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Con un lungo post su Fb la consigliera comunale pentastellata, a Sala delle Lapidi, Concetta Amella, è un fiume in piena contro il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, al quale pone una domanda amletica: “Palermo Capitale della Cultura o del fallimento pilotato?”.

In questi giorni il dibattito, in consiglio comunale, si è incentrato sulla gravissima situazione economica del Comune e, in particolare, sulle aziende partecipate, Amat, Rap e Amap di cui le prime due rischiano il tracollo finanziario e il conseguente fallimento. Ne abbiamo parlato più volte su queste pagine.

“Orlandoinvece, di cospargersi il capo di cenere per i suoi peccati – dice Amella – facendo un doveroso bagno di umiltà e chiedendo lo stato di pre-dissesto, accompagnando così la città delicatamente e senza traumi verso un dolce fallimento, preferisce fare come Sansone, incatenato al tempio con i filistei, e far crollare la città sotto il peso dei debiti”.

“Il Sindaco ha deciso di far stralciare dai bilanci delle partecipate, crediti per un totale di oltre 38 milioni di euro e, tutto questo, per evitare che l’intero sistema finanziario della città, quindi il Comune con tutte le altre partecipate, vada in default. Questo orientamento amministrativo ricorda le scelte irresponsabili e rocambolesche di molte società di fine anni ’90 del secolo scorso, primi anni di questo secolo, in cui per l’appunto grandi aziende ne creavano di più piccole nelle quali inserire elementi poco produttivi e riversare i propri debiti, per far sì che queste ultime fallissero e le società-madre potessero salvarsi”.

“Con questa mossa – continua la grillina – il Sindaco non fa altro che postdatare una situazione già grave, rendendola ancora più grave, in quanto lo stralcio dei crediti delle partecipate espone queste ultime all’assalto dei creditori. Non si dimentichi che per creare Rap dal fallimento AMIA sono stati messi a garanzia i mezzi ed il 49 per cento delle azioni di AMG Energia, e che questa perdita di solidità di Rap può far sì che i creditori, temendo di avere una perdita più grave, inizino ad esigere i loro crediti nei confronti della società, chiedendo la vendita dei mezzi, con la conseguente impossibilità per l’azienda di effettuare la raccolta dei rifiuti con pesanti ricadute sanitarie sulla città”.

“Fino a quando il Consiglio Comunale e la maggioranza non comprenderanno che ormai si sta seguendo solo la vanità di un unico uomo (il quale, in un lontano passato, ha effettivamente portato una ventata di speranza e di novità nella nostra città, poi però completamente disattese) faremo quello che abbiamo fatto finora, cioè cammineremo tutti allegramente tenendoci per mano, cantando Kumbaya e godendo di Manifesta e Palermo capitale della Cultura, mentre ci dirigiamo ciecamente verso il baratro”.

E conclude paragonando Orlando a Luigi XV: “Di fatto, il professore, che il Sindaco lo sa fare, per una mera questione di orgoglio (infatti all’inizio della sua ultima sindacatura ha affermato che non ci sarebbe stato un successore della sua politica, una sorta di ‘dopo di noi il diluvio’ come un novello Luigi XV), preferisce buttare nel mare infestato dagli squali (i creditori), le partecipate ferite a morte e sanguinanti, sperando forse che poi, sazi, questi ultimi non si scaglino verso la città”.

Parole, dunque, di fuoco che però siamo certi non scalfiranno Orlando, forte di una solida maggioranza in consiglio comunale (soprattutto trasversale) che non ha alcuna intenzione di togliere le tende o in un’ipotesi, che si è già dimostrata solo una provocazione, di chiederne le dimissioni. Quindi, a meno di sorprese, la data di fine mandato rimane sempre quella: il 2022.  Ma resta di capire come Palermo possa arrivarci indenne. Tutto il resto, tranquilli, fa parte del “Truman show” della politica.

