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Essere cronisti vecchia maniera nell’era del web è come nuotare in un mare senz’acqua, ma a volte, non peccando di superbia, le vecchie regole servono sempre. Un incontro per caso, alla fine di un pranzo, e le conversazioni diventano come un buon vino che vorresti non finisse mai, assieme alla disponibilità dell’interlocutore. E noi di BloggandoSicilia non potevamo che cogliere l’attimo, rivolgendo alcune domande al segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo.

La Sicilia vive un momento drammatico tra lavoro che non c’è e economia da “profondo rosso”

La nostra isola è una delle punte di maggiore difficoltà del mezzogiorno d’Italia. Mezzogiorno che si è esteso quasi fino al fiume Po. Perchè anche le Marche, pezzi della Toscana, dell’Emilia Romagna soffrono una crisi dalla quale ancora non si sono ripresi.  Io ho fatto una riflessione. Quando avevo 13 anni lavoravo in una cooperativa di pescatori erano gli anni ’60, quelli della famosa cassa del mezzogiorno, di cui non ho nostalgia sinceramente. Ma grazie a quello strumento, si potè rifare la flotta peschereccia di Termini Imerese.  Il 65 per cento dei contributi venne dato a fondo perduto. E’ vero si gonfiavamo un pò le fatture. E poi per un certo periodo si disse che il fenomeno era corruttivo, perchè così era in effetti. Nessuno ci metteva una lira e paradossalmente il mezzogiorno si avvicinava di più, dal punto vista dello sviluppo economico, al resto d’Italia. Ma il fenomeno corruttivo ha generato l’abolizione dello strumento di finanziamento, con il risultato finale di aumentarlo. Sarebbe bastato fare il contrario: Eliminare la corruzione e mantenere gli strumenti.

E quale soluzione potrebbe essere attuata oggi per aver un cambio radicale di passo?

Il problema è come ridurre il differenziale tra nord e sud. Se non rimettiamo in moto gli strumenti straordinari non c’è possibilità di sviluppo, ma il fatto più grave è che il nord non può più tirarsi tutto il mezzogiorno.

La situazione economica è stagnante in tutta Italia. E’ possibile creare nuovi posti di lavoro?

Oggi abbiamo il pil inchiodato all’1,5 per cento. Siamo l’ultimo paese europeo. Nonostante ci spiegano che sono aumentati i numeri dell’occupazione e anche di quella giovanile. Intanto devo registrare che si tratta di un’occupazione di scarsa qualità e di scarsa remunerazione. E il dato sul prodotto interno lordo lo conferma. E se non aumenta il Pil l’economia non può riprendere. E se i lavoratori del nord hanno il contratto nazionale del lavoro e quello di II livello per cui ci siamo battuti e abbiamo vinto, e quindi un potere di acquisto quasi il doppio di quello del mezzogiorno, significa che se non ridiamo potere d’acquisto anche in questa parte d’Italia, non ci saranno nuovi posti di lavoro. E parlo di quelli veri, non quelli assistiti.

Secondo lei, oltre alla dilagante disoccupazione, qual è l’emergenza che andrebbe affrontata subito e risolta nella nostra isola?

Io continuo a dire da tempo che è l’emergenza rifiuti quella da affrontare e risolvere. Noi tutti vorremmo che i rifiuti del nostro Comune si spostassero al Comune successivo. E poi facciamo il capolavoro spendendo un sacco di soldi per smaltire questi rifiuti e così non funziona. Io sono stato a Vienna e a Berlino dove i termovalorizzatori sono al centro della città. E allora? perchè qui non si può fare e si litiga per la discarica pure in luoghi dove nessuno ci ha mai pensato? Quelli che io chiamo dei “no” per tutto! Io farei una leggina: Ogni comune si smaltisce i suoi rifiuti sennò se li mangia.

Una provocazione, ovviamente, quella della “leggina”, che giriamo volentieri al Presidente Musumeci. Noi siamo qui, in attesa di risposta!

