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“Abbiamo deciso di fare un video a supporto di chi ogni giorno aiuta gli altri: la Protezione Civile. Vorremmo strappare a tutti un sorriso in un momento di difficoltà e isolamento, per questo abbiamo imbracciato boa, pignate e manici di scopa, assoldato piante, animali domestici e bambini, appeso ad un chiodo la nostra dignità e girato questo video: il nostro contributo per raccogliere fondi e aiutare la protezione civile.  Soli siamo forti, insieme siamo invincibili”.

E’ questo il messaggio di 23 colleghe, tra giornaliste e comunicatrici palermitane, che hanno voluto trasmettere con un video per sostenere la Protezione civile che sta lavorando in prima linea nella battaglia contro il Covid19.

“Palermo è una città che ha sempre dimostrato di sapersi rialzare, reinventare e rinascere nei momenti di difficoltà, e adesso è il momento di far vedere che ci siamo, pronti anche noi anche se non siamo in prima linea, a sostenere chi ogni giorno scende in trincea e lotta affinché vada tutto bene. Costruiamo il domani insieme senza lasciare nessuno indietro. Torneremo ad abbracciarci ma intanto promettete di donare”.

L’iniziativa è stata realizzata da Alessia Rotolo, Annalisa Riggio, Antonella Folgheretti, Antonella Rizzuto, Aurora Pullara, Caterina Damiano, Claudia D’Alessandro, Cristiana Rizzo, Eugenia Nicolosi, Federica Raccuglia, Federica Terrana, Francesco Lupo, Gabriella Insana, Giorgia Teresi, Giulia Cancilla, Marta Genova, Marta Occhipinti, Milvia Averna, Sara Li Donni, Sefy Aiello, Simona Camarda, Nicoletta Fersini e Paola Pizzo.

Anche il sindaco di Palermo Orlando ha manifestato soddisfazione per l’iniziativa. “Credo doveroso ringraziare le giornaliste palermitane che hanno promosso questa iniziativa coniugando l’amore per la nostra città con il senso della solidarietà. Questa è anche l’occasione per ringraziare ancora una volta tutti gli operatori dell’informazione, che in questi giorni
difficili non si sono mai sottratti al loro impegno professionale”.

Per la donazione di beni di prima necessità è possibile scrivere a: donazioni@protezionecivile.palermo.it. Per contributi economici a
sostegno degli interventi sociali: IBAN IT29 E010 0504 6000 0000 0011
072 intestato a Comune Palermo – emergenza Covid.

“Sono oltre milleduecento le famiglie che hanno usufruito negli ultimi giorni degli interventi di  assistenza alimentare diretta con la consegna di beni di prima necessità (pasta, riso, latte biscotti, conserve e altro) da parte delle associazioni che stanno collaborando con il Comune per affrontare l’emergenza sociale legata al Covid19″. E’ il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando ad annunciarlo.

Due degli enti, il Banco Alimentare e il Banco delle Opere di carità, operano su base territoriale ed uno, la Caritas, su base cittadino ma in modo specifico per le famiglie con maggiori criticità (persone sole o con disabilità, estrema fragilità sociale o personale).

Da domani, lunedì 6 aprile, alcuni dei centri di distribuzione (45) collaboreranno anche alla raccolta dei documenti delle famiglie che hanno chiesto l’assistenza economica, mentre gli altri 130 centri sparsi per la città continueranno la loro attività di distribuzione dei beni alimentari in raccordo con il Comune, sulla base degli elenchi delle famiglie da assistere fornite dai servizi sociali. Ogni giorno saranno almeno mille le famiglie che potranno ricevere assistenza.

“Nessuno – ha detto infine il Sindaco – sarà lasciato da solo, nessuna famiglia, nessun cittadino. E’ un periodo difficilissimo ma tutti devono sapere che chi ha diritto ad essere aiutato, chi vive una situazione di disagio non dovrà affrontare questo momento da solo”.

La denuncia è su facebook, diventato, in questa fase, ancora di più megafono e strumento digitale di solidarietà universale, nell’affrontare quel mostro chiamato coronavirus. Un ponte virtuale di vicinanza.