“La Rap rischia davvero il default. Un’azienda fragilissima che ha soltanto 10 milioni di euro di capitale sociale  e che dal 2017 è senza consiglio di amministrazione, quindi senza guida politica”. Ferrandelli, capo dell’opposizione a Sala delle Lapidi interviene in consiglio comunale, dove si è affrontato il nodo delle partecipate e in particolare della Rap. Tema che negli ultimi giorni è stato al centro di un duro dibattito d’Aula.

“Noi non vogliamo cadere nel precipizio con  voi e non mi sento rassicurato. I dubbi serpeggiano, manca anche oggi il presidente del consiglio comunale e nessuno garantisce la tenuta di questa AulaQuando si vuole votare un bilancio le ragioni non potete sostenerle perchè non sono sostenibili e il Sindaco, come sempre, non è presente e delega a soggetti che certamente sono previsti per legge, ma non possono essere interlocutori politici”. 

E continua riferendosi al bilancio consolidato: “Magari troverete una volta la ragione dei numeri a 16 per approvare il bilancio, ma non quella della città, sempre sporca e senza servizi. Per non parlare della situazione dell’Amat, in cui immagino sempre il volto corrucciato del presidente dell’azienda che non sa come trovare i 9 milioni di euro per farla sopravvivere”.

Una situazione molto complessa, alla quale si aggiunge il nodo dei 40 milioni di crediti che la Rap avanza dal Comune. Un debito che sarà difficile poter onorare da parte di Palazzo delle Aquile, anche se il vero nodo rimane quello dei disallineamenti delle partecipate. E a questo si lega anche il presunto rimpasto di governo cittadino e delle nomine che ne conseguirebbero. Orlando sicuramente sta temporeggiando, malgrado abbia annunciato tempi celeri per la nuova squadra. E sicuramente anche questa è una strategia, in attesa che il 2018 passi in fretta e  arrivi il 2019 quando le campane delle europee potrebbero “suonare a festa”.

 

Su 85 automezzi che dovrebbero garantire il servizio di raccolta differenziata, 41 sono risultati in avaria come dall’elenco che siamo riusciti ad avere e che potete leggere in basso. Dunque, il 50 per cento dei mezzi è praticamente fermo in officina e da quanto abbiamo appreso gli operai restano in rimessa a non fare niente.

La Rap, dunque, oltre all’emergenza che riguarda le casse dell’azienda, vive quella relativa al parco mezzi che, come potete vedere, non gode di buona salute.

“Durante il turno notturno, quasi la metà degli automezzi che escono dal deposito di Partanna Mondello è costretta a rientrare in sede perché si guasta. Una situazione non più tollerabile, che rischia di provocare disagi ancora maggiori per i palermitani, da troppo tempo costretti a fare i conti pure con un servizio di raccolta davvero pessimo”. A dirlo è la consigliera comunale, Sabrina Figuccia (Udc).

E lei stessa lancia l’allarme anche su ciò che potrebbe accadere nei prossimi giorni a Palermo. “Il concreto pericolo che la tanto decantata raccolta differenziata diventi l’ennesima pagina del libro dei sogni del sindaco Orlando, ma soprattutto che nelle prossime settimane le strade e piazze palermitani tornino a trasformarsi in mega discariche a cielo aperto”.

Una dura denuncia alla quale non si riescono a dare delle risposte, ma con una domanda ricorrente che la Figuccia pone: “Perché tutto questo? Perché automezzi anche nuovi si guastano con una frequenza davvero singolare? Misteri palermitani, ma nel fondo resta una domanda: cui prodest?”.

A questo punto non possiamo che attendere “fiduciosi” che il sindaco Orlando ci “illumini d’immenso”, prima che Palermo si riempia nuovamente di rifiuti, non che non lo sia adesso…ma come si dice, al peggio non c’è mai fine.

 

Buchi neri, incongruenze, criticità. Parole pesanti che nei fatti sono un vero è proprio atto d’accusa della sezione di controllo per la Regione siciliana della Corte dei conti che, con una dettagliata relazione (potete leggerla e scaricarla cliccando qui), ha messo a nudo i bilanci comunali 2015 e 2016 del Comune di Palermo, dai quali emergerebbero una serie di anomalie.