 

 

 

 

Da mesi si sta occupando di flat-tax e reddito di cittadinanza. Lui si definisce bi-partisan e a disposizione di chiunque, nell’arco politico, abbia interesse al confronto su temi tecnici anche se, ultimamente, sembra sia stato piu’ ascoltato da Matteo Salvini e anche da Beppe Grillo, che sul suo blog ha pubblicato diversi suoi interventi. Il professore Michele Geraci, 50 anni, da dieci vive in Cina, ex banchiere d’affari della City, è un economista internazionale, nato a Palermo, dove si è laureato in Ingegneria elettronica.

È lui che sta facendo l’analisi economico e finanziaria su flat-tax e reddito di cittadinanza per mettere d’accordo almeno su due punti strategici Matteo Salvini e Luigi Di Maio, che oggi dovranno salire nuovamente al Quirinale, per le consultazioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Geraci, allievo del professore Franco Modigliani al Massachusetts Institute of Technology dove ha conseguito il master in business administration, è oggi a capo del programma di ricerca sull’economia della Cina del Global Policy Institute di Londra e della Nottingham University di Ningbo in Cina, nonché’ Adjuct Professor alla prestigiosa New York University a Shanghai. E proprio sul ‘fattore Cina’ si basa l’analisi dello studioso.

“L’Italia e l’Europa – afferma l’economista – hanno ben poche speranze di competere con la Cina che produce il 50% di tutto cio’ che si consuma al mondo. La nostra unica possibilità è legata alla valorizzazione delle nostre competenze sostenibili, quali arte, pensiero, cultura, storia così come è stato nel Rinascimento. Per far cio’, bisogna dare libertà a queste forze creative e liberare l’individuo dall’assillo dello stipendio come mezzo di sostentamento, perché un sistema produttivo che spinge tutti i giovani a studiare solo finanza, ingegneria ed altri mestieri utili ci porta in quell’imbuto competitivo dove la Cina ci schiaccerà”

“In questo contesto – sottolinea Geraci – la discussione sull’opportunità dell’introduzione o meno del reddito di cittadinanza in Italia richiede un’analisi approfondita, libera da pregiudizi. L’Italia potrebbe essere il Paese che, più di altri in Europa, ne beneficerebbe, trasformando queste sfide in opportunità. Da un punto di vista politico, il reddito di cittadinanza contiene vari elementi che lo rendono appetibile anche alla Lega, poi si puo’ anche cambiare il nome e decidere a chi si puo’ dare e a chi no”.

Secondo Geraci, anche Salvini potrebbe accettare e sostenere il reddito di cittadinanza, che deve camminare a braccetto con la flat-tax, per diversi motivi. “Ha una valenza nazionalistica e sovranista in quanto solo i cittadini italiani possono avvantaggiarsene con divieto assoluto di rimesse all’estero da parte di chiunque; rivaluta il nostro patrimonio nazionale; alza i redditi minimi in modo che la concorrenza al ribasso dei migranti trovi meno spazi; rende la flat-tax ancora di piu’ progressiva nella pratica, migliora la sicurezza per le strade e la criminalità spicciola e puo’ essere usato come pretesto per migliorare i sistemi di controllo dei redditi dei cittadini, dell’evasione, e della certezza delle pene che sono i pilastri della proposta della Lega”, ha concluso Geraci.

“Un sit in di protesta per il 23 aprile, affinchè il governo regionale e il presidente Musumeci diano delle risposte e prendano delle decisioni che non possono diventare alibi per rinviare le scelte”. I sindacati di Flc Cgil, Cisl Scuola e Uil Scuola Sicilia chiedono un intervento risolutivo al presidente della regione, Nello Musumeci, in relazione alla vertenza degli ex sportellisti.

“Gli assessori al lavoro Maria Ippolito ed alla Formazione Roberto Lagalla – dicono ancora gli esponenti sindacali – devono assumersi le proprie responsabilità per risolvere il problema che, ormai da anni, investe sia i lavoratori del comparto che tutti i cittadini siciliani che, al contrario del resto d’Italia, non possono accedere ad alcuna politica attiva del lavoro”.

