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Madonna è stata contagiata dal Coronavirus. A svelarlo è stata proprio la popstar che ha pubblicato su Instagram un video in cui ha dato la notizia ai fan. Dallo scorso 16 marzo, la cantante si trova in quarantena in Portogallo insieme ai figli.

Nel video apparso sui social la popstar è seduta dietro una macchina da scrivere, lo sguardo serio e la voce intensa. Racconta il suo isolamento dal resto del mondo e aggiunge una frase che ha gelato i fan. “Ho fatto un test l’altro giorno – dice – e ho scoperto di avere sviluppato gli anticorpi al coronavirus. Quindi sono stata contagiata dal Covid-19″. In tanti hanno commentato il post, preoccupati per lo stato di salute della popstar.

La 61enne non ha fornito informazioni, non ha parlato dei sintomi del coronavirus e non ha fatto ipotesi su quando potrebbe aver contratto la malattia. L’unica certezza è che ha sviluppato gli anticorpi per il Covid-19, come ha confermato lei stessa al termine della clip. “Domani farò un lungo viaggio in macchina – aggiunge -, abbasserò giù il finestrino e respirerò l’aria Covid-19. Sì. Spero che il sole splenda”.

Il lockdown e la diffusione del Coronavirus, avevano costretto Madonna, così come tanti altri artisti, ad annullare il suo tour Madame X. Una tournée iniziata sotto una cattiva stella, segnata dalla cancellazione di diversi live e da infortuni della cantante, provata da forti dolori. Solo qualche mese fa Lady Ciccone aveva abbandonato in lacrime Le Grand Rex di Parigi, dove si stava esibendo, dopo essere caduta, ed era stata trasportata d’urgenza in ospedale.

In seguito la popstar era volata in Portogallo, dove vive con i figli, annullando tutti i concerti, ma continuando a tenersi in contatto con i fan grazie a Instagram. La star di Material Girl aveva fatto sapere di essere impegnata in prima linea nella battaglia contro il virus, grazie ai finanziamenti fatti alla Fondazione di Melinda e Bill Gates per trovare prima possibile una cura e un vaccino contro il Covid-19.

(fonte dilei.it)

Anche la compagnia irlandese di voli low cost Ryanair, è in procinto di tagliare 3mila posti di lavoro perché ha dichiarato che “ci potrebbero volere almeno due anni perché la domanda dei passeggeri torni alla normalità”.

La “sforbiciata” riguarderebbe principalmente piloti e personale di bordo. La compagnia aerea valuta, inoltre, riduzioni salariali fino al 20% e la chiusura di una serie di basi in Europa fino al recupero del traffico.

L’amministratore delegato del gruppo, Michael O’Leary, che si era ridotto la retribuzione del 50% per aprile e maggio, ha deciso di estendere questa riduzione per l’intero esercizio finanziario, fino a marzo 2021.

Ryanair ha, anche, annunciato lo stop del 99% dei suoi voli fino a luglio e ha dichiarato di aver avviato negoziati con Boeing per ridurre il numero di consegne di aeromobili nei prossimi 24 mesi, spiegando che il numero di passeggeri del primo trimestre è stato inferiore del 99,5% alle previsioni di 42,4 milioni di passeggeri, attestandosi su meno di 150mila.

Fino a marzo 2021, Ryanair prevede di trasportare meno di 100 milioni di passeggeri (quando l’obiettivo originale era 154 milioni). La compagnia aerea ha anche affermato che contesterà nei tribunali europei gli “aiuti di Stato illegali e discriminatori” concessi ad alcune compagnie aeree europee.

(fonte Repubblica.it)

“Sarà una graduale riapertura in una battaglia che ancora non è stata vinta”. Sono queste le parole, in un video, del presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, che, nei giorni scorsi, aveva preannunciato la firma dell’ordinanza che entrerà in vigore dal 4 al 17 maggio. Il provvedimento si muove all’interno delle linee guida fissate da Roma, seppure con qualche “forzatura”.