Si tratta di 26 pagine che analizzano l’attività dei Palazzo delle Aquile e fanno uscire fuori un quadro in chiaroscuro sui conti del Comune. Una lunga “lista” di rilievi snocciolati punto per punto. Uno tra tutti, il tema del personale precario e delle procedure selettive per l’assunzione di 13 dirigenti fra cui tecnici e contabili, per i quali occorrerebbe chiarire come sono stati utilizzati i fondi dello Stato. Anche sulle aziende partecipate (per capirci Amat, Rap, Amap) la corte afferma: “ci troviamo di fronte a gravi criticità gestionali già evidenziate più volte, ma che, attualmente, non sono state superate”.

E il magistrato che ha redatto il testo, parla anche del fondo crediti, sul quale c’è il rischio di esigibilità. Un particolare di non poco conto se consideriamo che le incongruenze sono risultate sulle quote riferite all’accantonamento per le entrate provenienti da sanzioni del codice della strada (le multe). E con la perplessità, per chi legge la nota della magistratura contabile, sulla reale destinazione finale di tali somme. Un vero buco nero che tanto somiglia a quello dei quasi 30 milioni di euro, di cui avevamo ampiamente parlato sul nostro giornale, riferito a somme destinate ai vigili urbani per i servizi svolti per strada, mai percepiti e con un contenzioso in corso.

Molte le perplessità anche sul fondo pluriennale vincolato, nato per tutte quelle risorse accertate, destinate al finanziamento di obbligazioni passive, giuridicamente perfezionate ed esigibili in esercizi successivi, ma stando alla relazione sembrerebbero essere, invece, confluite nelle stesse voci non coerenti con quanto prescritto dai principi contabili. Si tratterebbe di proposte per manifestazioni natalizie e rimborsi di vario genere come quelli previsti per i consiglieri di circoscrizione. E si prosegue con quelle che vengono definite operazioni i cui importi non collimano con i dati ufficiali dell’ente e i profili problematici già segnalati nei precedenti controlli.

Il magistrato, in sintesi, definisce le prassi contabili, messe in atto dal Comune in questi anni, come “scorrette e censurabili” e anche per ciò che concerne i debiti parla di mancata corrispondenza e di perduranti inottemperanze.

“E questa volta a metterlo nero su bianco non è un valido esponente dell’opposizione o un nemico giurato del sindaco Orlando – afferma la consigliera dell’Udc Sabrina Figuccia – ma un magistrato istruttore responsabile del controllo della gestione degli Enti locali per la Corte dei conti, che definisce particolarmente difficile l’istruttoria condotta nei confronti del Comune di Palermo per via di tardivi e non integrali riscontri. Una vicenda decisamente preoccupante – conclude la Figuccia – che bisogna studiare dettagliatamente, e per la quale ho chiesto espressamente l’istituzione di una commissione d’inchiesta”.

Orlando, quindi, sembra essere sempre più in difficoltà e “l’attacco” al quale è sottoposto, ormai da mesi, sembra inarrestabile. Proprio ieri sul versante dei rifiuti la Corte dei conti lo ha citato per danno erariale, si parla di diversi milioni di euro, accusandolo di essere stato inadempiente nell’avvio della raccolta della differenziata per gli anni 2012-2014. Un’altra tegola che si stacca dal tetto ormai “pericolante” di Palazzo delle Aquile. E le europee sono ancora lontane.

 

 

Basta girare per le strade della nostra città per rendersi conto che Palermo non è più, se mai lo è stata, una città normale. Le immagini dei cassonetti stracolmi di immondizia non possono più essere accettate. Una violenza inaudita che non può essere giustificata da pseudo colpe attribuibili soltanto ad una “macchina guasta” che, tra le altre cose, non essendo dotata di intelligenza artificiale non può neanche difendersi. Deve solo vedersi addossate tali colpe per aver spezzato i suoi ingranaggi e quindi il suo ciclo di lavoro. Perchè tutti sappiamo che il problema non è quello.

