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Gaetano Càfici

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Un attacco durissimo contro il presidente della Regione Nello Musumeci “al corrente dei fatti e sollecitato dai suoi colleghi di partito, fa orecchio da mercante. Il nostro è un continuo attendere: Attendere le elezioni, attendere che passino, attendere l’audizione in commissione lavoro. Nell’imminenza delle elezioni regionali, diversi candidati, oggi eletti, si sono impegnati sulla ‘vergognosa’ vicenda degli ex lavoratori trimestrali del CAS tagliati fuori dall’ente, per un complesso gioco di tornaconto sindacale e buste paga molto alte. Ad oggi non abbiamo visto più nessuno”.

E’ la denuncia dei rappresentanti sindacali dell‘Orsa, l’organizzazione sindacati autonomi e di base che si batte da anni,  per il reintegro degli ex lavoratori autostradali del Cas (Consorzio Autostrade Siciliane) i “casellanti” tanto per capirci,  “a fronte di un uso illegittimo dello straordinario,- affermano Giuseppe Prestigiacomo, Piero Garozzo e Salvatore Costanzo di Orsa-Sicilia –  di una carenza di personale conclamata, di un monte ferie non godute di oltre 80.000 ore, di un pretestuoso blocco delle assunzioni (che non riguarda l’ente, in quanto questo non è sul bilancio della Regione) e che ha determinato paradossalmente la violazione delle disposizioni regionali sul contenimento delle spese, con un costo per gli straordinari pagati in misura esorbitante. Parliamo ad oltre un milione di euro l’anno”.

E lOrsa mette ancora di più il dito sulla piaga con un atto d’accusa riferendosi proprio alle forze sindacali “che dovrebbero essere il faro, il fronte contro il dilagare aperto del malcostume e del privilegio e che ,invece, sono complici. Lo testimonia fra l’altro, l’atto discriminatorio operato contro il nostro sindacato operato dai sindacati aziendali del CAS, che non hanno voluto sedersi allo stesso tavolo convocato dal Consorzio, su mandato dell’assessore regionale alle Infrastrutture”.

“Siamo ancora in attesa di ‘conoscere’ il nuovo direttore generale Leonardo Santoro sostiene l’Orsa – al quale sin dal suo insediamento avvenuto oltre un mese fa, abbiamo fatto pervenire diverse richieste di incontro per la definizione del bando di assunzione attraverso agenzia interinale. La procedura è già stata avviata dal precedente direttore generale e la somma di quasi 2 milioni di euro è stata deliberata. Quindi che si aspetta ancora? Lo sappiamo per certo che contro la procedura si è determinato il blocco dei sindacati aziendali, ostili all’ingresso di questi lavoratori che per anni, fino al 2010,  hanno consentito la normale gestione dell’ente autostradale”. 

Una vicenda che ha tutte le connotazioni del tipico paradosso siculo, in cui lo “scaricabarile” è diventato uno sport bipartisan e senza colore politico.

 

 

Essere cronisti vecchia maniera nell’era del web è come nuotare in un mare senz’acqua, ma a volte, non peccando di superbia, le vecchie regole servono sempre. Un incontro per caso, alla fine di un pranzo, e le conversazioni diventano come un buon vino che vorresti non finisse mai, assieme alla disponibilità dell’interlocutore. E noi di BloggandoSicilia non potevamo che cogliere l’attimo, rivolgendo alcune domande al segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo.

La Sicilia vive un momento drammatico tra lavoro che non c’è e economia da “profondo rosso”

La nostra isola è una delle punte di maggiore difficoltà del mezzogiorno d’Italia. Mezzogiorno che si è esteso quasi fino al fiume Po. Perchè anche le Marche, pezzi della Toscana, dell’Emilia Romagna soffrono una crisi dalla quale ancora non si sono ripresi.  Io ho fatto una riflessione. Quando avevo 13 anni lavoravo in una cooperativa di pescatori erano gli anni ’60, quelli della famosa cassa del mezzogiorno, di cui non ho nostalgia sinceramente. Ma grazie a quello strumento, si potè rifare la flotta peschereccia di Termini Imerese.  Il 65 per cento dei contributi venne dato a fondo perduto. E’ vero si gonfiavamo un pò le fatture. E poi per un certo periodo si disse che il fenomeno era corruttivo, perchè così era in effetti. Nessuno ci metteva una lira e paradossalmente il mezzogiorno si avvicinava di più, dal punto vista dello sviluppo economico, al resto d’Italia. Ma il fenomeno corruttivo ha generato l’abolizione dello strumento di finanziamento, con il risultato finale di aumentarlo. Sarebbe bastato fare il contrario: Eliminare la corruzione e mantenere gli strumenti.