A cominciare dal permesso alle famiglie di potersi trasferire nelle seconde case, a patto che non facciano la spola con la principale abitazione, ma vi rimangano per la stagione. Disco verde anche per l’asporto ai ristoranti, pasticcerie, gelaterie, bar e pub, con il divieto di consumare nei locali e nelle adiacenze. Si potrà accedere al cimitero e acquistare fiori e piante.

Un’attenzione anche verso gli animali da affezione per i quali sarà consentita la tolettatura. Novità pure per le società sportive che sono autorizzate a iniziare attività amatoriali di corsa, tennis, pesca, ciclismo, vela, golf ed equitazione.

Rimangono congelate, invece, le limitazioni all’accesso nell’Isola almeno fino al 17 maggio. In quella stessa data il governatore Musumeci spera anche di strappare al premier Conte il permesso di riaprire le loro botteghe ai parrucchieri per uomo e per donna. Restano invariate le disposizioni relative all’obbligo di quarantena.

Il Presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci

E’ un Giuseppe Conte che tenta la carta delle scuse, rivolte agli italiani, che non hanno ancora ricevuto gli aiuti promessi. E lo fa sempre su facebook, proprio in occasione della celebrazione del primo maggio, festa dei lavoratori.

“Non farò finta di non sentire i vostri consigli, le vostre sollecitazioni, la vostra rabbia, la vostra angoscia. Non cadono nel vuoto, non sono parole al vento. Sono piuttosto il vento che spinge più forte l’azione del governo. Credo sia l’unico modo per onorare questo giorno, questo 1 maggio”.

“Abbiamo lavorato al massimo – si legge nel post del suo profilo social – per far ripartire a pieno regime il motore dello Stato, perché questo poderoso sostegno pubblico si concretizzasse in pochi giorni: ci sono stati e ancora continuano alcuni ritardi nelle somme da erogare, come pure complicata si sta rivelando la partita dei finanziamenti. Chiedo scusa a nome del governo, e vi assicuro che continueremo a pressare perché i pagamenti e i finanziamenti si completino al più presto”, ha continuato Conte. 

“Lo Stato, così come tutti i lavoratori, non ha mai trovato di fronte a sé una minaccia sanitaria ed economica come questa. Negli ultimi 50 giorni abbiamo dovuto mettere in campo uno sforzo economico pari a quello di intere manovre di bilancio realizzate nell’arco di 2 o 3 anni. Tanti hanno ricevuto un sostegno – ha concluso il Premier – altri lo riceveranno nei prossimi giorni. E’ ai dettagli un nuovo provvedimento con aiuti e misure per la ripartenza economica che saranno più pesanti, più rapidi, più diretti”.

(fonte Agi)

Uno spaccato sociale devastante al tempo del coronavirus, dove migliaia di italiani sono costretti a fare la fila al Monte dei Pegni per avere liquidità. E’ quello che accade in giro per il nostro Paese e testimoniato, oggi, dal Corriere.it in un video.

“Non è vero che il funerale lo paga lo Stato. Mio marito è da un mese che aspetta nel deposito. È morto il 23 marzo, è stato cremato, ma adesso mi chiedono 400 euro. Aspetterà un altro mese la sepoltura e intanto sono costretta a pignorare i ricordi di una vita insieme“.

Concetta ha 78 anni e vive a Torino da 55, ma il nervosismo le fa tornare il suo accento di origine, quello siciliano: “Me l’hanno ucciso: andava in ospedale a fare la dialisi, ma stava bene: è lì che ha preso sto virus, l’ultima volta è entrato e dopo otto giorni non c’era più”, dice piangendo, in coda dall’alba insieme a decine di altre persone davanti alla porta del monte di pietà di Torino.

Ci siamo ormai abituati negli ultimi mesi alle lunghe file davanti ai supermercati. Ora a crescere sono quelle al Banco dei Pegni, fatte anche da liberi professionisti che hanno bisogno urgente di liquidità per riaprire le attività o per le spese di messa in sicurezza. Si porta di tutto, soprattutto oro e gioielli.

