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1268 cooperative, di cui il 30% (482) sociali, 9 unioni provinciali, 2 coordinamenti regionali, 31 unioni zonali e 12 centri servizi C.A.T. (centri di assistenza tecnica alle cooperative) strumenti imprescindibili per far conoscere le risorse, non solo finanziarie, ma anche tutti i servizi messi a disposizione e utili a supportare la creazione di un percorso imprenditoriale in forma cooperativa. Sono questi i numeri che danno il senso del ruolo di UNICOOP Sicilia sul territorio regionale in cui, in sei anni, è passata da un grado di rappresentatività pari al 5,6% all’attuale 16%. Una crescita costante dovuta alla presenza capillare sul territorio, grazie anche all’istituzione delle Unioni Zonali.

Questi i dati e le iniziative che verranno presentate domani mattina, venerdì 11 aprile, con inizio alle ore 10, all’hotel Nettuno di Catania, nel corso della Prima conferenza regionale sulla cooperazione sociale dal tema, “Innovazione sociale: la cooperazione in Sicilia protagonista del cambiamento, organizzata da Unicoop Sicilia.

Dunque, esperti, addetti ai lavori e presidenti di importanti cooperative sociali si incontreranno per scambiarsi report sulle loro esperienze, con l’intento di migliorare i servizi da erogare. Sarà l’intero terzo settore ad essere radiografato e messo a confronto con analoghe esperienze fatte in altre regioni e nazioni europee, ponendo sempre al centro l’importanza del sistema cooperativo all’interno dell’economia nazionale e regionale.

E proprio in quest’ottica verrà lanciata la proposta di Unicoop Sicilia dell’istituzione dell’Albo regionale delle cooperative sociali, nell’ambito di una legge di riordino del sistema cooperativo. Una proposta legislativa che all’articolo 1 afferma che la “Regione siciliana riconosce il valore e la finalità pubblica della cooperazione sociale nel perseguimento della promozione umana e dell’integrazione sociale dei cittadini nell’interesse generale della comunità”.

Il welfare e terzo settore rappresentano, infatti, un aspetto ineludibile dello sviluppo, ma soprattutto del progresso della società ed il contributo che si vuole dare a tale scopo, si ritiene possa essere determinante per riorganizzare un sistema regionale, rivolto a valorizzare ruoli e istituzioni ed attuare politiche sociali al passo con i tempi, verso un’integrazione socio sanitaria, nella promozione e qualificazione di forme innovative di assistenza e protezione sociale, che allineino la Sicilia agli standard delle altre regioni di Italia. Uno strumento legislativo moderno, che possa dare seguito a quello che negli anni ‘80 venne attuato come modello di organizzazione dei servizi di assistenza cooperativa, che ispirò molte altre regioni.

A seguito di questa iniziativa sarà elaborato un piano di promozione e sostegno di interventi legislativi a vantaggio delle cooperative aderenti, per le quali la Regione siciliana concederebbe annualmente alle imprese cooperative sociali e ai loro consorzi, regolarmente iscritti nell’Albo regionale e che realizzino almeno l’ottanta per cento del valore della loro produzione nel territorio regionale, contributi per iniziative finalizzate a: progetti concernenti l’acquisto, la costruzione, la ristrutturazione e l’ampliamento di immobili da adibire esclusivamente all’esercizio dell’attività svolta e coerente con gli scopi statutari. Le cooperative sociali e i loro consorzi, regolarmente iscritti nell’Albo regionale delle Cooperative Sociali e dei Consorzi, potranno così richiedere finanziamenti fino al 100% della spesa ammissibile, mediante linee di credito attivate tramite Enti regionali (IRFIS, IRCA) e istituti bancari.

L’Albo, che si andrebbe a costituire, verrebbe diviso in cooperative per servizi sociali, sanitari e educativi; cooperative per inserimento lavorativo; consorzi di cooperative sociali. Uno strumento di trasparenza e qualità nei servizi delle cooperative sociali, che nei fatti favorirebbe inclusione e sviluppo nel territorio. Un modo per rendere merito alle cooperative virtuose, costituendo un efficace sistema di controllo contro l’affermazione delle false cooperative, oltre a fornire un valido contributo al servizio di vigilanza degli enti cooperativi.

Ed è proprio nelle finalità previste dall’Albo e citate nell’articolato della proposta di legge, che ci si rende conto dell’importanza dello strumento: “determina le modalità di raccordo ed integrazione con l’attività e la programmazione dei servizi sociali, sanitari, educativi, di formazione professionale, di turismo a fini sociali, di sviluppo dell’occupazione e di inserimento lavorativo di persone svantaggiate di cui all’art. 4 della Legge 381/91; fissa i criteri per gli affidamenti dei servizi cui debbono uniformarsi contratti e convenzioni tra cooperative sociali, consorzi, enti ed aziende pubbliche; definisce le misure di promozione, sostegno e sviluppo della cooperazione sociale; istituisce e determina le funzioni della Commissione regionale della cooperazione sociale”.

“L’intentoafferma Agatino Cundari coordinatore regionale del settore cooperazione sociale di Unicoop è quello di mettere in risalto l’importanza della cooperazione sociale a tutela delle fasce più deboli e delle categorie di soggetti a rischio in tutta la Sicilia: punto questo fondamentale ed irrinunciabile a tutela del welfare di prossimità sul territorio. Con la creazione dell’Albo regionale delle cooperative riusciremo a creare un contenitore di legalità che avrà la duplice veste: da una parte garantire la trasparenza dell’operato delle stesse cooperative e dall’altro creare un volano di economia e di sviluppo del territorio. Quindi il riordino della cooperazione sociale in Sicilia, non può che passare attraverso l’approvazione di norme chiare, che diventano indispensabili e fondamentali per il funzionamento dell’intero settore”. E anche il presidente di Unicoop Sicilia, Felice Coppolino, parla dell’Albo regionale come “uno strumento di trasparenza, legalità e sviluppo, in un contesto così complesso e articolato qual è quello del settore della cooperazione”.