Nei giorni scorsi il sindaco di Palermo Orlando aveva giustamente lanciato l’ennesimo appello, con un video sul suo profilo social, con il quale chiedeva ai propri concittadini di stare a casa. Un monito assolutamente condivisibile al grido: “Obbedite”. E poi, amaramente, come potete vedere dalla foto, scattata questo pomeriggio e pescata su facebook, un gruppo di finti audaci o furbetti da strapazzo, che io definirei meglio come stolti e arroganti, fare un capannello in piazza di San Domenico, fregandosene altamente, non solo di se stessi, ma anche della salute dei palermitani e dei propri familiari.

Che dire, nulla. Incoscienza, irresponsabilità, strafottenza o tutto ciò che in questo momento vi viene in mente. Purtroppo sono sempre i pochi che cercano di vanificare lo sforzo e il sacrificio dei palermitani chiusi nei loro fortini a combattere. Senza alcun dubbio un esempio limpido di stoicismo, che sarà premiato contro l’idiozia di chi ha, per dirla alla 2.0, l’hard disk danneggiato. Altre parole sarebbero inutili e forse ancora più offensive.

Il video appello del sindaco Leoluca Orlando

Nuovi dati sull’emergenza coronavirus in Sicilia sono stati comunicati dalla Regione Siciliana all’Unità di crisi nazionale. Si tratta di un aggiornamento relativo allo stato attuale e riferito alle 17 di oggi.

Sono stati 19.896 i tamponi effettuati dall’inizio dei controlli. Di questi sono risultati positivi 1.932 (+73 rispetto a ieri), mentre, attualmente, sono ancora contagiate 1.726 persone (+62).

I pazienti ricoverati sono, invece, 627 (+19 rispetto a ieri), di cui 74 in terapia intensiva (+1), mentre 1.099 (+43) sono in isolamento domiciliare, 95 guariti (+1) e 111 deceduti (+10).

Per quanto riguarda le 9 province, questi sono i dati comunicati dalla Regione siciliana relativi ai soggetti positivi: Agrigento, 99 (0 ricoverati, 2 guariti e 1 deceduto); Caltanissetta, 82 (25, 4, 7); Catania, 506 (158, 21, 42); Enna, 266 (162, 1, 13); Messina, 306 (130, 14, 24); Palermo, 260 (77, 24, 12); Ragusa, 40 (6, 4, 3); Siracusa, 77 (44, 24, 6); Trapani, 90 (25, 1, 3).


In Sicilia, almeno per ora, la stagione balneare non partirà. L’avvio, previsto per legge il primo maggio, è stato sospeso a data da destinarsi. La decisione rientra tra le iniziative di contenimento del contagio da Coronavirus, adottate dall’assessorato alla Salute. Sospesi, per adesso, anche tutti i lavori di campionatura delle acque.

Inoltre, i gestori delle strutture balneari saranno esonerati, per l’anno 2020, dal pagamento dei canoni delle concessioni demaniali marittime. Lo prevede una delle norme inserite nella nuova finanziaria d’emergenza che il governo Musumeci sta mettendo a punto.

“Non sappiamo ancora – afferma l’assessore al Territorio Toto Cordaro – se la stagione risulterà completamente compromessa ma, in ogni caso, l’esonero dal pagamento dei canoni demaniali potrà contribuire ad agevolare la ripresa economica delle attività turistico-balneari. Un settore che, al pari di tantissimi altri, inevitabilmente subirà un forte contraccolpo da ciò che stiamo vivendo. Nessuno, comunque, sarà abbandonato e, se necessario, studieremo nuove e più importanti misure di sostegno”.

Mirko Lagotto, infermiere dell’ospedale Rivoli di Torino, posta un video su facebook, sulle note di Vasco Rossi, mentre indossa la tuta poco prima di iniziare il proprio turno di lavoro. E scrive: “Dedicato a tutti i colleghi che stanno per iniziare, a tutti quelli che stanno per finire , a chi si sta bardando tra mille pensieri a chi si sta togliendo quella mascherina maledetta …. e come dice il Blasco domani arriverà lo stesso anche se questa notte un senso non ce l’ha!!!”.