E quale soluzione potrebbe essere attuata oggi per aver un cambio radicale di passo?

Il problema è come ridurre il differenziale tra nord e sud. Se non rimettiamo in moto gli strumenti straordinari non c’è possibilità di sviluppo, ma il fatto più grave è che il nord non può più tirarsi tutto il mezzogiorno.

La situazione economica è stagnante in tutta Italia. E’ possibile creare nuovi posti di lavoro?

Oggi abbiamo il pil inchiodato all’1,5 per cento. Siamo l’ultimo paese europeo. Nonostante ci spiegano che sono aumentati i numeri dell’occupazione e anche di quella giovanile. Intanto devo registrare che si tratta di un’occupazione di scarsa qualità e di scarsa remunerazione. E il dato sul prodotto interno lordo lo conferma. E se non aumenta il Pil l’economia non può riprendere. E se i lavoratori del nord hanno il contratto nazionale del lavoro e quello di II livello per cui ci siamo battuti e abbiamo vinto, e quindi un potere di acquisto quasi il doppio di quello del mezzogiorno, significa che se non ridiamo potere d’acquisto anche in questa parte d’Italia, non ci saranno nuovi posti di lavoro. E parlo di quelli veri, non quelli assistiti.

Secondo lei, oltre alla dilagante disoccupazione, qual è l’emergenza che andrebbe affrontata subito e risolta nella nostra isola?

Io continuo a dire da tempo che è l’emergenza rifiuti quella da affrontare e risolvere. Noi tutti vorremmo che i rifiuti del nostro Comune si spostassero al Comune successivo. E poi facciamo il capolavoro spendendo un sacco di soldi per smaltire questi rifiuti e così non funziona. Io sono stato a Vienna e a Berlino dove i termovalorizzatori sono al centro della città. E allora? perchè qui non si può fare e si litiga per la discarica pure in luoghi dove nessuno ci ha mai pensato? Quelli che io chiamo dei “no” per tutto! Io farei una leggina: Ogni comune si smaltisce i suoi rifiuti sennò se li mangia.

Una provocazione, ovviamente, quella della “leggina”, che giriamo volentieri al Presidente Musumeci. Noi siamo qui, in attesa di risposta!

 

 

 

 

Mi piace sempre paragonare la nobile “arte” del tennis alla politica, ma ovviamente con i doverosi distinguo. Nel gioco della racchetta, infatti, esistono tante variabili: dal campo in erba a quello sintetico, dallo stile che ogni giocatore imprime personalizzando tecniche specifiche quali il rovescio, il pallonetto, il famoso servizio “Ace” (tanto per capirci quello che il giocatore mette a segno senza che l’altro abbia il tempo di rispondere).

Ma non voglio farvi una lezione di tennis. Quello che, invece, è assolutamente imprescindibile in questo sport, tranne casi eccezionali, è la disciplina che ne fa una competizione agonistica forse unica. Elemento quest’ultimo che sicuramente non appartiene alla politica e che può essere il primo distinguo. E allora direte, quale affinità possono esserci con il tennis? Una ci sta tutta ed quella dell’ultimo “servizio”, nell’ultimo set da giocare.

La politica gioca sempre la sua partita nell’ultimo “set” e come nel tennis, quando il giocatore crede di avere la palla del match, all’improvviso lo scenario cambia. E ritornando nei meandri della politica, oggi lo scenario, alla luce di un possibile ritorno alle urne, riapre di fatto quella “partita” che per molti, dalle parti di Montecitorio, credevano sepolta almeno per cinque anni.

Tornano quindi a respirare l’odore del manto erboso di un “campo da gioco”, i “trombati” eccellenti siciliani che dopo la sconfitta ultime elezioni nazionali, avevano sepolto il sogno di diventare onorevoli. Da Francesco Cascio, recordman di preferenze ai tempi d’oro di Forza Italia a Saverio Romano, democristiano e ex cuffariano doc, da Fabio Giambrone, fresco di tessera Pd e uomo fedele da sempre del sindaco Orlando a Antonello Antinoro ex assessore regionale e anch’egli democristiano di lungo corso. E anche il rais di voti all’Uditore, Giulio Tantillo, capogruppo del partito azzurro al Comune, che da uscente è stato battuto dal vento grillino.

Certo non sarà facile raccattare le palle da bordo campo, ma siamo certi che un’occasione così ghiotta non se la lasceranno scappare. Sempre che gli spazi non vengano presi da altri pretendenti. E allora sarà opportuno mettersi in “lista d’attesa”.