I lavori della conferenza, moderati da Anna Maria Di Vanni, direttore di Unicoop Sicilia, saranno aperti da Lucia Dello Russo, presidente nazionale di Unicoop. Seguiranno diversi interventi, tra cui quello di Nuccia Albano, assessore regionale alla Famiglia delle politiche sociali e del lavoro, Giuseppe Montemagno, portavoce Forum Terzo settore Sicilia, Giuseppe Di Forti, presidente di SICILBANCA, Carmelo Catalano, segretario provinciale UGL Catania, Andrea Monteleone, vicesegretario nazionale SINALP. Tra i relatori: Francesco D’Ulizia, presidente dipartimento sociale Unicoop che parlerà di “Cooperazione sociale oggi”, Eleonora Contarino, presidente Unicoop Catania, che discuterà su “Fisco e cooperazione sociale: impatto della riforma sulle cooperative”, Agatino Cundari, coordinatore settore cooperazione sociale Unicoop Sicilia, che affronterà il tema “Iniziative legislative a vantaggio della cooperazione sociale”.

Prenderanno anche la parola Fabio Petrone, presidente cooperativa Labor: “Il servizio civile universale”, Joseph Zambito, presidente nazionale ANFOP: “La legge 4/2013 e le professioni non regolamentate”, Antonio Coluccia, direttore generale istituto Spirito Santo di Messina: “Istruzione e Formazione nella cooperativa sociale, Anna Maria Milotta, presidente Unicoop Trapani: “Fare rete in Sicilia”, Antonio Modica Agnello, vicepresidente Unicoop Catania: “L’offerta dei servizi e gli strumenti digitali di UNICOOP a favore delle cooperative”. Porteranno le loro esperienze svolte nelle cooperative, Maria Rita Paglietta Ales, presidente cooperativa sociale “Senza frontiere”, Michele Pedone, presidente cooperativa “MIGMA” e Sebastiano Cutuli, vicepresidente cooperativa sociale “ORSA MAGGIORE”. La conferenza sarà conclusa da Felice Coppolino, presidente regionale di UNICOOP Sicilia.

Inoltre, verrà istituito, in sinergia con l’Associazione Zero Molestie del SINALP (Sindacato Nazionale Autonomo dei Lavoratori e dei Pensionati), il premio in memoria di Sara Campanella, la ventiduenne di Misilmeri vittima di femminicidio, che verrà consegnato annualmente alla cooperativa sociale che si distinguerà nei progetti a tutela e difesa delle donne vittime di violenza.

In foto il segretario regionale del SINALP Sicilia, Andrea Monteleone

Sono quasi 10mila i lavoratori siciliani coinvolti in contenziosi con i propri datori di lavoro. Un dato che evidenzia come lo strumento della conciliazione sindacale sia utile e fondamentale per dirimere le controversie lavorative. Numeri che danno il senso del contesto nel quale questi lavoratori svolgono il proprio lavoro. Dunque, la fotografia di una realtà che, se da un lato mette in risalto le problematiche del mondo del lavoro, dall’altro innesca un percorso virtuoso che guarda a soluzioni concrete.

E sempre in riferimento ai numeri, per quanto riguarda le materie più conciliate, al primo posto risultano essere i licenziamenti (40%), al secondo le controversie su straordinari e ferie (25%), mente al terzo si posizionano le controversie su discriminazioni e mobbing (15%).

 In Sicilia, la conciliazione sindacale ha un tasso di conflittualità lavorativa più alto rispetto alla media nazionale, soprattutto per lavoro irregolare, mancato pagamento di retribuzioni, licenziamenti illegittimi, controversie su ferie, permessi e straordinari non retribuiti.

Questo il numero di procedimenti di conciliazione avviate nell’isola negli ultimi cinque anni e comparazione percentuale rispetto al dato nazionale.

Anno Conciliazioni avviate % Rispetto al dato nazionale
2019 8.500 ~10%
2020 7.200 ~9,5% (calo per pandemia)
2021 7.800 ~9,7%
2022 9.000 ~10%
2023 9.500 (stima) ~10%

Con i valori sopra evidenziati la Sicilia è tra le prime cinque regioni italiane per numero di controversie lavorative, insieme a Lombardia, Lazio, Campania e Puglia, e sono in aumento le controversie per licenziamenti nel settore turismo e agricoltura.

 “Siamo di fronte ad una delle principali sfide nel mondo del lavoro contemporaneo. In un contesto caratterizzato da rapidi cambiamenti economici e sociali, la conciliazione sindacale emerge come uno strumento strategico per promuovere il dialogo, prevenire controversie e individuare soluzioni condivise a vantaggio di tutte le parti coinvolte. Inoltre, diventa un supporto essenziale di aiuto allo snellimento delle cause nei tribunali, che in questo modo non dovranno gravarsi di ulteriori contenziosi”. É quanto afferma Andrea Monteleone, segretario regionale del SINALP Sicilia (Confederazione Sindacale Nazionale Autonoma dei Lavoratori e dei Pensionati).

“L’obiettivo di questo convegnoaggiunge Monteleoneè quello di approfondire il ruolo e le potenzialità della conciliazione sindacale, analizzando le opportunità che essa offre sia alle imprese, in termini di miglioramento delle relazioni industriali e della produttività, sia ai lavoratori, garantendo la tutela dei diritti e una maggiore partecipazione al processo decisionale”.

