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di Gaetano Càfici. Che il malato Sicilia fosse ormai da anni al capezzale, tenuto in vita da terapie con effetto placebo, lo sapevamo tutti, compresa quella classe politica che l’ha governata negli ultimi decenni e quest’ultima, che ne ha sancito definitivamente la dipartita.

L’effetto default o se in modo più chiaro vogliamo chiamarlo fallimento o crack, annunciato dal leader nazionale della Cisl Bonanni, appare più come una sorta di “ombrello” sotto cui ripararsi per poi dire: “beh noi vi avevamo avvertiti che la Sicilia era in liquidazione, ma voi politici dove eravate?”

Una domanda sicuramente scontata e legittima ma che girerei subito al mittente. E voi, invece, dove eravate, mentre la politica di ieri e quella di oggi inoculava al malato Sicilia antidoti molto probabilmente con etichetta scaduta ?

L’affaire appare complicato, in un quadro di responsabilità che oggettivamente sono da spartire in egual misura. Ma con l’aggravante che ogni possibile furbizia non può e non deve assolutamente avere, ancora una volta, come destinatario il popolo siciliano.

Dal versante politico il presidente della regione Crocetta, invece di costruire un’ampia convergenza politica per affrontare questi temi, adopera sempre lo stesso linguaggio da “falso rivoluzionario”, ma questa volta con armi assolutamente “spuntate”: “chiederò risarcimenti miliardari all’Eni se confermerà di togliere gli investimenti in Sicilia. E se continueranno così gli chiuderò i pozzi per portarli a miti consigli”.

Già li vedo quelli dell’Eni tremare di fronte alle “minacce” di Saro, modello Tupamaros. La politica dovrebbe essere arte di mediazione. Ma questo accade solo a coloro che fanno della politica una missione. Ah ! perdonatemi ho avuto un attimo di smemoratezza. Sarà colpa dell’età che avanza.