In coda c’è poca voglia di parlare. Dopo giorni di confusione per stabilire dove iniziasse e finisse la fila, un signore si arrangia e distribuisce dei fogliettini numerati: “Qui prima delle nove non aprono”. La prima è una signora di 86 anni, è arrivata alle sei del mattino, è avvolta in grosso piumino che la ripara dal freddo della notte: “È la quinta volta che ci provo, non ho figli sono sola, pignoro qualcosa per avere dei soldini“, racconta. Un altro distanziato dagli altri aspetta in silenzio: “Lavoro come operatore sociosanitario in una di quelle Rsa di cui si parla tanto, lì è una strage”, racconta Julio, originario del Perù, da 22 anni in Italia: “Sono da un mese a casa. Quando ho capito la faccenda ho chiamato il mio medico e sono risultato positivo al covid: non ci sono più infermieri, non ci danno le protezioni adeguate. Ogni giorno muore un mio amico”, dice pensando agli anziani che ha assistito.

La tensione è tangibile, c’è sconforto e disperazione. Ma questa è una soluzione veloce: si entra e nel giro di 15 minuti si ha un prestito, senza grossi problemi: si può scegliere una polizza per tre, sei o nove mesi, con un TAN del 7% su base annua. Nessuno chiede che lavoro si fa, se si hanno debiti, quale situazione si vive: clienti che difficilmente avrebbero un prestito bancario. In coda gli accenti si mischiano: Nord, Sud, da fuori Italia. Metà donne e metà uomini, tutti con la mascherina, l’età è medio alta. C’è chi ha perso il lavoro per il coronavirus, chi faticava già prima e a malapena arrivava alla fine del mese. Molti sono qui anche per rinnovare il prestito, non per riscattare: “Non è un bel periodo per portare via le cose, non c’è lavoro, come facciamo?”, racconta una signora del centro Africa che si è dovuta fare 30 chilometri. Ma sono tanti i nuovi clienti.

È così in tutta Italia, lo confermano gli stessi gruppi che se ne occupano, si parla di un + 30%: “Ci stiamo accorgendo negli ultimi giorni dell’aumento di clienti: alla nostra sede principale al Monte di pietà di Roma abbiamo la coda già prima dell’apertura“, dice Rainer Steger, codirettore generale di Affide, la più grande società di Credito su Pegno in Italia: “Dopo un primo momento di flessione abbiamo avuto il picco negativo nella seconda metà di marzo, causa la limitata mobilità. Ora stiamo recuperando i numeri precovid, ma evidenziamo l’arrivo di persone nuove e immaginiamo saranno sempre di più nei prossimi mesi”.

Secondo uno studio Doxa per Affide gli italiani posseggono fino a sette gioielli in casa, ma ne utilizzano uno o due: un tesoretto fermo da cui attingere, ma con la crisi degli ultimi anni si è ristretto sempre di più. Al momento l’oro 750 è dai 19 euro ai 20 euro grammo, l’oro 999 dai 24 ai 26 al grammo, una valutazione che cambia ogni settimana. E chissà quanti andranno ai ComproOro quando riapriranno. Da sempre nei periodi di crisi economica, anche durante la peste, gli italiani si sono rivolti al credito a pegno. Pensare che proprio in Italia è nato nel 1462 a Perugia, per togliere gli usurai dalle strade: un mercato che oggi vale 900 milioni di euro l’anno. “Si rivolgono a noi perché hanno sentito dire che il tutto avviene in modo facile, senza valutazioni patrimoniali, si esce con i soldi in mano, è un prodotto indicato in questo periodo”, conclude Steger. Solo il 5% dei beni in pegno va all’asta, ma con la crisi in corso la percentuale potrebbe aumentare.

“Si è avuto un duplice cambiamento: è aumentato il numero di operazioni con nuovi prestiti, e sono diminuiti i rinnovi», spiega Giuseppe Gentile, direttore generale ProntoPegno spa, con sei sportelli in Italia. Un aspetto evidente anche nell’utilizzo delle richieste di valutazioni tramite app, invece che recarsi agli sportelli: +15%, prima era fermo al 3%. Il gruppo ha uno sportello anche a Rimini, lì di solito l’estate è un periodo calmo, la gente lavora, il denaro gira e il pegno è fermo: ma quest’estate, annunciano, forse sarà diverso. Sono sempre di più poi anche i liberi professionisti che si rivolgono al credito su pegno: molti aspettano i soldi dallo Stato, che però non arrivano, e hanno bisogno di liquidità per riaprire le attività, anche per affrontare le spese di messa in sicurezza.

