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Presidente della Regione siciliana

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E’ un attacco frontale quello del deputato regionale Claudio Fava (movimento 100passi) alla giunta Musumeci, sulla vicenda che riguarda il sistema del credito alle imprese.

“Deve regnare molta confusione a Palazzo d’Orleans sulla vicenda Crias afferma Fava – e, in generale, sul delicatissimo settore del credito alle imprese. Ma arrivare, nella stessa giornata del 29 marzo, ad emanare due atti in contraddizione evidente tra di loro ci pare eccessivo perfino in questo momento di grande approssimazione”.

“Con la deliberazione della giunta 151 – ricorda ancora Fava – il governo accoglie le criticità sollevate da più parti in merito al nuovo sistema di rendicontazione, che sta portando al blocco di fatto delle erogazioni per la piccola e media impresa e per il settore dell’artigianato in Sicilia”.

“E lo stesso giorno, invece, un decreto dell’assessore all’economia prevede che per il 2017 i rendiconti vengano approvati e trasmessi con le nuove modalità: le stesse che il governo riconosce essere troppo gravose e complesse per trovare immediata applicazione”.

E il deputato del movimento 100passi punta il dito ancora sulle responsabilità del governo affermando “che a pagare confusione e paradossi è chi fa sviluppo e impresa in Sicilia in condizioni sempre più precarie”, chiedendo nei fatti lo sblocco dell’erogazione del credito. “E’ evidente l’urgenza che il governo regionale trovi una soluzione rapida – conclude Fava – che consenta di mettere ordine e sbloccare l’erogazione del credito”.

Con un post fb, pubblicato sul profilo ufficiale di Nello Musumeci, il leader di “Siciliani Liberi”, Massimo Costa le manda a dire senza giri di parole al presidente delle Regione siciliana, reo secondo lui di essere come Crocetta e come il suo predecessore di “andare a dire a telecamere riunite che in Sicilia un quarto dei dipendenti gode della 104, alimentando il linciaggio politico della nostra isola per nascondere le sue difficoltà”.

Un attacco forte, violento che riguarda un tema, quella della legge 104 che tutela, attraverso permessi, chi deve accudire i propri familiari anziani. Musumeci aveva dichiarato che su 13 mila dipendenti regionali, 2.350 sarebbero quelli che beneficerebbero di questa norma per assistere i propri parenti malati. Anche i sindacati sono stati critici con Musumeci e lo hanno invitato a “non colpevolizzare i dipendenti regionali che usufruiscono di questo strumento previsto dalla legge”.

“Sa benissimo che la Sicilia da anni non assume e l’età media dei dipendenti è altissimascrive ancora Costa su FB -. E’ normale che debbano accudire genitori anziani. Piuttosto cerchi di assumere giovani alla Regione e vedrà che i numeri della 104 torneranno ad essere normali”.

E conclude con parole che pesano come macigni! “Malissimo signor presidente, malissimo. Uguale a Crocetta e ho detto tutto. Ancora una volta i siciliani hanno un presidente nemico dei siciliani stessi”. E adesso non ci resta che aspettare le prossime puntate e le nuove esternazioni.

 

Davide Faraone, braccio destro di Matteo Renzi in Sicilia, ha un chiaro obiettivo: serrare le fila del Pd nell’isola, nel tentativo estremo di arginare l’eventuale “scissione” di una parte della dirigenza del partito democratico, fatta fuori dal puzzle delle liste.

Le parole, pronunciate stamattina nel corso di un incontro con la stampa, sono la chiave di lettura del suo pensiero che tuona come un avvertimento: “Mi aspetto da tutti un impegno pieno e diretto per i candidati del Pd e del centrosinistra. La sfida è per la guida del Paese e non dentro il Pd”. 

Come dire che in caso di dèbacle, sarà facile individuare il capro espiatorio e cercare di rendere meno dolorosa l’eventuale sconfitta. Parla anche di Crocetta che nei giorni scorsi aveva incarnato il ruolo di “masaniello”, cercando volutamente lo scontro per alzare il volume della polemica.

L’ex presidente della Regione aveva definito Renzi come “un premier medievale e il Pd un partito di cortigiani che ha distrutto il partito in Sicilia e ora lo farà anche a livello nazionale”. E Faraone oggi gli ha mandato a dire che della “promessa di una candidatura alle politiche ne ha sempre parlato solo lui, a Renzi non ne ha mai fatto cenno in questi mesi”.

Tiene un profilo basso con Crocetta, forse nel tentativo di gettare acqua sul fuoco. L’ex sottosegretario renziano si rende conto che, in questo momento, alzare ancora il tiro contro Saro sarebbe come sdoganarlo e dargli la possibilità di aprirsi un varco. Meglio mettere, per adesso, la cenere sotto il tappeto e sperare che resti a lungo là.

Ma Crocetta, non dimentichiamolo è l’uomo della rivoluzione. Ricordate le sue parole di qualche anno fa? Sono un combattente e non tradirò mai il mio popolo, o vinco, o morirò sul campo di battaglia”. E chissà se all’orizzonte, come in molti a lui vicini dicono, il rivoluzionario di Gela non abbia in mente di costruire un nuovo progetto politico.

In fondo la “rivoluzione” è stata sempre il suo pallino. Non resta che aspettare il 4 marzo e vedere se Crocetta potrà osservare il passaggio di qualche “cadavere” sul fiume o farà, politicamente parlando, la fine del Generale Custer.