Analizzando, invece, le statistiche nazionali degli ultimi anni, in merito alla conciliazione sindacale, si evince questo sviluppo continuo. Numero di procedimenti di conciliazione sindacale avviati negli ultimi cinque anni:

2019: ~ 85.000

2020: ~ 75.000 (calo per pandemia)

2021: ~ 80.000 (ripresa post-Covid)

2022: ~ 90.000 (aumento per crisi economica e licenziamenti)

2023: ~ 95.000 (stime in crescita per inflazione e rinnovi contrattuali) e come si evince, dal 2019 al 2023 (ultimo anno con dati certi) la conciliazione è cresciuta di ben 10.000 procedimenti. Mentre il Tasso di successo delle conciliazioni ha una media, nell’ultimo quinquennio 2019-2023, del 65-70%, quindi 2 su 3 controversie si risolve senza necessità di ricorrere al giudizio.

 Infatti, alla luce di questi dati le conciliazioni sindacali risultano essere sempre la via più veloce ed economica nel dirimere le controversie nei rapporti di lavoro. Altro aspetto che dà una netta diversificazione in merito alle conciliazioni sindacali tra nord e sud è dato da una netta prevaricazione di conciliazioni per licenziamenti e controversie salariali nel nord Italia, mentre nel sud prevalgono le conciliazioni su lavoro nero e mancato pagamento retribuzioni.

 Un tema delicato, questo, che verrà affrontato domani a Palermo, venerdì 28 marzo dalle 9.30 alle 13, nella sala dei Cavalieri di Palazzo Steri, nel corso del convegno, “La conciliazione sindacale: un’opportunità per le imprese e per i lavoratori”. L’iniziativa è stata organizzata dal SINALP Sicilia (Confederazione Sindacale Nazionale Autonoma dei Lavoratori e dei Pensionati) con il patrocinio del Comune di Palermo e dell’Assemblea regionale siciliana, e la collaborazione di alcuni enti, associazioni e ordini professionali, tra cui quello dei commercialisti e degli avvocati di Palermo. Saranno presenti il Presidente della Regione siciliana, Renato Schifani e il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla. Tra i vari interventi, quello di Andrea Monteleone, segretario regionale del SINALP Sicilia che modererà anche l’incontro. Daranno anche il loro contributo Anna Maria di Vanni, direttore di Unicoop Sicilia, il presidente degli avvocati di Palermo, Dario Greco, quello dei dottori commercialisti, Nicolò La Barbera, il presidente dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, Antonio Alessi, l’avvocato Girolamo Catalano dell’Ispettorato del Lavoro di Palermo. L’avvocato Simona Viola, Dirigente dell’Ufficio Risorse umane dell’Università degli Studi di Palermo. Concluderà i lavori Lorenzo Maria Dentici, avvocato e docente del diritto del lavoro di Unipa.

Che cosa è la conciliazione sindacale. Si tratta procedimento attraverso il quale le parti, con l’assistenza del soggetto conciliatore, cercano di raggiungere la soluzione della controversia. Proprio la presenza di un terzo, il conciliatore designato dall’organizzazione sindacale di appartenenza del lavoratore. È un accordo che ha ad oggetto una transazione economica che serve a concludere una lite tra lavoratore e datore di lavoro. Il lavoratore di fatto rinuncia a rivendicare un proprio diritto o una parte di esso in cambio di un risarcimento economico.

Una notizia che scuote un settore ormai da tempo in profonda crisi. La Ford ha annunciato un piano di ristrutturazione che prevede il taglio di 4.000 posti di lavoro in Europa entro il 2027. Una decisione che si inserisce in un contesto di trasformazione del settore automobilistico, in cui le aziende stanno affrontando la sfida della transizione verso veicoli elettrici e digitalizzati, adattandosi a un mercato sempre più competitivo.

I tagli interesseranno principalmente gli impiegati nei settori della progettazione, della ricerca e dello sviluppo. Le sedi coinvolte includono impianti in Germania, Regno Unito e altri paesi europei. Ford ha sottolineato che cercherà di gestire il processo attraverso programmi di pensionamento anticipato e incentivi per ridurre al minimo gli impatti sociali. Tuttavia, i sindacati hanno già espresso preoccupazione, chiedendo un dialogo trasparente e misure di sostegno per i lavoratori colpiti.

Secondo Ford, il taglio si rende necessario per “razionalizzare le operazioni e aumentare l’efficienza in vista della transizione energetica”. L’azienda sta investendo massicciamente nell’elettrificazione della propria gamma, con l’obiettivo di vendere solo veicoli elettrici in Europa entro il 2035. Questo passaggio richiede un riallineamento delle competenze e una riduzione delle strutture legate ai motori a combustione interna.

L’industria automobilistica, inoltre, è sotto pressione a causa dell’aumento dei costi delle materie prime, della concorrenza da parte di produttori asiatici e delle normative ambientali più stringenti imposte dall’Unione Europea. La necessità di investire in tecnologie all’avanguardia ha portato molte case automobilistiche, incluso Ford, a ripensare le proprie strategie operative.

L’annuncio ha suscitato reazioni contrastanti. I sindacati e le autorità locali hanno criticato la decisione, sottolineando l’importanza di tutelare i lavoratori e promuovere investimenti per la riqualificazione professionale. Al tempo stesso, Ford è stata elogiata per il suo impegno nella sostenibilità e per i progressi verso un futuro a basse emissioni di carbonio, benché questi obiettivi richiedano sacrifici nel breve termine.

Malgrado ciò, l’azienda automobilistica americana, ha confermato il suo impegno verso il mercato europeo. Entro il 2026, Ford prevede di lanciare almeno nove nuovi modelli elettrici in Europa e punta a diventare un leader nella mobilità sostenibile. Per farlo, sta investendo miliardi di dollari nella costruzione di impianti di produzione di batterie e nello sviluppo di tecnologie avanzate per i veicoli elettrici.