Diverse sono state le richieste d’incontro con l’assessore Ippolito, che non hanno avuto alcun riscontro. Tra gli obiettivi e tema di discussione da proporre, l’avvio di un tavolo permanente nel quale venga illustrato il percorso che l’esecutivo regionale intende intraprendere, per riportare al lavoro gli operatori della formazione professionale.

Dati drammatici sul versante della dispersione scolastica nella nostra regione, rapportati a quelli dell’intera penisola. La Sicilia raggiunge la percentuale più alta dell’1.3 per cento. A seguire Calabria, Campania e Lazio con l’1 per cento, mentre la percentuale più bassa si evidenzia in Emilia Romagna e Marche con lo 0,5 per cento. Per non parlare del tempo pieno che vede l’isola in “profondo rosso”.

I numeri sono stati presentati a Messina, nell’ambito di un seminario di studi organizzato dal Dipartimento di Civiltà antiche e moderne dell’università dello stretto. L’analisi è stato condotta dalla Flc Cgil Sicilia, sulla base dei dati forniti dall’Istat e dal Miur.

“La scuola in Sicilia vive una situazione drammatica e a cinquant’anni dalla denuncia fatta da don Milani e dall’esperienza di Barbiana – spiega Graziamaria Pistorino della Flc Cgil Sicilia – possiamo dire che lo Stato italiano continua a negare a molti suoi cittadini il diritto all’emancipazione dall’ignoranza e dalla fragilità culturale. In Sicilia e nel mezzogiorno i giovani vivono una vera e propria discriminazione da questo punto di vista”.

Un dato quello siciliano nettamente superiore rispetto alla media nazionale dello 0.8% e a quella del mezzogiorno dell’1%. È evidente come una maggiore propensione all’abbandono scolastico si verifichi nelle aree più disagiate del Paese, mentre è decisamente più contenuta in quelle più ricche come il Nord Est, con una media pari allo 0,6%.

E se si considera il tempo pieno a 40 ore, che in Sicilia riguarda solo il 7% della scuola primaria, la situazione rimane grave. Dati che non possono essere rapportabili al 49% dell’Emilia Romagna o, addirittura, al 53% della Lombardia. Pensiamo che a Milano si registrano punte massime del 91% e a Monza dell’85%. Numeri che danno il senso dell’arretratezza nella quale si trovano tutte le città siciliane. Su tutte Palermo con il 5 per cento, Trapani con il 4% e Ragusa con il 2%. Al netto di quel misero 7% di minori che in Sicilia può fruire del tempo pieno a 40 ore, l’altro 93% frequenta 2,5 anni in meno nei cinque anni di scuola primaria. “Parliamo di 2.145 ore di tempo scuola negato solo perché lo Stato non eroga il servizio in questa parte del Paese”.

“Bisogna colmare questo divario tra Nord e Sud – conclude la Pistorino – per dare a tutti le stesse opportunità, recuperare l’insegnamento di don Milani e dare piena attuazione alla Costituzione. L’istruzione è il principale fattore di crescita e di sviluppo non solo delle persone, ma anche del Paese”.

E, infine, lo studio addebita gran parte della responsabilità agli enti locali che spesso non si adoperano per creare le condizioni infrastrutturali e di compartecipazione economica necessarie per ottenere il finanziamento e l’attivazione da parte del ministero. Senza i locali adatti, un accessibile servizio mensa e adeguati trasporti per gli studenti, non è possibile attivare classi a tempo pieno e i ragazzi siciliani rimangono vittime di un diritto negato. Morale: anche su questo versante siamo messi male, molto male.

 

Un video messaggio, sul profilo Fb di Luciano Messineo Jr, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla grave situazione dell’Ippodromo, ormai chiuso dallo scorso anno, e per il quale il Tar di Palermo ha dato parere negativo, respingendo l’istanza cautelare presentato dalla società Ires. Nella domanda veniva chiesta la sospensione del provvedimento di sgombero della struttura. In tutto questo il Comune di Palermo aveva soltanto manifestato l’intenzione di rinnovo del contratto per la gestione dell’ippodromo, senza però alcuna ipotesi concreta di accordo. E adesso, purtroppo, l’ordinanza del Comune potrà essere resa operativa.

