli. Un modo per agevolare, paradossalmente, la mossa del cavallo di Renzi e portare avanti il lavoro, chiudendo la partita del governo. E Di Maio scalpita cercando di aprire una crepa nel Pd, nella speranza che il sogno di diventare premier, non rimanga solo un sogno.