Questa ristrutturazione rappresenta un passo cruciale per garantire la competitività dell’azienda in un’industria in rapida evoluzione. Tuttavia, il successo dipenderà dalla capacità di Ford di bilanciare la necessità di innovare con la responsabilità sociale nei confronti dei suoi dipendenti e delle comunità in cui opera. Dunque, in un panorama globale sempre più orientato alla sostenibilità e all’innovazione, Ford si trova di fronte alla sfida di trasformare le difficoltà attuali in opportunità per il futuro. Ci riuscirà? Questo è il vero dilemma.

(fonte foto www.hdmotori.it – www.alvolante.it)

Una vera e propria rivoluzione che vede l’azienda trevigiana Aton in prima linea, attraverso soluzioni digitali, in particolar modo nella distribuzione di gas e acqua. Infatti, con l’arrivo dell’autunno e dell’inverno emerge la necessità di garantire il riscaldamento domestico e ci si trova di fronte a utenze domiciliari che fanno tuttora affidamento sul gpl e sul gasolio, come fonte di energia per riscaldare aziende, case e condomini.

Il mezzo che aiuta tutto ciò? “.onMeter”, una piattaforma software IoT (internet of things) sviluppata per queste specifiche esigenze, unica a livello globale, che ha permesso all’azienda di siglare partnership con giganti mondiali del settore ed estendere la propria operatività, oltre che in Italia, anche in Gran Bretagna, Polonia, Francia, Germania, Danimarca e persino oltreoceano, negli Stati Uniti.

Ad oggi, circa quattrocentomila utenti utilizzano il servizio di telemetria Aton, 150 mila in Italia e 250 mila all’estero. Sono infatti circa 1.300 i comuni italiani non ancora allacciati alla rete metano, il 15% del totale, dove vivono circa quattro milioni di persone (dati Anci). Tra i partner strategici, che hanno siglato un accordo con Aton per la diffusione delle tecnologie intelligenti che razionalizzano l’impiego del gas, c’è SHV Energy, gigante olandese che fornisce 26 milioni di clienti in tutto il mondo avvalendosi del supporto di 13.000 dipendenti in 25 Paesi. I marchi di SHV Energy includono tra gli altri Calor (Regno Unito), Gaspol (Polonia), Primagaz (Francia), Primagas (Germania), Supergasbras (Brasile) e Liquigas (Italia) con cui Aton collabora da oltre vent’anni.

Proprio dal 18 al 22 novembre a Città del Capo, in Sudafrica, l’azienda veneta prenderà parte all’LPG Week, il summit mondiale degli addetti ai lavori nel gpl. L’evento sarà l’occasione per presentare le ultime evoluzioni dell’ecosistema applicativo “.onMeter” di Aton che riguarda tra le altre, l’introduzione dell’AI nella telemetria per la raccolta e interpretazione dei dati di consumo, nella diagnostica dei serbatoi dei clienti, nella distribuzione del prodotto sfuso ed in bombola, nella tracciabilità di bombole e serbatoi per avere sempre cognizione di dove sono ubicati sul territorio.

Sistema di monitoraggio attraverso “.onMeter”

Aton è tra le prime aziende a livello globale ad aver realizzato con “.onMeter” una piattaforma IoT potenziata dall’AI in grado di integrarsi in modo open con dispositivi smart per la raccolta dei dati sul campo di qualsiasi produttore offrendo un vero sistema end to end di allerta automatica che innesca il riordino del combustibile impedendone l’esaurimento inaspettato (assenza di riscaldamento o gas per la cottura).

“Siamo consapevoli che si debba andare verso una progressiva riduzione dell’utilizzo di combustibili fossili – spiega il CEO di Aton, Giorgio De Nardi – e la nostra azienda è in prima linea per guidare la transizione, minimizzando l’impatto ambientale di questa fonte di energia sfruttando anche l’intelligenza artificiale. Grazie alle nostre soluzioni di telemetria, distribuzione e manutenzione, aiutiamo i nostri clienti ad ottimizzare e rendere più efficienti le attività operative e di controllo. Lo facciamo mappando i consumi del prodotto, sia per le reti canalizzate che per i serbatoi degli utenti privati, permettendo alle aziende di ottimizzare acquisti, consumi e consegne, con una conseguente riduzione del loro impatto ambientale”.
Il servizio offerto da Aton si inserisce in un ecosistema economico strategico, ma poco conosciuto. Il mercato del gpl, infatti, ha bisogno di monitorare, in tempo reale, i livelli di gas nei serbatoi, elaborare un piano di rifornimenti periodici, organizzare le consegne in modo efficiente, gestire eventuali anomalie dell’impianto ed infine avere a disposizione un servizio di assistenza dedicato. L’azienda è riuscita a raggiungere tutti questi obiettivi, tramite la propria soluzione “.onMeter” (un unicum nel mondo dei software, costantemente aggiornato con ingenti investimenti in ricerca e sviluppo), piattaforma 100% cloud che raccoglie e standardizza i dati di consumo provenienti da smart meter (contatori intelligenti, ndr) e unità di telemetria dei serbatoi in qualsiasi paese del mondo.

Ciò rende fluido il processo di stoccaggio, distribuzione e fatturazione del prodotto, grazie ad applicazioni fruibili da dispositivi mobile di cui sono dotate le flotte dei camion che consegnano il prodotto, sfuso o in bombole, presso i siti dei clienti. Gli asset, come bombole di GPL, gas tecnici e serbatoi, sono tracciabili con la tecnologia RFID, che permette un riconoscimento massivo di tutti i beni distribuiti nelle varie geografie, valorizzando correttamente nel bilancio aziendale lo stato patrimoniale dei beni lungo tutto il loro ciclo di vita.

“L’AI Aton conclude il Ceo – ha un ruolo fondamentale nell’abilitare il dialogo con i dati e con i sistemi, l’integrazione con documenti e dati provenienti da sorgenti eterogenee, l’interpretazione in tempo reale di grandi flussi di dati, interni ed esterni all’azienda, per prevedere e programmare una perfetta organizzazione operativa e identificare i comportamenti non immediatamente visibili da dashboard tradizionali, il che significa “chattare con i tuoi dati”.