A fare da portavoce ai lavoratori e alle famiglie, restate ormai senza lavoro, è uno dei tanti lavoratori dell’Ippodromo, Nino Cusimano che nel video ha manifestato il proprio sconforto e quello dei colleghi della struttura di via del Fante: “Siamo rimasti da soli, abbandonati dalle istituzioni. Chiediamo ai nostri colleghi del resto d’Italia di sensibilizzarsi per darci una mano e trovare una soluzione a questo problema”.

Adolfo Grasso,  invece, parla di una “situazione gravissima e bloccare tutto il comparto è terribile, anche perché i tempi tecnici per riaffidare la gestione dell’ippodromo con un bando europeo sono almeno di sei mesi. Spero soltanto che le istituzioni accorcino questi tempi e che, comunque, nel frattempo l’ippodromo possa mantenere il suo ruolo di centro di allenamento”.

E anche il fantino Natale Cintura dice la sua rivolgendosi al Prefetto di Palermo, Antonella De Miro: “Cosa dovremmo fare noi adesso. Ognuno ha famiglia e adesso senza lavoro come dobbiamo fare per mangiare e mantenere gli impegni che abbiamo preso in precedenza?”.

Una situazione critica caduta nel “limbo” delle istituzioni che come sempre, al di là dei giusti percorsi di legalità avviati, rimangono sorde e soprattutto, non trovano soluzioni idonee o perlomeno tampone ad una chiusura che ha messo in ginocchio i lavoratori.

Come sempre a pagarne il conto sono le persone che, alla fine, devono scontrarsi con i problemi di ogni giorni. E in questo caso la perdita del lavoro diventa un incubo, che sembra essere senza via di uscita.

In un mondo globalizzato come il nostro, dove ormai gran parte di noi è connesso al web è facile cadere nella trappola degli hacker che, attraverso falsi messaggi, tentano di rubare la nostra identità.

E’ proprio il post pubblicato dalla Polizia Postale sulla pagina ufficiale Facebook, “Commissariato di PS On Line – Italia, a rilanciare il tema attualissimo delle frodi telematiche mediante il furto dei dati personali.

E l’associazione dello  “Sportello dei Diritti”, parla proprio del rischio che “hacker e truffatori telematici si insinuino nei nostri dispositivi. Come andiamo ripetendo da tempo ad essere particolarmente nel mirino di questi malintenzionati sono i conti correnti e i prodotti creditizi di Poste Italiane“.

Infatti, l’attacco ha una diffusione capillare in quanto, la platea dei residenti in Italia che ha un rapporto con Poste italiane è molto alta. Si tratta di anziani, giovanissimi o stranieri e quindi più vulnerabili. Gli strumenti del raggiro avviene attraverso la ricezione sulla propria mail o sul proprio dispositivo, che può essere smarthpone, tablet o pc, di un messaggio che invita a comunicare i propri dati o a cliccare su qualche link che riguarda la propria Postpay, il proprio conto BancoPosta o prodotti similari.

L’ultimo segnalato dalla Polizia Postale ha per impostazione grafica e loghi di Poste Italiane (l’immagine come sopra) e ci paventa l’ipotesi che il nostro account sia stato disattivato invitandoci a cliccare su un link. Si tratta dell’ennesimo tentativo di frode telematica come ci ricorda la Polizia Postale: “Anche se confezionata molto bene rimane sempre una truffa. Mai seguire i link suggeriti”.

“Il modo migliore per difendersi – spiega Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti, è quello di prestare sempre attenzione ad ogni messaggio che ci giunge, leggendolo attentamente e cestinarlo subito dopo aver verificato il contenuto truffaldino. È sufficiente, quindi, non cliccare sui link cui solitamente conducono, non rispondere alle richieste di dati personali o bancari o aprire gli allegati per evitare qualsiasi tipo di conseguenza pregiudizievole”.