(Fonte Corriere.it – foto: ilprimatonazionale.it)

L’aeroporto di Palermo Falcone-Borsellino si avvia a ripartire. Percorsi obbligatori per i passeggeri in arrivo e in partenza, sanificazioni, strumenti di protezione individuale e test sierologici per il personale aeroportuale, termoscanner e segnaletica.  Sono queste alcune misure di un piano articolato messo in campo dall’aeroporto di Palermo, Falcone-Borsellino, per contenere il rischio contagio da Covid19, in vista della potenziale ripartenza del traffico aereo.

La Gesap, la società di gestione dello scalo palermitano, ha previsto il ricorso massiccio delle operazioni di pulizia e sanificazione, con una frequenza maggiore di intervento nelle aree del terminal e in quelle dedicate al personale. Inoltre, aumenteranno le installazione per l’erogazione dei disinfettanti per le mani, prima e dopo ogni punto di contatto con e tra i passeggeri.

Si farà molta attenzione sul distanziamento fisico. Passeggeri e visitatori saranno guidati dalla segnaletica verso i percorsi obbligatori in entrata e in uscita dallo scalo aereo. Gli adesivi sul pavimento indicheranno i punti di attesa turno, mentre i pannelli divisori e i codometri delimiteranno le aree. Gli annunci sonori comunicheranno a tutti le regole sul distanziamento sociale. 

Inoltre, saranno installate barriere fisiche per limitare e controllare, con l’ausilio di strumenti elettronici, il numero massimo di passeggeri negli spazi condivisi (gate, negozi, per esempio), al fine di prevenire il sovraffollamento. 

I passeggeri in partenza e in arrivo dovranno utilizzare le mascherine e i guanti. Il personale aeroportuale indosserà schermi visivi in plexiglass e dispositivi di protezione individuale.

Il passaggio dall’aerostazione, per i flussi di passeggeri, accompagnatori, lavoratori in entrata e in uscita, comporterà dei percorsi ben definiti. In ogni ingresso/uscita dal terminal verrà installato un termoscanner per il controllo della temperatura corporea sotto il monitoraggio del personale sanitario.

“Nel giro di pochi giorni, in vista della ripresa dei voli, metteremo a punto tutti gli accorgimenti necessari per accogliere un flusso maggiore di passeggeri e contenere al meglio il rischio da Covid-19 – spiega Giovanni Scalia, amministratore delegato di Gesap -. In queste ore, diverse compagnie ci stanno contattando per programmare la ripartenza. Alle misure di contenimento già in atto, aggiungiamo così ulteriori filtri e accorgimenti per distanziare i passeggeri e agevolare i controlli sanitari”.

“Inoltre, al tavolo nazionale con Assaeroporti – conclude Scalia – si lavora sull’applicazione dei protocolli sanitari per il contenimento della diffusione del virus nelle fasi di check-in, imbarchi e controllo passaporti; screening sanitari per i passeggeri, misure sostenibili di distanziamento sociale nel rispetto anche delle regole europee”.

Sembra non esserci “pace” per l’Amat, l’azienda di trasporto cittadino che, ad oggi, non ha ancora corrisposto, ai propri dipendenti, lo stipendio di aprile. In una lettera inviata al prefetto di Palermo, Antonella De Miro, i lavoratori denunciano la grave situazione dell’azienda che li ha lasciati, proprio in occasione della festa del Primo Maggio, senza emolumenti.

Tutto ciò, a quanto pare, soltanto per un problema burocratico di cui non si capisce il motivo. “Il 14 aprile scorso – scrivono i dipendenti nella lettera – è stata accreditata dalla Regione siciliana al Comune di Palermo, la somma di 9 milioni e 400 mila euro, relativa ai chilometri effettuati nel primo trimestre dell’anno. Ad oggi, invece, il Comune non ha stornato le somme all’Amat, malgrado i dipendenti, con senso di responsabilità e abnegazione, continuano ad assicurare il servizio di trasporto pubblico”.