Troppo semplice, troppo facile rispetto ai cittadini che puntualmente pagano la tanta “odiata” tari e che si vedono derisi e violentati  da questo spettacolo, ogni giorno, mentre vanno a lavorare o per fare altro. E ancora più triste vedere i turisti immortalare lo scempio di quegli scatti, da conservare e mostrare come “trofeo” da grande caccia.

In tutto questo sia sui social che sul web i commenti sono impietosi. Una rappresentazione da commedia dell’arte, una farsa scenica che diventa ancora più farsa quando parallelamente, come in un passaggio ad un altro mondo o ad un’altra dimensione attraverso un immaginario “stargate”, Palermo all’improvviso diviene capitale italiana della cultura. E’ come se volessimo parlare ad un convegno del pensiero di Kant e invitassimo Lapo Elkann come moderatore (mi scuso con Lapo, ma penso che anche lui ne converrebbe).

Ma quello che sentiamo e vediamo di più, oltre alla triste fotografia che impressiona il nostro sguardo, è il silenzio del nostro sindaco, perchè ricordiamoci che Orlando piaccia o non piaccia è il sindaco di tutti. E’ il papà di Palermo che ama questa città, come ha sempre dichiarato.

Quindi vorremmo che da questo suo letargo si svegliasse in fretta. Non basta qualche dichiarazione o qualche atto firmato dalla Rap. Questa volta il professore deve andare oltre, anche se al suo ultimo mandato. E fare quello che deve essere fatto, magari chiedere lo stato di calamità nazionale. Perchè, come in un evento naturale, anche se questo non lo è, le carte da giocare sono poche. E l’effetto domino è sempre dietro l’angolo.

La nostra sarà pur sempre una provocazione, ma meglio essere ricordato per aver tentato con una fiche di prendere il piatto, che fare cip e passare la mano. Alla fine si perde sempre.

 

 

 

Dopo il duro attacco, avvenuto nei giorni scorsi in consiglio comunale, da parte del capogruppo del movimento cinquestelle, Ugo Forello, sul paventato fallimento della Rap, di cui avevamo parlato su BloggandoSicilia e di altri consiglieri di opposizione, adesso la consigliera del gruppo pentasellato, Concetta Amella, si spinge oltre chiedendo le dimissioni del Sindaco.

“Orlando non ha più alibi – afferma l’esponente del M5S a Sala delle Lapidi -. Si impegni per rendere la gestione dei rifiuti a Palermo all’altezza della città capitale dalla cultura e proceda quanto prima alla nomina del consiglio di amministrazione della Rap, alla creazione dei centri comunali di raccolta e all’estensione della raccolta differenziata a tutta la città”. 

“Se non ne è capace – aggiunge Amellaprenda atto del fallimento di questa amministrazione e responsabilmente rassegni le proprie dimissioni“. Una presa di posizione netta della consigliera che, sentita telefonicamente dal nostro giornale, ha dichiarato “essere una richiesta doverosa, almeno da parte mia”.

La vicenda del caos rifiuti in città è scoppiata a causa del guasto avvenuto nel Tmb di Bellolampo, che ha mandato in tilt tutto il sistema di conferimento e la conseguente situazione, per le strade di Palermo, dei cassonetti stracolmi di immondizia. Anche se non possiamo certamente negare che, nella realtà dei fatti, è da tempo che esiste un altro problema: lo scontro ad armi affilate tra il Comune di Palermo e il Dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti.

Infatti, proprio con una nota di due pagine (che potete leggere sotto) a firma del direttore generale del dipartimento, Salvatore Cocina, di cui BloggandoSicilia è riuscito ad entrare in possesso, si parla di gravi inadempienze da parte di Comune e Rap nella gestione della “macchina” dei rifiuti, chiedendo, addirittura, l’intervento della procura della repubblica e della corte dei conti, per indagare su eventuali danni derivanti dal ritardato avvio della raccolta differenziata. Nè più nè meno un atto di accusa contro Orlando e l’operato della sua giunta.