“Tutti gli esercizi commerciali debbono restare chiusi la domenica e nei giorni festivi. Tutti, tranne le farmacie di turno e le edicole”.

Lo prevede una nuova ordinanza firmata dal presidente della Regione siciliana Nello Musumeci, per evitare assembramenti e contrastare quindi, ancora di più, il propagarsi del Coronavirus nell’Isola.

Il provvedimento è stato adottato ieri sera dopo la video conferenza con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i ministri degli Affari regionali e della Salute Francesco Boccia e Roberto Speranza.
Nel corso della riunione, alla quale erano presenti anche gli assessori regionali all’Economia Gaetano Armao e alla Salute Ruggero Razza, il premier ha ribadito la possibilità, da parte delle Regioni, di emanare provvedimenti ancora più stringenti rispetto a quelle nazionali.

Nella nuova ordinanza, già notificata ai prefetti e ai sindaci, vengono richiamate tutte le disposizioni già emanante nei giorni scorsi.

“Sarà meglio usare mascherina e guanti anche in casa. E, soprattutto, limitare all’indispensabile l’utilizzo degli ambienti domestici condivisi. Mi rendo conto del sacrificio ma i risultati del nostro studio sulle probabilità di essere infettati dimostrano chiaramente l’assoluta efficacia della restrizione”.

E l’allarme che lancia il professor Andrea Crisanti che prevede un nuovo fronte di lotta al virus. Dopo l’idea dei tamponi diffusi, che in Veneto sembra abbia funzionato, ecco una proposta che farà sospirare le famiglie: mascherine pure fra le mura di casa.
Crisanti la fa dopo aver analizzato a fondo i dati dell’epidemia con una quarantina fra ricercatori e tecnici divisi in due gruppi di lavoro, uno italiano dell’azienda ospedaliera e dell’Università di Padova, dove lui dirige il Dipartimento di Medicina molecolare, e uno britannico coordinato dal Neil Ferguson dell’Imperial College di Londra, il matematico che ha fatto cambiare idea al premier Boris Johnson convertendolo a una strategia più aggressiva.
Lo studio, nato dall’indagine su Vo’ Euganeo, sarà presto a disposizione della comunità scientifica internazionale. Queste, in estrema sintesi, le conclusioni: se c’è un positivo in famiglia, il rischio di essere infettati è 84 volte superiore rispetto alla norma; identificando e isolando tutti gli infetti la capacità di riproduzione del virus scende subito da 2 a 0,2; con l’isolamento si elimina la trasmissione anche senza imporre misure drastiche di contenimento al resto della popolazione; dopo aver ricostruito tutte le catene di contagio, dalle quali i bambini risultano esclusi, si stima che i primi casi infetti di Vo’, focolaio del primo decesso in Italia, risalgano alla seconda settimana di gennaio.

Professor Crisanti, dopo settimane di chiusura le mascherine in casa potrebbero sembrare inutili. Viene da pensare che se non si è stati ancora contagiati il pericolo è scampato.
“No, non è così. I casi si sono accumulati. Le persone non si ammalano tutte nello stesso momento. Noi vediamo una progressione. In ospedale arrivano a grappoli, interi nuclei familiari. Questo significa che se non si sta attenti le nostre case possono trasformarsi in tanti piccoli focolai di contagio. Diciamo che in questo momento sono più protetti i single. Sarebbe comunque opportuno accompagnare la misura con un’opera seria di informazione. Non è cosa semplice difendersi da un’infezione”.

Al di là di guanti e mascherine, come se ne esce?
“Ci vuole un’azione decisa. Sarebbe utile andare nelle abitazioni a fare i tamponi quantomeno a tutte le persone che hanno accusato sintomi non gravi. Controllare poi i familiari e chi è entrato in contatto con i soggetti contagiati. Non solo. Sarebbe molto utile trasferire tutti i positivi in strutture ad hoc. Naturalmente parlo delle persone che non richiedono un ricovero ospedaliero”.