Ricordiamo che Poste Italiane non utilizza mai queste modalità per le proprie procedure o attività. E nel caso siate, comunque, incappati nella frode oltre a segnalarlo alla Polizia Postale, potrete rivolgervi agli esperti dell’associazione “Sportello dei diritti”,  tramite i contatti mail: info@sportellodeidiritti.org o segnalazioni@sportellodeidiritti.org.

Quindi occhi aperti e soprattutto attenti a dove mettete le dita quando “navigate” sul web. Uno sbaglio potrebbe costarvi molto caro.

Il web ha mille sfaccettature e Antonio Gulisano, un giovane restauratore di Catania, ha capito che quello strumento poteva essere per lui vincente. E’ stato così che ha deciso di utilizzare internet e i social media per incrementare ancora di più il suo lavoro. Lui, appena trentaseienne, che da nove anni ha una bottega artigiana a Viagrande, un paesino alle pendici dell’Etna, dove scolpisce la pietra d’agata e con pennelli, spatole, bisturi, realizza e restaura pezzi di vero pregio artistico.

“Il web per me è stata una manna dal cielo, che mi ha permesso di raggiungere tantissime persone, sia italiane che straniere”Attraverso il suo sito arrivano gran parte dei lavori che realizza. “Si tratta di antiquari, ma talvolta mi chiamano anche sacerdoti per restauri all’interno di chiese e basiliche”.

Dopo la maturità scientifica, Antonio decide di iniziare un lungo percorso professionale avvicinandosi alle arti pratiche. Approfondisce la conoscenza del legno e della sua complessa lavorazione presso la Bottega dei fratelli Giuffrida, leader nel settore falegnameria, ebanisteria e restauro da  oltre 40 anni. Dopo 3 anni di attività, decide di dedicarsi esclusivamente alla conservazione e al restauro, approfondendo l’aspetto teorico che sta alla base del rispetto e della tutela delle opere d’arte. Poi si trasferisce a Firenze, dove per 3 anni frequenta un corso accademico presso il Centro Europeo del Restauro, con sede a “Villa della Petraia”.

“Ho cercato di specializzarmi in qualcosa di più artistico, puntando sulle opere lignee e sulla dorature. Così mi sono dedicato al restauro di opere d’arte e arredi d’epoca”. Oggi il lavoro di Antonio si divide tra la bottega di Viagrande e i cantieri di chiese, enti, gallerie.

“Un tempo le botteghe ospitavano il restauratore e il cliente solo in quell’ambiente. Con internet, invece, posso illustrare ciò che faccio direttamente e la visibilità di fatto non ha confini. E poi anche il cliente arriva molto più preparato, informato. Infatti la chiave per mettersi in competizione sulla rete è quella di specializzarsi”.

Almeno Antonio è riuscito a non fuggire dalla sua terra, riuscendo a utilizzare la tecnologia e far sì che il suo lavoro fosse conosciuto. E questo sicuramente è di buon auspicio per i tanti giovani che, invece, si vedono costretti a trovare fortuna altrove.

 

Abbiamo intervistato Alessandro Madron, classe 1978, giornalista de “Il Fatto Quotidiano” che su “FqMillennium”, il mensile diretto da Peter Gomez, racconta come si fa a vivere da invisibile, tra gli invisibili.

Un reportage giornalistico per le strade di Torino, nei luoghi dove i poveri senza casa vivono con dignità, nella speranza di non essere più ultimi. Alessandro, per una settimana, ha indossato i panni del cronista di strada e ha vissuto in prima persona questa esperienza durissima, con in tasca pochi euro, ma con il desiderio di portare alla luce uno spaccato sociale, drammaticamente attuale.

Una conversazione dalla quale traspare il pathos per le storie dei tanti “esclusi” con i quali ha dormito, parlato e condiviso quella vita che certamente non dimenticherà. Buona lettura.


Sei partito con soli 10 euro per provare a diventare invisibile tra gli invisibili. E poi che cosa è successo?