Ma si parla di disfunzioni e ritardi di Comune e Rap anche in relazione a possibili estremi di violazione del codice dell’ambiente. E si punta anche il dito sul “flop” della raccolta differenziata parlando di “un dato del 13 per cento che si attesta molto inferiore ai dati nazionali del 35 per cento”.

E proprio ieri la Rap, attraverso il suo ufficio stampa, aveva inviato una nota con la quale spiegava che “si sta lavorando a pieni ritmi per il recupero di quegli itinerari di cassonetti che hanno sofferto della criticità ed è stato prontamente riparato anche il piccolo tritovagliatore mobile autorizzato che aveva subito, anch’esso a causa dello scorretto conferimento dei rifiuti da parte dei cittadini, un danneggiamento. L’impianto mobile è già pienamente operativo ma lo stesso tratta non più di 600 tonnellate giornaliere di rifiuti, contro circa 850/900 quotidiani”.

Intanto il sindaco Orlando, sulle pagine dell’edizione web di Repubblica Palermo, aveva parlato di “guasti anomali a Bellolampo” e fatto sapere che “chiederà indagini approfondite, anche per verificare se non siano colpa del sovraccarico imposto dalla Regione”. Il riferimento alla nota del dipartimento, in cui si parla di responsabilità del primo cittadino e dell’azienda piazzetta Cairoli, non si presta a fraintendimenti.

Quindi la “guerra dei roses” continua, anche se Orlando non ha alcuna intenzione di fare il “capro espiatorio”, malgrado la realtà sia sotto gli occhi di tutti. E sarà difficile, adesso per il professore, trovare una via d’uscita ad un problema che, sebbene sia storico per la nostra città, come quello del “traffico”, è figlio di scelte sbagliate, ma soprattutto di scelte tampone e mai coraggiose come quelle dei termovalorizzatori, che invece esistono nelle città europee, ma non possono essere costruiti nella capitale italiana della cultura.

Qui tutto deve rimanere immobile e la “munnizza” diventare “patrimonio” assoluto della nostra città che di europeo ha soltanto la connotazione geografica. Perchè questo ci meritiamo, al di là di ogni ragionevole dubbio.

 

“Orlando è il comandante di una nave in avaria che sta iniziando ad affondare e, molto probabilmente, dietro questa operazione c’è la volontà politica di portare la Rap al fallimento per poi esternalizzare il servizio”.

Parole di fuoco quelle del capogruppo pentastellato a Sala delle Lapidi, Ugo Forello, che questa mattina, nel suo intervento ha attaccato il Sindaco sulla situazione finanziaria della Rap prossima, secondo l’esponente cinquestelle, al collasso economico.

“Nel diffidare il Sindaco – ha proseguito nel suo intervento Forello – gli chiedo l’immediata nomina del cda della Rap, perchè qui si sta consumando una situazione drammatica. Orlando è riuscito a fare un capolavoro di incapacità”.

E poi ha dato una sciabolata ancora più pesante parlando del bilancio consolidato che a breve arriverà in aula. “Si parla di una relazione altamente negativa quella descritta dal collegio dei revisori dei conti, in modo particolare ai 14 milioni di crediti che la Rap avanza dal Comune e che non potranno essere erogati”.

Quindi una situazione, come la descrive Forello, che non “consentirà al consiglio comunale di votare l’atto di bilancio”. E parla anche di Amat che “vive una situazione anch’essa difficile” e di “risposte che non arriveranno mai”. Quindi tutto in alto mare, tanto per usare un linguaggio “marinaro”.

 

 

“Un provvedimento che, se messo in pratica, di fatto provocherebbe la paralisi del servizio di manutenzione delle strade e di quello della raccolta differenziata dei rifiuti a Palermo”.

Ad alzare la voce, chiamando in causa il primo cittadino, sono i consiglieri comunali, Sabrina Figuccia (Udc) e Claudio Violante (I Coraggiosi). Una denuncia, accompagnata da un’interrogazione e da una lettera che mette in mora la Rap, l’azienda di raccolta dei rifiuti della città nata dalle ceneri dell’Amia, contro la decisione del Comune di trasferimento degli addetti al servizio.