I dati allarmanti della Banca d’Italia parlano di un debito pubblico che cresce a dismisura. Un nuovo record che segna un massimo storico ad agosto di quest’anno, toccando esattamente i 2.962,5 miliardi di euro, rispetto ai 2.950 miliardi registrati all’inizio del mese. Secondo i dati diffusi dalla Banca d’Italia, l’aumento mensile è stato di circa 12 miliardi di euro, segnalando una ripresa del trend di indebitamento pubblico, dopo un calo temporaneo registrato a luglio, quando il debito era sceso di 1,1 miliardi di euro. Dunque, il debito continua quindi la sua corsa verso la soglia dei 3.000 miliardi di euro, alimentando preoccupazioni circa la sostenibilità del debito nel medio-lungo termine, in particolare alla luce delle sfide economiche e politiche che il Paese sta affrontando.

IL GRAFICO DEL DEBITO PUBBLICO

Infatti, rispetto ad agosto 2023, quando il debito pubblico si attestava a 2.846 miliardi di euro, l’incremento è stato di circa 86 miliardi di euro. L’aumento è attribuito, secondo Banca d’Italia, all’incremento delle disponibilità liquide del Tesoro, agli scarti e premi legati all’emissione e rimborso di titoli, e alle rivalutazioni dovute all’inflazione. Inoltre, si segnalano variazioni nei tassi di cambio, fattori che hanno tutti contribuito alla crescita complessiva del debito.

Ad agosto, la vita media residua del debito pubblico è rimasta stabile, passando da 7,7 anni di luglio a 7,8 anni. Per quanto riguarda la composizione dei detentori del debito, la quota detenuta da Banca d’Italia è scesa lievemente, dal 22,9% al 22,7%, mentre quella detenuta da non residenti è aumentata, passando dal 24,3% di giugno al 29,4%. La quota di debito detenuta da altri residenti, come famiglie e imprese non finanziarie, si è mantenuta stabile al 14,4%.

La Banca d’Italia ha, inoltre, rivisto al rialzo le stime del debito pubblico per il periodo 2020-2023. In particolare, per il 2020 il debito è stato corretto in aumento di 2,5 miliardi di euro, per il 2021 di 4,6 miliardi, per il 2022 di 4,7 miliardi, e per il 2023 di 5 miliardi. Queste revisioni sono il risultato della revisione generale dei conti nazionali 1995-2023 e di modifiche nei criteri di contabilizzazione, concordati a livello europeo, relativi agli interessi differiti sui prestiti concessi alla Grecia attraverso il Fondo salva-Stati (European Financial Stability Facility).

Meloni e la proposta sul debito comune europeo

In vista del Consiglio europeo del 17 e 18 ottobre a Bruxelles, la premier rilancerà l’idea, sostenuta nel Rapporto Draghi sulla competitività europea, di emettere debito comune per finanziare progetti strategici. Meloni ha affermato che “sarà necessario esplorare nuove possibilità di emissione di debito comune per sostenere le ambiziose sfide della transizione energetica e ambientale, evidenziando anche l’importanza di mobilitare capitali privati a sostegno di questi obiettivi”. La proposta di debito comune si inserisce in un contesto europeo complesso, dove il coordinamento finanziario tra gli Stati membri è fondamentale per affrontare le sfide future, inclusa la sostenibilità fiscale.

(fonte foto www.financialounge.com; www.soldionline)

L’Italia prosegue il suo percorso verso la digitalizzazione completa dei servizi pubblici, con l’integrazione di tre documenti fondamentali nel “wallet digitale” dell’app IO: la patente di guida, la tessera sanitaria e la carta europea della disabilità. Questo nuovo passo permetterà ai cittadini italiani di accedere facilmente ai propri documenti attraverso una piattaforma unica e sicura, riducendo la necessità di portare con sé copie fisiche e semplificando notevolmente la gestione della vita quotidiana.

L’app “IO”, già conosciuta per il suo ruolo nella gestione del cashback di Stato, del green pass e di numerosi servizi legati alla pubblica amministrazione, diventa ora il punto di accesso digitale per alcuni tra i documenti più importanti nella vita dei cittadini italiani. Grazie al suo wallet digitale, l’app permette di conservare e visualizzare in un unico luogo digitale, sicuro e accessibile tramite smartphone, i documenti personali essenziali.

Questa trasformazione segue il percorso di semplificazione e digitalizzazione che l’Italia ha intrapreso con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), con l’obiettivo di migliorare l’efficienza amministrativa, rendere più accessibili i servizi pubblici e ridurre l’uso di documenti cartacei.

Uno dei documenti più attesi è la patente di guida. Grazie a questa nuova funzionalità, gli automobilisti italiani potranno esibire la patente direttamente dal proprio smartphone, senza più la necessità di avere con sé il documento fisico. Questo non solo offre maggiore praticità, ma riduce anche il rischio di smarrimento o deterioramento del documento. La patente digitale sarà riconosciuta ufficialmente durante i controlli stradali e verifiche da parte delle forze dell’ordine. Inoltre, l’integrazione con il sistema digitale del Ministero dei Trasporti consentirà di ricevere aggiornamenti automatici su scadenze e avvisi di rinnovo. Gli automobilisti potranno così essere sempre informati sulla validità del documento ed evitare sanzioni per eventuali irregolarità o ritardi nei rinnovi.