E poi pongono anche una domanda sibillina: “perchè il Comune non ha versato ancora queste somme e, soprattutto, quali sono i motivi a noi sconosciuti, perchè ciò non è avvenuto?”.

E volendo leggere in un’ipotetica sfera di cristallo, chissà se lo scontro politico tra il Sindaco Orlando e il Presidente dell’Amat, Michele Cimino abbia a che vedere con questa vicenda. Ovviamente le nostre sono solo “congetture” ma come diceva un politico della Prima Repubblica: “A parlare male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina“.

Ricordiamo che nel marzo scorso Cimino, con una lettera indirizzata al Comune di Palermo, aveva messo in mora lo stesso Ente locale, chiedendo 120 milioni di euro per i servizi di car e bike sharing, delle zone blu, e di rimozione e non ultimi quelli relativi alle linee del tram. Una richiesta che aveva fatto sobbalzare il primo cittadino (diciamo “fuoco amico”) e, di fatto, incrinare i rapporti politici con l’uomo che, attualmente, guida la stessa Amat. Una vera e propria bomba ad orologeria che se innescata, avrebbe mandato, anzi potrebbe realisticamente mandate in tilt, i conti del Comune di Palermo.

E adesso la protesta dei dipendenti che si dichiarano “stanchi di questa situazione” e che rivolgono anche un appello al Presidente dell’Amat, “affinchè protesti energicamente dimostrando la propria buona fede, percorrendo l’unica strada che le rimane per riscattarsi”.

A questo punto non resta che attendere una risposta “ufficiale” che, sicuramente, non tarderà ad arrivare. E la Sibilla Cumana è avvisata.

La lettera dei dipendenti Amat

Il sondaggio pubblicato questa mattina dal Corriere.it e realizzato dall’Istituto Ipsos di Nando Pagnoncelli, delinea un quadro politico, riferito agli orientamenti di voto, che fa segnare dei cambiamenti rilevanti proprio in un momento drammatico per il nostro Paese che sta affrontando l’emergenza del coronavirus.

La Lega, pur mantenendosi al primo posto con il 25,4%, arretra del 5,7%, scende al di sotto del 30% e ritorna sui valori del maggio 2018. Invece, quasi in controtendenza il M5S cresce del 3,3% attestandosi al 18,6%. Il Pd si mantiene al secondo posto con il 21,3% (+0,7%) riportandosi sui valori dell’estate scorsa, prima della scissione di Renzi. A seguire Fratelli d’Italia con il 14,1% (+1,1%), e Forza Italia con il 7,5% (+0,7%).

Il M5S sembra beneficiare dell’immagine positiva del governo e del suo presidente più del Pd che è stato a lungo in silenzio a causa della malattia del suo segretario Zingaretti colpito dal coronavirus. Nel complesso i tre principali partiti del centrodestra perdono il 4,2%, scendono per la prima volta nell’anno al di sotto del 50% (47%), e riducono a soli 2 punti il vantaggio sulle quattro forze della maggioranza (che salgono al 45%).

Dal sondaggio emerge che la preoccupazione per la pandemia si mantiene elevata, ma in aprile si rileva una graduale percezione di miglioramento della situazione. Oggi, infatti, il 39% ritiene che siamo all’apice dell’emergenza (in calo del 17% rispetto ad inizio aprile), mentre gli ottimisti, cioè coloro che ritengono che il peggio sia passato, salgono al 21% (contro il 6% di inizio mese), e chi si aspetta che il peggio debba ancora arrivare scende al 22%. Dunque, per la prima volta prevale l’opinione di coloro che ritengono opportuno riaprire la maggior parte delle attività lavorative (49%), rispetto a chi è favorevole al mantenimento della chiusura per evitare i contagi (37%).

In questo quadro gli indici di gradimento del governo (58) e del presidente Conte (66) fanno segnare un aumento rispettivamente di 2 e 5 punti rispetto a marzo, attestandosi sul livello massimo dall’esordio dell’esecutivo giallo-rosso in poi.

