Un altro atto di forza di Putin e del suo braccio destro agli esteri Lavrov. La decisione di abbandonare il Consiglio d’Europa da parte della Russia, si abbatte nel pieno della guerra in Ucraina.
“Il corso degli eventi è diventato irreversibile e la Russia non ha alcuna intenzione di sopportare le azioni sovversive intraprese dall’Occidente, che spinge per un ordine basato sulle regole e sulla sostituzione del diritto internazionale calpestato dagli Stati Uniti e dai suoi satelliti”. E’ quanto afferma il ministro degli Esteri, Serghei Lavrov, come riportato dall’agenzia Tass.
“La decisione della Russia – ha continuato Lavrov – è stata presa a causa del comportamento ostile dei Paesi europei e della Nato nei confronti della Russia, continuando “nel solco della distruzione del Consiglio d’Europa e dello spazio giuridico e umanitario in Europa”.
Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov
“I membri dell’Unione Europea e della Nato, che sono ostili nei confronti della Russia – ha detto infine il Lavrov – stanno abusando della loro assoluta maggioranza nel comitato dei ministri del Consiglio d’Europa. La Russia non prenderà parte al tentativo di Nato e Ue nel trasformare la più antica organizzazione europea in un altro luogo dove vengono esaltati i mantra della supremazia e del narcisismo dell’Occidente. Lasciamo che si divertano tra loro senza la compagnia della Russia”.
Lo scorso 25 febbraio, subito dopo l’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca, il Comitato dei Ministri aveva deciso di sospendere, con effetto immediato, la Federazione russa dai suoi diritti di rappresentanza nel Comitato dei Ministri e nell’Assemblea Parlamentare.
La minaccia nucleare lanciata da Putin, gli insulti ai leader ucraini e gli avvertimenti pesanti nei confronti dell’Europa segnalano un leader russo in difficoltà e costretto ad affrontare una situazione che probabilmente non aveva previsto ed un’evoluzione della guerra sul terreno che sta diventando di non facile gestione per l’esercito russo.
Il capo del Cremlino ha deciso di lanciare nel cuore della vecchia Europa una tipica guerra del novecento con carri armati, truppe che avanzano nel fango, città bombardate, sangue e morte, con un coinvolgimento crescente di civili compresi i bambini.
Da questi primi cinque giorni di una guerra – che secondo diversi analisti potrebbe durare a lungo – emergono due elementi in parte imprevisti.
Il leader russo Vladimir Putin
La minaccia nucleare lanciata da Putin, gli insulti ai leader ucraini e gli avvertimenti pesanti nei confronti dell’Europa segnalano un leader russo in difficoltà e costretto ad affrontare una situazione che probabilmente non aveva previsto ed un’evoluzione della guerra sul terreno che sta diventando di non facile gestione per l’esercito russo.
Il capo del Cremlino ha deciso di lanciare nel cuore della vecchia Europa una tipica guerra del novecento con carri armati, truppe che avanzano nel fango, città bombardate, sangue e morte, con un coinvolgimento crescente di civili compresi i bambini.
Da questi primi cinque giorni di una guerra – che secondo diversi analisti potrebbe durare a lungo – emergono due elementi in parte imprevisti.
Da un lato alcuni errori di valutazione compiuti da Mosca, dall’altro un colpo di reni dell’Unione europea che, all’interno del fronte occidentale, ha mostrato unità, solidarietà e un coraggio che ha pochi precedenti nella storia comunitaria.
Sostanzialmente gli errori compiuti dalla Russia, dal punto di vista strategico, sono tre, al di là della ‘madre di tutti gli errori’ che è ovviamente quello di aver deciso di dichiarare una guerra terribile decidendo di risolvere una controversia tra Stati con le armi, abbandonando il dialogo diplomatico e la geopolitica. Il primo errore è quello di aver sottovalutato la capacità di reazione ucraina, che si basa non soltanto sulle capacità militari ma, soprattutto, sull’orgoglio, sul coraggio e la compattezza di una nazione democratica che si è unita intorno al simbolo della resistenza, il presidente Zelensky.
Il secondo errore è quello di aver previsto una divisione all’interno dell’Occidente che, al contrario, è stato capace di superare i diversi punti di vista in nome del bene comune e di creare un fronte unito contro Mosca con sanzioni dure e condivise. Il terzo errore è quello di non aver previsto un piano B. Nel momento in cui è fallita la ‘guerra lampo’ che avrebbe dovuto piegare l’Ucraina in pochi giorni, i generali russi sono ora di fronte ad un dilemma davvero atroce: usare tutta la potenza dell’esercito russo con un enorme numero di morti e distruzioni o rimanere nel guado di questa guerra che potrebbe durare davvero a lungo.
In questa fase emerge una nuova Europa con una determinazione trovata nel momento più buio. L’Unione europea, per la prima volta nella sua storia, sta mandando armi ad un Paese in guerra e sta costruendo una vera e concreta politica estera e di difesa comune. Si tratta di una grande novità per l’Ue che in futuro potrà, se proseguirà su questa strada, arrivare una vera identità di difesa comune, vale a dire un esercito europeo. La guerra l’Europa la fa con le sanzioni, chiudendo lo spazio aereo europeo alla Russia, eliminando Mosca dal circuito Swift della transazioni internazionali. I risultati sono sorprendenti. La borsa di Mosca oggi non ha aperto, il rublo è crollato al minimo storico con una perdita del 30%. Le proteste crescono nel Paese mentre anche gli alleati storici di Mosca, a cominciare dalla Cina, sono sempre più perplessi per le azioni del Cremlino.
L’ orrore e lo sgomento per l’invasione dell’Ucraina rimangono, ma adesso c’è anche una reazione che al Cremlino non avevano previsto in queste dimensioni. E, proprio per questo, la situazione sta diventando ancora più pericolosa.
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