 

 

Il sindaco Orlando aveva parlato nei giorni scorsi di “un’inversione di tendenza della morosità della Tari che registra un miglioramento sia per le utenze domestiche sia per quelle non domestiche”, aggiungendo però che “questa morosità rimane comunque alta”.  Come dire che da un parte c’è un percorso virtuoso e dall’altra, invece, l’evasione in tema di tassa sui rifiuti è ancora alta. Affermazioni “diplomatiche” e forse anche obbligate perchè i numeri sono numeri e “barare” sarebbe davvero una strada troppo pericolosa. Dichiarazione, invece, che, a giudizio del capogruppo grillino a Sala delle Lapidi, Ugo Forello, “sono scontate e ampiamente prevedibili. Si continua a rinviare il momento in cui il Sindaco del paese dei balocchi alzerà bandiera bianca”.

E continua attaccando il primo cittadino e l’amministrazione comunale “colpevoli di aver annunciato, la scorsa estate che con il recupero dei tributi non pagati si sarebbero risolti gli squilibri di bilancio, garantendo così un futuro prospero alla città”.

“A inizio mandato di Orlando – ha aggiunto Forello – è cominciato il cosiddetto ‘totocartelle Tari’ e ci siamo sempre chiesti, prima di tutto, se fossero state regolarmente emesse, se gli elenchi dei contribuenti fossero stati aggiornati e se fra i destinatari, ad esempio, vi fossero anche attività commerciali non più esistenti. Per non parlare del livello di povertà spaventosa dei palermitani e di un atteggiamento di sfiducia e avversione dei cittadini per il servizio carente”.

Una bocciatura “tout court” del piano anti-evasione della tari voluto da Orlando e dall’assessore al bilancio, Antonino Gentile che nei numeri, conclude Forello: “è stata un’operazione fallimentare chiara a tutti, tranne che al Sindaco”.

 

E’ innegabile che il sindaco Orlando sia sotto attacco, politicamente parlando. E nella situazione di de profundis per Palermo, sotto gli occhi di tutti, anche il  “nobile” riconoscimento di Capitale italiana della cultura sembra essere come svanito, eclissato. Almeno questa è la sensazione che si ha se si vuole essere onesti intellettualmente, mettendo da parte la propaganda e accettando l’evidenza che, purtroppo, fa male a tutti.

I “droni” dell’armata che hanno sferrato questa “battaglia” e che da tempo volano su Palazzo delle Aquile, sembrano dotati di una fonte inesauribile, alimentati probabilmente a luce interstellare. E neanche il sindaco Orlando, seppure nella riconosciuta capacità di grande stregone della politica, è riuscito ad avere i codici di lancio o più semplicemente individuare il chip per distruggere questo strumento infernale.

Si tratta di “osservatori” e “inquisitori” con obiettivi ben precisi, in una situazione dove sinceramente sparare sulla Croce rossa diventa semplicissimo come fare 2+2. E poi c’è l’opposizione a Sala delle Lapidi, anzi scusate quella non pervenuta. Solo nelle ultime settimane il gruppo consiliare dei cinquestelle ha alzato il tiro nei confronti del primo cittadino parlando addirittura di fallimento del Comune (precisiamo non essere un endorsement ai pentastellati, ma solo una costatazione). Certo verrebbe da dire “meglio tardi che mai”, ma lo spettro di un eventuale default qualche problema “tecnico” di ricandidatura ai consiglieri lo creerebbe sicuramente, quindi meglio prevenire che poi curare il malato terminale.

In tutto questo c’è il silenzio di Forza Italia, partito che a Palermo, ai tempi del cappotto nel 2001 di Miccichè (61 a 0), per intenderci non quello da indossare, faceva numeri impensabili ed era al governo della città.

Il partito azzurro, avversario da sempre di Orlando, ma mai nemico, oggi ha scelto di non fare opposizione al primo cittadinoUn vero e proprio “assist” politico che proverrebbe da uno scranno altrettanto prestigioso, diciamo dalle parti di piazza Parlamento. Magari si tratterà di una strana coincidenza, ma come diceva Andreotti: “A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”. Perchè meglio stare in pace che farsi la guerra. E intanto Palermo non può che sperare in un miracolo di Santa Rosalia. Luglio, in fondo, non è poi così lontano.

 

Nubi si addensano dalle parti del centrodestra in previsione dell’ultimo giro di consultazioni di Mattarella, previste per lunedì. Se dovesse esserci esito negativo, il presidente della Repubblica non potrebbe che dare vita ad un governo istituzionale o di scopo che più volte, sia Salvini che Di Maio, hanno considerato il male assoluto. Temono, infatti, che dietro tutto ciò ci siano le manovre di Renzi e Berlusconi per gestire una compagine governativa in accordo con l’Europa.

