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“Esiste un reale rischio di chiusura per migliaia di aziende agricole a causa dei danni provocati dagli effetti del Covid. E’ necessario che la Regione siciliana dichiari lo stato di crisi. In seguito agli eventi pandemici l’agricoltura e la zootecnia siciliana versano in uno stato di grandissima difficoltà. L’ aumento dei costi di produzione e le continue speculazioni nei confronti dei nostri prodotti ha messo in ginocchio l’agricoltura e la zootecnia”.

E’ il grido di allarme lanciato dal movimento “Terra è Vita”, nel corso di un incontro avvenuto con l’assessore all’Agricoltura della Regione siciliana, Toni Scilla.

“Prodotti, come il grano duro, la frutta e l’uva – scrivono gli esponenti del movimento Santo Bono e Pino D’Angelo – hanno subito una flessione negativa di circa il 40%, mentre per altri prodotti come gli ortaggi, il latte bovino, la carne e l’olio d’oliva la diminuzione dei prezzi si attesta intorno al 35-40%. Inoltre, a tutto questo si aggiunge una serie di eventi atmosferici che, negli ultimi mesi, hanno arrecato danni gravissimi alle produzioni e alle strutture agricole. Questo, di fatto, costringerà migliaia di agricoltori e allevatori ad abbandonare l’attività produttiva, causando così un durissimo colpo all’economia dell’intera Sicilia”.

“Dunque, un nuovo bacino di disoccupazione settoriale vedrà decine di migliaia di lavoratori ritrovarsi senza alcuna forma di sostentamento. La chiusura dei ristoranti e degli hotel ha prodotto, tra l’altro, anche un calo vertiginoso del consumo dei prodotti agricoli mettendo in crisi le aziende siciliane”.     

“Si è parlato anche – si legge ancora nella nota – degli agrumi siciliani venduti a prezzi che non incoraggiano la produzione e che, inoltre, debbono subire la concorrenza sleale delle arance di provenienza estera che per di più vengono trattate chimicamente, ma oltre il danno economico per i produttori anche la beffa per il consumatore ignaro. Migliaia di aziende zootecniche rischiano la chiusura perché, se si considerano tutti i costi dei sementi, fieno, mangimi, affitti, tasse, contributi e via continuando, il latte prodotto viene venduto sotto-costo e la maggioranza dei pastori siciliani, non trasformandolo, si ritrovano a vendere il proprio prodotto in un mercato taroccato, dove chi acquista il latte a litro va a rivenderlo fuori dalla Sicilia a prezzi che arrivano anche a 97 euro al quintale più IVA”.

“Tutto ciò a causa del disinteresse generale ad affrontare la questione. Il settore olivicolo è stato danneggiato non solo dall’effetto Covid, ma anche dalle speculazioni che vengono effettuate dalla Grande distribuzione organizzata (GDO), un litro di olio extra vergine viene venduto in promozione a  euro 2,60”.

Inoltre, i rappresentanti di “Terra è Vita” Santo Bono, Pino D’Angelo affermano di aver concordato alcuni impegni con l’assessore Scilla su tutti gli argomenti trattati, “nella speranza che a breve i nuovi e gli annosi problemi che investono il settore agroalimentare e zootecnico siciliano, speriamo, giungano a soluzione”.

Noi di Terra è Vita – concludono Bono e D’Angelo – prendiamo atto della grande disponibilità da parte dell’assessore Scilla e speriamo che dalla disponibilità si passi ai fatti concreti. Ma siamo, altresì, consapevoli che i problemi sono tanti e gravi e che solo dal confronto e dalla comprensione di essi e dal rispetto e dalla collaborazione tra le parti in causa si potrà  raggiungere i risultati sperati”.