(fonte articolo Corriere.it) (fonte foto: giochibambiniragazzi.it)

I casi relativi al contagio da coronavirus, che sono stati monitorati nelle 9 province siciliane e aggiornati a questo pomeriggio, vedono Catania e Palermo con i casi più elevati rispetto al resto dell’isola. I dati sono stati trasmessi dalla Regione Siciliana all’Unità di crisi nazionale.

Questa la divisione degli attuali positivi nelle varie province: Agrigento, 97 (0 ricoverati, 2 guariti e 1 deceduto); Caltanissetta, 73 (20, 4, 6); Catania, 500 (174, 21, 38); Enna, 245 (139, 1, 11); Messina, 300 (128, 14, 23); Palermo, 255 (76, 24, 11); Ragusa, 40 (7, 3, 3); Siracusa, 76 (40, 24, 6); Trapani, 78 (24, 1, 2).

Si attende, comunque, il picco dei contagi che dovrebbe avvenire, secondo quanto più volte affermato dagli esperti, nella parte finale del mese di aprile.

Gli imprenditori siciliani lanciano un grido di allarme affermando di non aver le risorse per pagare le tasse, bocciando, di fatto, la manovra Cura Italia predisposta dal governo.

Un SOS corale che emerge da un sondaggio realizzato da Sicindustria e rivolto alle imprese. Il sondaggio su base regionale è stato svolto su un campione significativo di imprese e rappresenta la fotografia dell’attuale situazione in cui versa l’economia siciliana.

Le domande proposte al mondo produttivo riguardano prevalentemente la disponibilità di risorse necessarie al pagamento dei contributi, delle imposte, dei fornitori, insomma il tema pressante della liquidità delle imprese. Focus anche sui vincoli burocratici relativi alla regolarità contributiva, e infine un giudizio complessivo sull’efficacia del decreto legge “Cura Italia”. Sei domande in tutto. Ecco il giudizio, impietoso, che viene fuori.

L’85 per cento degli imprenditori bolla come insufficiente l’intervento delgoverno con la manovra “Cura Italia”. Il 12,2 per cento lo valuta sufficiente. Il restante 2,6% lo giudica buono.

La liquidità. Un dato secco e allarmante: l’80% delle imprese non ha i soldi per pagare regolarmente imposte e tasse. E ancora, nel dettaglio: il 67,2% degli imprenditori ha dichiarato che si trovano nella condizione di non poter adempiere al versamento dei tributi locali, come l’IMU o la Tari.

Drammaticamente identica la percentuale delle imprese che si trova nelle condizioni di non poter pagare regolarmente le forniture nei prossimi 60 giorni. Il 68,7% delle imprese ascoltate ha dichiarato di non poter pagare gli stipendi e i contributi del personale nei prossimi 60 giorni.

Alla paralisi dovuta alla pandemia da Coronavirus si aggiunge un ulteriore aggravamento, che è quello della burocrazia. Quasi ¾ delle imprese ascoltate (il 74,8%) ritiene necessaria la sospensione delle regole di rilascio del DURC, il documento che attesta la regolarità contributiva di un’impresa.

“In una situazione d’emergenza le arcaiche procedure burocratiche esistenti a livello regionale e nazionale – afferma il presidente di Sicindustria Alessandro Albanese – rischiano di determinare la chiusura di centinaia di imprese. Abbiamo evidenza che le attività relative alle procedure della CIGD (cassa integrazione in deroga) sono in forte ritardo e appesantite da adempimenti burocratici inutili: in Sicilia non è ancora aperto il termine per presentare le domande. E questo determinerà ulteriori disagi e tensioni sociali. I pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni alle imprese subiscono ulteriori e incomprensibili ritardi; si susseguono annunci su ipotetiche misure regionali a sostegno delle imprese ma nulla di concreto. Anche i provvedimenti e le offerte del sistema bancario per garantire la liquidità alle aziende sono rimasti legati a procedure di valutazione, che non tengono conto del momento emergenziale e della mancanza di un sistema di autofinanziamento delle aziende stesse legato ai normali flussi di cassa”.

Sicuramente – conclude Albanese – sconfiggeremo il Coronavirus ma è altrettanto probabile che le imprese vengano uccise da un miope e bizantino sistema burocratico”.