La tessera sanitaria è un altro documento chiave che sarà disponibile nel wallet digitale di IO. Questo permetterà ai cittadini di utilizzare la tessera sanitaria digitale per accedere ai servizi sanitari, prenotare visite mediche, acquistare farmaci e molto altro. La tessera conterrà anche la Tessera Europea di Assicurazione Malattia (TEAM), necessaria per ricevere assistenza sanitaria in altri paesi dell’Unione Europea. L’accesso ai dati sanitari, come esenzioni, prescrizioni e certificati, sarà semplificato, e l’integrazione con l’app IO permetterà di ricevere notifiche importanti, come promemoria per esami medici o visite di controllo. Questa funzionalità sarà particolarmente utile per chi viaggia o per chi ha bisogno di gestire rapidamente le proprie informazioni sanitarie senza dover cercare fisicamente la tessera.

Inoltre, di grande rilevanza è l’integrazione della carta europea della disabilità. Questa carta permette alle persone con disabilità di accedere a una serie di agevolazioni e servizi in Italia e nei paesi dell’Unione Europea, come sconti sui trasporti, agevolazioni per attività culturali e sportive, e servizi di assistenza. Digitalizzando la carta europea della disabilità, l’Italia semplifica l’accesso ai diritti per le persone con disabilità, che potranno esibire la carta direttamente dal proprio smartphone. La carta digitale sarà verificabile in tempo reale da parte degli enti pubblici e privati, eliminando la necessità di conservare il documento fisico e riducendo i rischi di smarrimento.

L’integrazione di questi documenti nel wallet digitale offre numerosi vantaggi, sia in termini di praticità che di sicurezza. In primo luogo, i cittadini italiani potranno avere accesso a documenti importanti in qualsiasi momento, direttamente dal proprio smartphone. Non sarà più necessario preoccuparsi di portare con sé la patente, la tessera sanitaria o la carta della disabilità in formato fisico, con il rischio di smarrirli o danneggiarli.

“Abbiamo ragionato moltissimo sull’identità digitale, e l’Italia anticiperà i tempi rispetto al wallet europeo. Abbiamo cominciato a lavorarci quando due anni fa il governo ha deciso di puntare sulla CIE con l’obiettivo di arrivare a un’identità unica rilasciata dallo Stato”. E’ quanto ha affermato il sottosegretario all’innovazione tecnologica, Alessio Butti.

“La sperimentazione – ha aggiunto Butti –  partirà il 23 ottobre su app IO, con 50mila utenti per poi passare ad 1 milione e raggiungere, infine, la totalità degli italiani che vorranno usufruire della sperimentazione. Dopo i primi tre documenti vedremo di implementarne altri. Nei prossimi giorni ci sarà una riunione e faremo le dovute verifiche, per trovare un mix tra aspetto geografico, sociale, età e genere, per arrivare a un campione il più corretto possibile”.

(fonte foto quifinanza.it; www.ayvens.com; www.angi.tech)

 

ParkingMyCar, la piattaforma leader in Italia nella gestione e prenotazione di parcheggi smart, ha raggiunto un importante traguardo alla tredicesima edizione dei Netcomm Awards 2024, che si è svolta a Milano, ottenendo il terzo posto nella categoria “AI e Innovazione”.
L’iniziativa, promossa dal consorzio del commercio digitale italiano (Netcomm), premia e valorizza i siti e-commerce più innovativi nel panorama nazionale.

ParkingMyCar opera nel settore della mobilità urbana offrendo un servizio unificato per localizzare, ricercare, prenotare e pagare parcheggi a condizioni competitive. Tramite il sito e l’app facilita l’accesso intermodale a una varietà di opzioni di parcheggio (presso aeroporti, porti, città, stazioni e aree sosta per i camper) permettendo agli utenti di gestire le proprie soste in modo semplice ed efficiente a prescindere dalla destinazione. L’obiettivo è quello di estendere il proprio modello a ogni ambito urbano, creando un sistema di parcheggio globale ed integrato.

“Essere premiati in una categoria così importante insieme ai maggiori player italiani è un grande onore per noi – ha detto Andrea Mazzoni, chief commercial officer di ParkingMyCar –  e questo riconoscimento ci motiva a continuare a innovare e a sviluppare soluzioni sempre più avanzate, per migliorare la qualità della vita nelle città italiane, con una sempre più crescente attenzione per la sostenibilità, l’affidabilità e la semplicità di utilizzo”. I Netcomm Awards rappresentano un punto di riferimento per le aziende che operano nel settore dell’e-commerce e dell’innovazione digitale, premiando i migliori progetti che integrano tecnologie all’avanguardia per migliorare servizi e processi.

Il mercato dei parcheggi sta attraversando una rivoluzione digitale, e in Italia c’è un’azienda che sta guidando questa trasformazione: “ParkingMyCar”. La piattaforma, nata con l’obiettivo di semplificare la ricerca e la prenotazione di parcheggi, è oggi il punto di riferimento per migliaia di automobilisti in tutto il Paese. Grazie a un mix vincente di tecnologia, praticità e servizi aggiuntivi,  è riuscita a imporsi come leader del settore, offrendo un’esperienza di parcheggio completamente nuova e in linea con le esigenze di un mondo sempre più smart e connesso.

Un’idea innovativa che risponde a un’esigenza quotidiana

Il problema della sosta è uno dei temi caldi per chi si muove in città, specialmente nelle grandi metropoli italiane. La mancanza di posti auto, il traffico e i costi elevati rendono spesso difficile trovare una soluzione di parcheggio che sia comoda e conveniente. È proprio partendo da queste criticità che “ParkingMyCar” ha sviluppato il suo progetto: creare un sistema integrato e facile da usare che consenta agli utenti di cercare, confrontare e prenotare parcheggi in tempo reale.

Attraverso un’app intuitiva e un portale web, “ParkingMyCar”, permette agli automobilisti di individuare i parcheggi disponibili nelle vicinanze, filtrando i risultati in base a vari parametri come la distanza, il prezzo, e i servizi offerti (ad esempio colonnine di ricarica per veicoli elettrici o la videosorveglianza). Questo consente di pianificare al meglio i propri spostamenti, risparmiando tempo e denaro.

