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Il Palermo rischia di perdere anche lo stadio. La convenzione tra la società rosanero e il Comune, proprietario dell’impianto, è scaduta da almeno dieci anni e adesso il Consiglio comunale chiede spiegazioni e atti concreti prima di concedere un eventuale rinnovo ad altre condizioni.

In estrema sintesi, il Palermo gestisce il “Renzo Barbera” effettuando interventi di manutenzione straordinaria, che dovrebbero essere di pertinenza dell’amministrazione, e per questo motivo non paga ogni annuo i 300 mila euro di canone. Anzi, secondo il presidente rosanero Giovanni Giammarva “abbiamo effettuato alcuni lavori di manutenzione
straordinaria che, se sommati, portano la nostra società a essere in credito”.

Il Palermo ha proposto di rinunciare agli oltre 100 mila euro che avanzerebbe, pur di “chiudere una volta e per tutte la vicenda”. Ma la seconda commissione consiliare, che si occupa di Bilancio e Patrimonio, ha chiesto spiegazioni tanto che la fibrillazione tra viale del Fante e Palazzo delle Aquile è evidente.

I lavori, ha detto la dirigente del servizio Rosa Vicari al Giornale di Sicilia, “venivano autorizzati per una questione
di tempo: la questura ordina interventi nello spazio di 15 giorni, incompatibili coi tempi dell’amministrazione, altrimenti si sarebbe messo a rischio lo svolgimento delle partite”  Ma ci sarebbe anche un problema legato alla pubblicità e alla gestione degli ingressi: “Bisogna adeguare il canone annuo – ha specificato Giulio Tantillo, componente di Forza Italia della commissione -. Una parte degli introiti della pubblicità e della gestione delle tribune deve essere affidata  direttamente al sindaco che se deve invitare un ospite non può chiedere il permesso a qualcuno”.

Il presidente della commissione, il dem Giovanni Lo Cascio, sostiene che “l’interesse di tutti è trovare una soluzione e a questa bisogna lavorare. Senza pregiudizi e prese di posizione da parte di nessuno”. Più intransigente invece Mimmo Russo, consigliere del Gruppo Misto: “Non so cosa sono questi lavori che il Palermo Calcio dice di avere effettuato – ha spiegato al Giornale di Sicilia -. Chi ha autorizzato? Chi ha effettuato una verifica sulla congruità? Tutte domande che attendono una risposta convincente prima di procedere oltre”.

Nasce l’Inter club al Comune di Palermo, nella sede di Sinistra Comune a Palazzo delle Aquile, ma è subito polemica con i tifosi del Palermo. Sui tre consiglieri comunali, il presidente Sandro Terrani, il vice Giusto Catania e il segretario Paolo Caracausi, si è scatenata l’ira dei sostenitori rosanero che hanno riempito con la loro protesta i gruppi di Facebook.

L’apertura di un Inter Club all’interno di un gruppo consiliare è fatto insolito ma la trovata dei tre consiglieri è certamente goliardica e può servire per stemperare il clima incandescente della politica soprattutto in questo momento.  Ci saremmo aspettati una discussione sull’opportunità o meno di utilizzare quei locali e, invece, il popolo del Palermo si è scatenato.

Tutti hanno gridato al “tradimento” perché i tre politici, oltretutto palermitani doc in tutti i sensi, tifano Inter e dunque non sarebbero “degni” di rappresentare la città. “Senza vergogna”, “Palermo è Palermo, la sua squadra ce l’ha”, “Fate qualcosa per Palermo e per il Palermo”, scrivono nei post e chi più ne ha più ne metta. Potenza dei social. Il tifo per una squadra di calcio è diventato occasione per attaccare i politici per un motivo diverso. E sbagliato.