Tutto l’opposto di Lega e Cinquestelle che non hanno lesinato, anche in questi giorni, posizioni dure contro l’oligarchia di Merkel & co. Lo stesso Grillo ha ripetuto il “mantra” del referendum contro l’euro. Quindi il tempo stringe e questo fine settimana può essere decisivo. E Salvini sta proprio lavorando in queste ore per tentare l’ultima carta con i grillini: scrivere un programma politico a termine sul quale trovare l’intesa.

Operazione, comunque, difficile in considerazione che, come scrive oggi il Corriere della Sera, gli uomini di Salvini hanno paura che Berlusconi, da sempre contrario a elezioni anticipate, possa dire subito sì al cosiddetto governo di “tregua” e che Mattarella abbia già individuato una maggioranza disposta a sostenerlo, recuperando anche i cosiddetti “responsabili” e il gruppo Misto.

Questo, inevitabilmente, farebbe sgretolare il centrodestra. E sembra, sempre sulla base di quanto scrive il Corsera, che qualche leghista abbia già cominciato a chiamare quella del centrodestra “l’alleanza che non c’è” e che sarebbe pronto anche un “governo salvagente“, formato da Lega e Cinquestelle, sempre a scadenza. Il tempo è davvero scaduto. Quindi come dire: “ora o mai più”.

“Non  possiamo legittimare l’arroganza di chi pensa che essere primi alle elezioni significhi avere diritto a diventare tutto. Il mandato del Pd è rafforzare la democrazia italiana. E non possiamo neanche immaginare ad un governo politico guidato da Di Maio o Salvini sostenuto dal Pd”.

E’ il duro attacco di Antonio Rubino dei PartigianiDem, che entra a gamba tesa nel dibattito delle alleanze trasversali per la formazione del nuovo governo, attualmente in una fase di stallo. L’esponente dei partigiani del Pd ha preso questa posizione, nel corso del tour che sta svolgendo sul territorio dei circoli del partito democratico.

“Dobbiamo riflettere sul voto, che non fa dei cinquestelle parte della famiglia della sinistra – aggiunge Rubino – ma che ci pone il problema di recuperare ampie fasce sociali e in particolare il ceto medio impoverito del mezzogiorno. Nel fare questo dovremo riflettere sui nostri limiti, perché anche noi abbiamo spesso pensato e operato così, anche se con più rispetto dei nostri interlocutori e delle istituzioni”.

E conclude ribadendo la necessità di porre una seria riflessione “ma senza abiure, perché la sconfitta non sta solo nelle liste, ma anche nell’impressione che abbiamo dato di governare senza alcuna visione, soprattutto dopo la sconfitta referendaria”.

Un quadro allarmante, quello descritto dall’intero gruppo consiliare pentastellato di Palermo, sulla situazione economica del Comune, che potrebbe rischiare il default finanziario. E proprio su BloggandoSicilia ne avevamo parlato recentemente.

“Tutti gli indicatori in nostro possesso –  dice Ugo Forello, capogruppo consiliare del M5S – dal ricorso ormai ordinario all’indebitamento al ritardo dei pagamenti, dall’imponente contenzioso contro il Comune alla crisi delle società partecipate e al fenomeno del disallineamento, ci conducono ad una sola conclusione: Palermo rischia il fallimento”.

Una denuncia gravissima, quella dei cinquestelle, supportata anche dalle osservazioni della Corte dei Conti nelle quali si evidenziano anomalie, criticità e irregolarità nei bilanci consuntivi di Palazzo delle Aquile. Per non parlare delle osservazioni amministrativo-contabili contenute nel MEF, che gli ispettori del ministero della Finanza hanno rilevato (cliccando qui potete leggere la relazione di pre-dissesto). Una situazione che vedrebbe piombare il Comune, che conta oltre 7 mila dipendenti, in un baratro da ripercussioni inimmaginabili.

“Il Sindaco – ha aggiunto Forello – invece di continuare a fare passerelle in diverse zone della città, promettendo opere e interventi di manutenzione ‘à gogo’, ha l’obbligo giuridico e morale di riconoscere e affrontare lo stato di crisi. Non è accettabile che continui a ripetere la menzogna che tutto va bene mentre la nave affonda”.

E alla luce di questo presunto collasso finanziario, il M5S ha detto che è “necessario nell’interesse della città di Palermo un cambiamento di rotta per risanare l’amministrazione comunale. Valuteremo d’urgenza la possibilità di redigere, in tempi brevissimi, un piano anti-dissesto e di avviare le procedure di predissesto”.

