di Gaetano Càfici. I paradossi non sono solo quelli matematici, che tanto ci hanno fatto arrovellare la mente nei trascorsi delle nostre carriere scolastiche. Si diceva e si dice tutt’ora che “la matematica non è un’opinione”.
Mi ricordo bene questa frase ripetuta all’infinito dal mio professore di liceo, che non riusciva a capire perché io avessi 8 in filosofia e 4 nella sua materia. La risultante, per dirla in gergo a lui molto familiare, è che per me quella disciplina era “fredda” (così gli dissi un giorno) ed, invece, la filosofia era “calda”, di una piacevolezza indescrivibile. Secondo me si poteva giocare con i pensieri e le parole, e non con i numeri (anche questo forse un paradosso). Risoluzione del “problema”: quell’anno fui bocciato senza appello!
Quindi il paradosso non mi portò molto bene e credo sinceramente che era da evitare, come quello dell’assessore Ester Bonafede che, con una nonchalance fin troppo gratuita ci ha  “illuminati d’immenso”,  voglio scomodare il poeta Ungaretti che, forse, sarebbe rimasto basito di fronte a tale enorme bestialità: “è un paradosso che un assessore regionale guadagni meno del suo capo di gabinetto, meno di un deputato e, in certi casi, perfino di un commesso”. Parole che se dette o soltanto sussurrate durante il rito della fila alle Poste, avrebbero potuto scatenare una guerra termonucleare, con relativa polverizzazione dell’incauta “assessora”.
Sono certo che quel giorno con molta probabilità l’assessore aveva magari qualche conto in sospeso. Sapete quelli che si chiamano obblighi per chi ne prende l’impegno: i libri di università di tuo figlio, la bolletta della luce, il condominio arretrato, la rata della macchina, il conto del droghiere. Mi fermo qui. E quando hai soltanto “5.400” euro da spendere, beh in effetti diventa difficile!
Forse è stato soltanto un maldestro tentativo per avere un aumento dal suo dante causa, perché anche per un assessore, ai giorni d’oggi, è difficile arrivare alla “fine del mese”. In fondo per noi “umani” è diverso. Noi ci siamo abituati anche perché, talvolta o forse troppo spesso, non arriviamo neanche all’inizio del mese!