Per ovvie ragioni non posso anticipare molto. Quello che mi è successo è il cuore del mio reportage pubblicato su Fq Millennium. Diciamo che ho vissuto quello che migliaia di persone vivono quotidianamente: mi sono messo in fila per essere ammesso ai servizi comunali, ho mangiato alla mensa del Sacro cuore di Gesù, ho passato le notti in diversi dormitori comunali, ho provato (con scarso successo) a rimediare qualche spicciolo di elemosina, mi sono fatto venire le vesciche ai piedi alla ricerca (vana) di qualche lavoretto per iniziare a rimettermi in sesto. Il lavoro si è dimostrato essere il tasto più dolente: al Centro per l’impiego di Torino Nord mi hanno detto di presentarmi alle cinque e mezzo del mattino per provare a iscrivermi alle liste del collocamento, perché “c’è sempre molta coda”. Ho provato a rimediare un lavoretto, a stringere rapporti con le persone che ho incontrato… difficile riassumere tutto in poche battute: se vi ho incuriosito comprate Fq Millennium in edicola!

Perché la scelta di Torino, città dell’estremo nord e icona di una vita che, in qualche modo, poco dovrebbe avere a che fare con la povertà. E invece?

La scelta di Torino è nata un po’ per caso e un po’ per esigenza, ma si è rivelata una scelta fortunata. La nostra redazione si trova a Milano e non volevo fare questa esperienza in un luogo in cui potessi essere facilmente riconosciuto o dove potessi trovare facilmente riparo dai disagi della vita di strada (la tentazione di ripararmi in redazione sarebbe stata forte). Così la scelta è caduta su Torino, città che conosco, ma non troppo. Documentandomi ho poi scoperto che Torino è stata a lungo una città laboratorio in tema di servizi ai senza dimora e c’è un’ampia letteratura dedicata proprio alle politiche messe in atto in questa città.

Che il nord non abbia a che fare con la povertà è un falso mito. E’ vero che le città del nord Italia sono mediamente più ricche, me proprio per questo attraggono un maggior numero di persone in difficoltà che qui sperano di trovare maggiori occasioni. Secondo il censimento realizzato nel 2014 la città italiana che conta il maggior numero di senza dimora è Milano. Quindi il nord era il posto giusto dove tentare questa avventura.

I dati sul disagio sociale danno un quadro davvero desolante. Si parla di quasi 5 milioni di italiani che vivono nell’indigenza. La tua esperienza diretta è sicuramente un contributo per far conoscere questo dramma.

Certo, fortunatamente chi vive per strada è una piccola minoranza di questa enorme massa di indigenti (si parla più o meno di 50mila persone). I più poveri tra i poveri. Persone che non hanno i soldi per permettersi un affitto o non hanno maturato i requisiti per accedere alle case popolari. Spesso sono uomini di mezza età, costretti a rivolgersi a enti di carità, associazioni o servizi sociali per garantirsi una sopravvivenza. Sotto la punta di questo iceberg c’è un mondo sconfinato e multiforme. Una parte di questo mondo l’ho incontrato nelle mense, frequentate non solo da coloro che non hanno una dimora, ma anche da una schiera di poveri, uomini, donne, italiani o stranieri, che pur avendo un alloggio non hanno i soldi per fare la spesa.

Immagino che tantissime sono state le storie che hai ascoltato. Ci piacerebbe che ne raccontassi qualcuna.

Certo, anche se in strada vige un clima di diffidenza, è difficile entrare in confidenza con le persone. Molti hanno avuto vite di cui non vanno orgogliosi: dipendenze di varia natura, storie di carcerazione, preferiscono stare un passo indietro e non si concedono volentieri alla curiosità dell’ultimo arrivato. Non è mancato chi ha raccontato la sua esperienza personale. Un uomo sulla cinquantina mi ha raccontato di essere finito per strada dopo essersi “pippato seimila euro di coca in tre settimane”. Poi c’è chi si è giocato tutto, chi semplicemente non trova lavoro e si trova per strada dopo una crisi coniugale.