Sembra, dunque, che il tempo a disposizione sia quasi scaduto e senza governo nazionale insediato, Orlando ha come interlocutore solo la Regione, che diciamo in tema di risorse finanziarie non sta messa affatto bene.

Saro Crocetta da Gela, l’ex presidente della Regione siciliana, l’uomo della “provvidenza” e della “falsa rivoluzione”, sembra essere scomparso, come inabissato. Nessun riga sui giornali. Come se l’effetto Musumeci lo avesse di fatto cancellato, politicamente parlando.

Un “fantasma” che, dopo la mancata candidatura alle nazionali di quest’anno, “cadeaux” che il suo partito, il Pd, ha voluto donargli, lo ha portato a rimanere nell’ombra. Una vera e propria vendetta politica, dopo i cinque anni, quelli trascorsi a Palazzo d’Orleans, durante i quali lo stesso partito democratico lo aveva più volte messo sotto “processo”.

E proprio nell’agosto dello scorso anno, prima di ricevere quel “gentile regalo”Crocetta aveva tentato una strenua difesa all’attacco concentrico del partito renziano, lanciando una vera e propria “fatwa”: “O si fanno le primarie in Sicilia o mi ricandido alla poltrona di governatore della Sicilia”. Parole che sembravano essere minacciose e che, invece, celavano un obiettivo ben preciso: la richiesta di un esilio dorato per avere, in quegli anni, portato la “croce”.

Tradotto in parole comprensibili: un posto di deputato a Roma. Ma anche quel progetto, come sopra, andò male e il regalo, di cui Saro conosceva il contenuto, non venne neanche spacchettato.

Adesso, invece, c’è un’altra storia che naviga nei mari tempestosi della politica e in un Pd allo sbando e senza uomini: ripescare Crocetta e, forse anche il suo cerchio magico, perchè tutto serve quando la nave sta affondando. L’appuntamento delle europee nel 2019 è troppo ghiotto e il silenzio di Crocetta, nei confronti di un partito che ha sempre remato contro di lui, fanno pensare che non sono solo voci quelle che si sentono in giro.

E poi c’è anche Leoluca Orlando, che da fresco iscritto al Pd, malgrado abbia affermato che farà il sindaco fino alla fine del mandato, avrebbe il “desiderio” di volare a Strasburgo e lasciare Palermo, avendone tutte le carte in regola. Un posto per due, ma all’interno di un armadio con un solo vestito. E sapere chi lo indosserà è davvero difficile.

“Musumeci apra le porte del Palazzo. Intende varare una nuova stagione di riforme? Perfetto. Ma inviti al tavolo del confronto le parti sociali. Ascolti le nostre analisi. E le nostre proposte”.

Mimmo Milazzo, segretario della Cisl Sicilia, commenta così l’annuncio fatto in mattinata dal governatore che, presentando la manovra finanziaria approvata dall’Ars, ha parlato di “stagione delle riforme che comincerà tra qualche settimana”. Per l’esponente sindacale, “la Sicilia ha bisogno di uscire dallo stallo di questi anni. Ma non vorremmo che, sul terreno delle riforme da varare, si ripetesse il black-out che in queste settimane ha oscurato il rapporto governo-parti sociali, lasciate fuori da ogni sede di confronto sulle linee del Bilancio e della Finanziaria”.

“Non vorrei essere frainteso”, puntualizza il segretario della Cisl-. “Il presidente della Regione ha sostenuto che ‘ogni volta che parliamo di riforma si scatenano lobby e organizzazioni di categoria. Il nostro sindacato non ha alcun interesse a che tutto rimanga com’è. Lo ricordi, Musumeci. Ed è sui temi che stanno a cuore al mondo del lavoro e che puntano a coniugare crescita e solidarietà sociale, che intende dare il proprio contributo”.

“In Sicilia, – aggiunge ancora Milazzo – a lavorare sono solo un milione 370 mila residenti, appena il 27% della forza lavoro. E nell’ultimo anno ben 25 mila persone, 12 mila delle quali giovani, ha fatto la valigia ed è andata via”.

“Sono cifre insopportabili – conclude Milazzo – a fronte delle quali serve un impegno corale: dal tema dell’occupazione a quelli dei rifiuti, dell’acqua e del dissesto idrogeologico, dello snellimento della burocrazia regionale e locale, del riordino delle ex Province, della progettazione esecutiva e del funzionamento degli uffici tecnici di Regione ed enti locali. Alla Regione chiediamo di superare, lavorando assieme, la palude e lo stato di emergenza permanente che ha ipotecato questi anni”.