Quando a novembre dello scorso anno il Sindaco Orlando espresse in modo lapidario questa frase: “Deve essere chiaro a tutti che fin tanto che faccio il sindaco decido solo io”, l’esito delle elezioni nazionali era ancora lontano e, soprattutto, non decodificabile. In quel periodo furono fatte pressioni sul primo cittadino, in particolare dall’area di sinistracomune che, nei fatti, non faceva parte politicamente della giunta, per avere un ruolo attivo nell’amministrazione comunale.

Ma Orlando non smentendo mai se stesso fece di quelle parole un chiaro segnale e mise tutti a tacere. Nel gennaio del 2018, invece, si mosse con passo felpato procedendo ad una rivisitazione delle deleghe: le “Partecipate” prima guidate dall’assessore Jolanda Riolo passarono al vicesindaco Sergio Marino e quella alla Partecipazione, che aveva avocato a sé, la diede all’assessore Giuseppe Mattina. Nei fatti sfiduciando l’assessore Riolo che proprio sulle aziende, a suo dire, non aveva raggiunto il voto di sufficienza. Solo e soltanto uno specchietto per le allodole, marcando ancora di più il territorio.

Una strategia che però non poteva contemplare quella “variabile impazzita” che in politica non è possibile mai escludere. E cioè il risultato disastroso del Pd alle nazionali, partito a cui il Professore aveva aderito con tanto di foto e tessera annessa, concretizzatosi in una forma ancora più pesante nella sua Palermo, roccaforte da sempre del consenso orlandiano.

In questo contesto le recenti spigolature della maggioranza in consiglio comunale, rimasto praticamente bloccato da un’impasse esclusivamente politica della sua maggioranza, non sono casuali. Ma leggibili come un’azione precisa per alzare il “prezzo” e dire al Sindaco che non può giocare più la partita da solista ma che serve “dare priorità e obbiettivi da raggiungere alla luce di un’attenta analisi del voto”. Parole pronunciate da Giusto Catania esponente di spicco del gruppo “Sinistra Comune” e non dimentichiamo ex assessore della giunta Orlando.

Un messaggio più che subliminale con il quale chiaramente una parte politica, che ha contributo anche alla vittoria di Orlando al Comune, alza il tiro nel tentativo di aprirsi una breccia. E lo fa chiedendo a viva voce la “necessità di un confronto pubblico alla presenza del Sindaco”.

Chiave di lettura racchiusa in queste parole: “aggiornare e dare attuazione al progetto di governo della città che, per cause diverse, sembra impantanato tra problemi di comunicazione, rallentamenti della macchina comunale e difficoltà politiche fuori e dentro il Consiglio comunale”. 

Senza girarci attorno una bocciatura “tout court”, ma anche una palese richiesta di rimpasto di giunta che, neanche ad un anno dal voto che ha riportato Orlando a Palazzo delle Aquile, suona come un vero e proprio ultimatum, in una città dove tutto è emergenza.

Le “beghe” di Palazzo, in fondo, sono soltanto un modo per tentare di mettere all’angolo il Sindaco e incassare uno spazio politico. Quindi si potrebbe dire che Orlando è “avvisato”, anche se siamo certi che rimanderà al mittente la lettera, aspettando forse che si ritorni al voto per le nazionali ed essere lui, chissà, questa volta a candidarsi o nel 2019 tentare la strada verso Strasburgo. Per adesso la scelta è il silenzio.