Un’ultima domanda che forse potrebbe sembrare anche banale. Ritornare alla vita “normale” dopo aver vissuto una vicenda così forte. Per farla breve. Quando vai a letto la sera quelle immagini…

Non è banale. Fin dal momento in cui ho preso il treno per il mio rientro a Milano sono stato assalito dai pensieri. In prima battuta sono arrivati i sensi di colpa. Fingendomi senza dimora ho tolto per qualche notte un letto a chi ne aveva realmente bisogno. Poi ho riflettuto molto sull’asprezza delle storie in cui mi sono imbattuto e sulla fortuna inconsapevole di una vita “normale”, così anche l’incombenza della rata del mutuo può diventare un sollievo.

foto i-design

di redazione. In una città annichilita da tutto e sostanzialmente spenta, dove il quotidiano è vissuto sempre con lo stesso ritmo, anche i progetti che apparentemente possono sembrare effimeri e di nicchia, danno invece un alito di speranza ai tanti giovani che si vogliono avvicinare al mondo del design.

“I-Design”, letteralmente “Io Progetto”, è un’iniziativa culturale, sociale ed economica curata da Daniela Brignone, giunta già alla terza edizione. Si articolerà a Palermo, dall’11 al 19 ottobre, e mira alla rinascita del settore del disegno industriale, offrendo l’opportunità, ai designer giovani e anche a quelli più noti, di mettere in scena la propria creatività.

Tanti i progetti in programma, molti dei quali realizzati con l’ausilio delle nuove tecnologie. Il design, dunque, sarà il filo conduttore di una manifestazione costruita secondo stili e campi d’interesse fra loro differenti: dal suono alla fotografia, dall’ecologico al tecnologico, dalla tradizione culinaria al moderno food design, dai complementi d’arredo agli accessori.

L’inaugurazione della manifestazione: sabato 11 ottobre, alle ore 18, con diverse mostre (è possibile visionare il programma completo e i luoghi degli eventi, collegandosi al sito www.idesignpalermo.com), mentre oggi mercoledì 8, alle 19, ci sarà un’anteprima alla Rinascente di via Roma, con l’installazione “Is white color” di Eliana Maria Lorena.

terminelli

di redazione. In una terra complicata come la nostra, che il grande Sciascia definiva “irredimibile” (nessuno potrebbe opinare diversamente) e dove la normalità può essere tranquillamente assimilabile al caos, dodici “talenti”, invece di fuggire via come dei migranti al contrario, diventano ‘network’.

Una squadra di incoscienti o di lucidi visionari che hanno visto la “luce?” Vi ricordate l’indimenticabile John Belushi nel film The Blues Brothers ?
In effetti, in un contesto economicamente degradato come il nostro e sul confine del baratro ci vuole molto coraggio a rimettersi in gioco. Parole forti le nostre, ma che corrispondono ai dati che giornalmente leggiamo: Pil in discesa, crollo dei consumi, produzione ferma, sistema di accesso al credito ingessato e quant’altro.

In questo quadro, che definire apocalittico è forse anche riduttivo, l’idea di un progetto di un gruppo di persone, assieme a realtà imprenditoriali locali, rivolto a iniziative di startup e servizi alle imprese, potrebbe sembrare al momento una “sana follia”, ma in fondo è anche una buona notizia. Anzi un’ottima notizia. Significa che la voglia di fare c’è e piangersi addosso, noi lo sosteniamo da sempre, non è il modo per affrontare quello che è diventato un eterno tormentone: la crisi !

Quindi il “Consorzio network dei talenti”, che ha preso il volo da qualche giorno e che aderisce all’Unicoop (Unione italiana cooperative), può essere, nell’ambito del settore cooperativistico, un valore aggiunto. Un progetto con il quale si mette in campo un sistema di reti umane, professionali e di idee innovative, per il futuro e lo sviluppo della Sicilia.
Dimenticavamo ! a capitanare questa nave di “matti” è Ninni Terminelli che, ovviamente, non ha bisogno di presentazione.