Gradimento dei leader. Il sondaggio fa registrare cambiamenti di rilievo rispetto al mese di marzo che, lo ricordiamo, fu caratterizzato da un prevalente clima di concordia generato dall’emergenza sanitaria. Oggi si registra un aumento di gradimento per la maggior parte degli esponenti della maggioranza e una flessione per quelli dell’opposizione: il ministro della Salute Speranza aumenta di 4 punti e si colloca al primo posto con un indice pari a 37, di fatto raddoppiando il valore registrato a inizio mandato. Al secondo posto si colloca Giorgia Meloni (35), in flessione di 4 punti, seguita da Franceschini (34), in aumento di due. Salvini fa segnare il calo più vistoso (perde 8 punti), cedendo due posizioni in graduatoria, attestandosi a 31, tallonato da Zingaretti a 30. Poi Di Maio (29) e Bellanova (25), entrambi in crescita di 2 punti, quindi Bonafede a 24, Crimi (22), Berlusconi (21) e Renzi (13).

(fonte Corriere.it)

“E’ necessario evitare un ulteriore avanzamento della crisi, derivata dall’emergenza del Covid19, ponendo attenzione e sostegno al tessuto economico delle città durante la fase2”.

E’ quanto ha chiesto al governo Conte, il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando che, oggi pomeriggio, ha partecipato all’incontro dei sindaci metropolitani, in vista della predisposizione di una piattaforma di richieste e proposte al governo nazionale.

“Quello che deve essere evitato è il collasso del sistema finanziario dei Comuni attraverso un pacchetto di proposte a salvaguardia dei servizi ai cittadini”

Il Sindaco ha condiviso la proposta di un allentamento, se non la cancellazione dei vincoli  di spesa imposti dal Patto di stabilità europeo “che – ha ribadito – è già stato sospeso dal Parlamento comunitario e va ora sospeso a livello nazionale per liberare risorse per i Comuni”.

La riunione ha, anche, evidenziato la necessità di definire delle linee guida in tema di sicurezza sanitaria, rispetto a competenze e procedure da applicare a diversi settori fra cui gli enti locali e i loro dipendenti, le attività imprenditoriali, le scuole, le attività culturali e artistiche e quelle sportive.

Nel corso dell’incontro è stata, infine, sottolineata la necessità di procedere con nuove ordinanze di protezione civile nazionale, per assegnare risorse e permettere deroghe procedurali per la fornitura di dispositivi di protezione personale per dipendenti comunali che dovranno tornare al lavoro e, allo stesso tempo, mantenere le deroghe in favore del lavoro agile e delle fasce più deboli.

Una durissima presa di posizione, quella della Lega, contro le possibili scarcerazioni di alcuni detenuti per reati di mafia. A lanciare strali contro il governo Conte è il segretario regionale della Lega in Sicilia, Stefano Candiani che, assieme ai deputati nazionali, Nino Minardo e Alessandro Pagano ha stigmatizzato quanto sta accadendo.

“Le scarcerazioni, avvenute e paventate – affermano gli esponenti leghisti – suonano come una dichiarazione di fallimento dello Stato rispetto alle pretese dei mafiosi e non possono essere giustificate in alcun modo. Farli tornare a casa vuol dire assumere un atteggiamento irrispettoso versi i cittadini, il cui diritto alla sicurezza non può e non deve essere messo a repentaglio. Non può passare il principio di un governo che tiene i cittadini chiusi in casa e spalanca le porte delle carceri per fare uscire i mafiosi”.

“I porti vengono tenuti aperti e i migranti entrano indisturbati in Sicilia – aggiungono Candiani, Minardo e Pagano – e allo stesso tempo, c’è il rischio che siano aperte le porte delle carceri e che mafiosi con condanne anche a pene pesanti vengano liberati. Nessuna delle due cose è ammissibile e lecita, perché porta con sé effetti di una gravità inaudita per i siciliani. Si impedisca questa follia. Governo Conte, la Lega non vi darà tregua”.

(fonte foto: sito antimafiaduemila.com)