Azienda, tra le altre cose, che si trova anche in sofferenza economica, per i crediti che avanza dal Comune di Palermo. Parliamo di 17 milioni di euro che, Palazzo delle Aquile, deve alla società “Risorse Ambiente Palermo”, quale “differenza per il tributo della  Tari 2014″. Un buco, che unito a questa nuovo provvedimento, la rende ancora più debole non essendo certamente messa bene anche sul versante di dotazione dei mezzi.

“Abbiamo chiesto ad Orlando e all’assessore Sergio Marino – spiegano ancora i consiglieri – di ritirare immediatamente il provvedimento con il quale l’azienda di piazzetta Cairoli ha disposto il trasferimento di 17 addetti al servizio di manutenzione delle strade e della raccolta differenziata dei rifiuti”.

Secondo gli esponenti di sala delle Lapidi, questo atto “metterebbe a rischio anche l’incolumità dei cittadini palermitani per le buche che, non essendo più riparate, causerebbero incidenti tra i pedoni e gli automobilisti”

“Il trasferimento di questi addetti – sostengono infine i consiglieri – potrebbe provocare anche un ingente danno erariale perché, inevitabilmente, si impennerebbero le richieste di risarcimento danni subiti da pedoni ed automobilisti. Chi pagherà questi milioni di euro che sicuramente vedrà condannato il Comune?”.

Una situazione davvero paradossale in una città dove, purtroppo, si fa prima a tagliare i servizi, che a trovare soluzioni più adeguate. E chi ne subisce i danni è sempre e, soltanto, il cittadino che paga le tasse.

La “denuncia” del presidente della Rap Sergio Marino ha tutte le peculiarità per essere paragonata al già famoso “uovo di colombo” e segue alle parole dure dei giorni scorsi, scritte e indirizzate dal primo cittadino ai dirigenti della rinata Amia.

Ne prendiamo atto dalle righe di palermo.repubblica.it, in cui Marino stesso afferma che “buona parte dei dipendenti in questi mesi stanno facendo molta resistenza ad accettare la riorganizzazione del lavoro che li costringerebbe a lavorare in squadre sotto la supervisione delle circoscrizioni. Fino ad oggi lavorando da soli trascorrono il tempo del turno imboscandosi, senza fare il proprio lavoro”.

Nella pratica vorrebbe dire che la colpa della sporcizia a Palermo è solo e soltanto dei lavoratori, cioè dei netturbini ossia dei cosiddetti operatori ecologici.

Questa sua riflessione mi ricorda molto un refrain scolpito nella mia mente, che un politico mi faceva come lezione giornaliera avendo la “fissa” del concetto illuminato di “eredità precedente”.

Ma voi direte: ma sto giornalista che vuole dire! Mi diceva sempre che bisognava essere pungenti sull’eredità passata, cioè su quello che l’amministrazione precedente aveva lasciato. Insomma le colpe dovevano essere sempre e, comunque, addossate agli “incapaci” seduti precedentemente nelle stanze dei bottoni.

Tutto sommato il “trucco” poteva andare bene per un certo periodo di tempo e magari poteva anche “pagare”. Ma un giorno gli dissi: adesso non puoi, non potete continuare ancora, perché è il momento di governare e di fare le cose.

Quindi caro presidente Marino, al di là del mio racconto che potrebbe apparire fuori tema, di certo fuori tema non è il suo ruolo che è quello di governare un’azienda, senza se e senza ma.

Adotti realmente tutti gli strumenti utili a farla funzionare come lei stesso ha affermato, altrimenti, se non ne è capace, in modo onorevole e umile, rassegni le dimissioni. Perché i “trucchi da scaricabarile”, essendo vecchi escamotage, prima o poi si trasformano in boomerang che, per natura, ritorna sempre indietro. Infatti proprio per questo si chiama: #effettoboomerang.