Dalla startup alla leadership nazionale

Nata come una startup innovativa ha rapidamente conquistato il mercato, grazie a una crescita esponenziale e a partnership strategiche con gestori di parcheggi, comuni e società di mobilità. L’azienda ha iniziato il suo percorso focalizzandosi su alcune città pilota, come Milano, Roma e Napoli, per poi espandersi su scala nazionale, coprendo oggi tutte le principali aree urbane italiane e molte località turistiche.

Questo successo è stato reso possibile grazie alla capacità di integrare soluzioni tecnologiche avanzate, come l’intelligenza artificiale e l’Internet of Things (IoT), per ottimizzare la gestione delle prenotazioni e fornire un servizio in tempo reale. Gli utenti possono non solo prenotare, ma anche accedere direttamente ai parcheggi tramite codici digitali o dispositivi contactless, senza necessità di biglietti cartacei o code alla cassa.

Servizi aggiuntivi e un ecosistema smart

Oltre alla semplice prenotazione del posto auto, “ParkingMyCar” ha sviluppato un ecosistema di servizi che rendono l’esperienza di parcheggio ancora più completa e personalizzata. Tra questi spiccano:

– Servizi di valet: disponibile in molte aree urbane, il servizio valet consente agli utenti di lasciare l’auto a un addetto, che si occuperà di parcheggiarla e di riconsegnarla al momento desiderato.

– Ricarica per veicoli elettrici: in linea con l’evoluzione verso una mobilità sostenibile, molti parcheggi partner offrono colonnine di ricarica per auto elettriche, prenotabili direttamente tramite la piattaforma.

– Servizi di manutenzione: “ParkingMyCar” offre anche la possibilità di usufruire di servizi di manutenzione leggera, come lavaggio auto o controllo della pressione dei pneumatici, mentre l’auto è parcheggiata.

– Integrazione con i trasporti pubblici: per incentivare l’utilizzo del trasporto pubblico e ridurre il traffico in centro città, la piattaforma consente di prenotare parcheggi in prossimità di stazioni ferroviarie, fermate di autobus e metropolitane, promuovendo soluzioni di mobilità integrata.

Focus sulla sostenibilità e l’innovazione

Oltre a facilitare la vita degli automobilisti, ha un forte impegno verso la sostenibilità ambientale. La piattaforma sta lavorando a progetti innovativi per ridurre l’impatto ambientale della ricerca del parcheggio, che rappresenta una delle principali cause di traffico e inquinamento nelle aree urbane. Grazie all’uso di algoritmi predittivi, ParkingMyCar è in grado di ottimizzare la distribuzione dei parcheggi e di suggerire soluzioni alternative, contribuendo così a ridurre i tempi di ricerca e il consumo di carburante.

Inoltre, l’azienda è impegnata nella promozione della mobilità condivisa e dell’intermodalità, collaborando con aziende di car sharing, bike sharing e servizi di trasporto pubblico per offrire agli utenti una gamma completa di soluzioni di mobilità.

Prospettive future e progetti di espansione

Guardando al futuro, ParkingMyCar ha in programma di espandersi ulteriormente a livello internazionale, portando il modello di successo sviluppato in Italia in altri Paesi europei. Inoltre, la piattaforma sta lavorando a nuove funzionalità, tra cui un sistema di gestione intelligente dei flussi di traffico e un progetto pilota per l’introduzione di parcheggi automatizzati. Con la crescente digitalizzazione del settore dei trasporti e la necessità di soluzioni di parcheggio più efficienti e sostenibili è destinata a rimanere un attore chiave del mercato, continuando a innovare e a trasformare il modo in cui gli automobilisti vivono la mobilità urbana.

ParkingMyCar rappresenta, dunque, un esempio di come la tecnologia possa migliorare la qualità della vita e risolvere problemi quotidiani attraverso soluzioni intelligenti e accessibili. Con la sua offerta integrata e un approccio orientato all’innovazione, l’azienda ha rivoluzionato il concetto stesso di parcheggio, rendendolo smart, flessibile e sostenibile. Una storia di successo che continua a crescere, ridefinendo gli standard della mobilità urbana in Italia e, presto, anche oltre confine.

(fonte foto sito www.napolivillage.com)

Uno scenario da incubo per le tantissime famiglie italiane che, a causa della grave crisi economica e, dunque, dei prezzi al rialzo dei beni di consumo, hanno visto svuotare i propri conti correnti.

E’ quanto emerge da uno studio condotto dalla Fabi (Federazione autonoma bancari italiani) che parla di un’inversione di tendenza al risparmio delle famiglie causata dall’inflazione e in particolare del carovita.

Dopo quattro anni di costanti aumenti – si legge nella ricerca della Fabi – nel 2022 il saldo totale dei conti correnti delle famiglie è diminuito di quasi 20 miliardi di euro. Da agosto a novembre si è registrato, infatti, un calo di 18 miliardi da 1.177 miliardi a 1.159 miliardi, con una riduzione dell’1,5%. Già a giugno, rispetto a maggio, c’era stata una prima diminuzione di 10 miliardi.

La vistosa inversione di tendenza sulla capacità di accumulo dei correntisti, evidenzia l’analisi della Fabi, arriva dopo un lungo periodo di incremento dei saldi dei depositi bancari: a fine 2017 l’ammontare complessivo era a quota 967 miliardi, a fine 2018 a quota 990 miliardi (+23 miliardi), a fine 2019 a 1.044 miliardi (+54 miliardi), a fine 2020 a 1.110 miliardi (+66 miliardi) e a fine 2021 a 1.144 miliardi (+34 miliardi).

Se nei primi sette mesi del 2022 la liquidità accumulata dalle famiglie ha quasi sfiorato i 1.180 miliardi di euro, con una crescita – seppur più lenta rispetto al passato – dello 0,9% da inizio anno, i dati dei quattro mesi successivi confermano i timori, ormai accertati, di un “crollo di potere di acquisto – evidenzia la Fabi – che costringe gli italiani ad attingere alle loro riserve per far fronte ai maggiori costi”.

Da luglio a novembre, il totale dei conti correnti è calato di quasi 20 miliardi di euro. Il valore complessivo era di 1.178 miliardi di euro a luglio e di 1.159 miliardi di euro a fine novembre, con una riduzione di quasi due punti percentuali (-1,53%) e che dimostra che il prezzo della crisi comincia ad essere tutto nelle tasche degli italiani.

Con l’inflazione e il carovita aumentano inoltre i debiti delle famiglie italiane. In particolare si registra un incremento dei prestiti per il consumo e una tenuta dei finanziamenti personali. Nel complesso l’ammontare dei prestiti per entrambe le categorie a fine 2022 si è attestato a 256 miliardi di euro, in crescita rispetto a gennaio dello stesso anno (+1,5 %) e superando la tendenza al costante aumento dal 2017, pari all’1,2%.

I numeri di crescita del mondo dei prestiti finalizzati e non finalizzati arrivano come uno “schiaffo rispetto a quelle che sono le condizioni di mercato, perché non sono certamente i bassi tassi di interesse a spingere le richieste, ma piuttosto la crescente propensione a rateizzare gli acquisti, che rende contradditorio il rapporto che gli italiani hanno con economia e risparmio”, evidenzia l’analisi.

(fonte ansa – foto: fidelityhouse.eu e newsprima.it)

E’ un’analisi drammatica quella che viene descritta nel nuovo report dello Svimez 2022 (Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno), che stima in 760 mila nuovi poveri causati dallo shock inflazionistico (287 mila nuclei familiari), di cui mezzo milione al Sud.

Secondo lo Svimez la colpa sarebbe l’aumento dei beni energetici e alimentari. L’incidenza delle famiglie in povertà assoluta potrebbe crescere di circa un punto percentuale salendo all’8,6%, con forti eterogeneità territoriali: +2,8 punti percentuali nel mezzogiorno, contro lo 0,3 del Nord e lo 0,4 del centro.

E, quindi, nel 2023 il Mezzogiorno rischierebbe la recessione con un Pil che potrebbe contrarsi fino a -0,4% contro il +2,9% di quest’anno. Il dato medio italiano dovrebbe attestarsi, invece, intorno al +0,5% (3,8% nel 2022). Gli effetti territorialmente asimmetrici dello shock energetico, penalizzando soprattutto le famiglie e le imprese meridionali, dovrebbero quindi riaprire la forbice di crescita del Pil tra nord e sud.

Dati che, comunque, non possono prescindere da un piano di interventi chiari da parte del governo. Infatti, le politiche nazionali dovranno assicurare continuità alle misure contro il caro energia e accelerare il rilancio degli investimenti pubblici e privati, per evitare che la situazione economica diventi ancora più grave e insostenibile.

In particolare in Sicilia dove lo stesso Svimez parla di bassa crescita del Pil per gli effetti dell’inflazione, della situazione precaria e di sviluppo del lavoro. A ciò si aggiunge una fortissima carenza della qualità dei servizi come quelli delle scuole primarie per i bambini e con pochissime occasioni offerte per il tempo pieno. Ma l’elemento centrale rimane sempre la mancanza di lavoro e le mancate politiche per affrontare il problema.

Un quadro, dunque, che mostra sempre più una netta differenza tra nord e sud, non solo dal punto di vista economico, ma anche dell’offerta. Una terra, la Sicilia, con enormi potenzialità territoriali (i luoghi d’arte, il turismo, l’insularità etc. etc.) che, invece, resta ferma al palo rischiando una profonda recessione e un divario incolmabile con il resto del paese.

“Un tavolo permanente di confronto per definire le proposte da porre in essere, delineando i percorsi rivolti ad instaurare un dialogo costruttivo e virtuoso con l’amministrazione regionale. Sono circa il 90 per cento delle cooperative aderenti in Sicilia, rappresentate da CONFCOOPERATIVE, LEGACOOP, UNCI ED UNICOOP, quelle che hanno già aderito all’iniziativa”.

Questa l’intesa raggiunta in un vertice regionale tra i presidenti delle quattro associazioni regionali Gaetano Mancini (Confcooperative), Filippo Parrino (Legacoop), Andrea Amico (UNCI) e Felice Coppolino (Unicoop) che si è svolto ieri a Palermo. Accordo importantissimo in cui sono state affrontate le tematiche del sistema cooperativo siciliano e gli interventi necessari al suo rilancio.

“Il tavolo – hanno affermato i rappresentanti delle associazioni cooperative siciliane – sarà il preambolo alla celebrazione degli stati generali della cooperazione siciliana che si svolgeranno alla fine di settembre. Sarà quello il luogo dove fare il punto sul valore della cooperazione in Sicilia in termini di apporto allo sviluppo economico e sociale. Un percorso che ci vede tutti accomunati in un solo obiettivo: mettere in campo tutte le energie e le professionalità umane esistenti, in un quadro di crescita dopo i dolorosi anni della pandemia che ha distrutto le imprese e desertificato il territorio”.

“Un patrimonio immenso che non possiamo disperdere e che deve essere il volano di un imprescindibile processo di rinascita e di investimenti per la nostra Sicilia. Abbiamo il dovere – hanno concluso i vertici siciliani di Confcooperative, Legacoop, Unci e Unicoop – di portare avanti alcuni importanti progetti che saranno annunciati nel corso degli stati generali di settembre e che non potranno prescindere da un coinvolgimento ampio delle forze produttive, politiche e sociali siciliane”.