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Un altro sondaggio, commissionato per il Corsera e realizzato dall’Istituto Ipsos di Nando Pagnoncelli, dà un quadro che rafforza il consenso della Lega. Si parla di un 31 percento netto del partito di Matteo Salvini, che riesce a rosicchiare voti anche tra gli elettori dei cinquestelle, fermi al 29,8 per cento.

“E se confrontiamo le intenzioni di voto con i risultati elettorali del 4 marzo – dice Pagnoncelliemergono cambiamenti importanti, oltre alla già citata imponente crescita della Lega: innanzitutto l’aumento dell’area dell’indecisione e dell’astensione, composta da elettori delusi, che aumenta del 5,5%; in secondo luogo la flessione di 2,9% del M5S, trionfatore alle elezioni, e quella ancor più significativa di Forza Italia, che perde 5,7%, di Fratelli d’Italia che si è quasi dimezzata, passando dal 4,3% al 2,3%, di Liberi e uguali che perde un terzo dell’elettorato (da 3,4% a 2,3%) e di Noi con l’Italia scesa dall’1,3% allo 0,4%. Al contrario Pd e Più Europa aumentano di 0,2%, mantenendosi sostanzialmente sui valori ottenuti alle politiche”.

E quello che è stato rilevato dall’indagine demoscopica è che da marzo (quando si sono svolte e elezioni nazionali), un elettore del M5S su quattro ha cambiato idea.

Inoltre, l’analisi mette in risalto la fedeltà dell’elettorato leghista. Addirittura il 91 per cento conferma il proprio voto e la forte capacità di attrazione di nuovi elettori. E il dato che salta agli occhi è che quasi la metà di coloro che oggi voterebbero per il partito di Salvini provengono da altri partiti, in particolare per il 23% dagli alleati di centrodestra (18% da FI e 5% dagli altri), il 10% dagli alleati di governo e il 9% da elettori che alle politiche avevano disertato le urne ma oggi ritornerebbero a votare scegliendo la Lega.

Per quanto riguarda i pentastellati, tre elettori su quattro confermerebbero il proprio voto al Movimento, i delusi propendono per l’astensione (13%) e la Lega (9%), ma non per il Pd (1%) e i voti in ingresso provengono prevalentemente dal centrodestra, mentre sembra essersi arrestata la capacità di attrarre consenso da sinistra e dall’astensione.

Per quanto riguarda la tenuta del Pd, questa dipenderebbe dalla elevata fedeltà di voto: si parla dell’80 per cento e da una compensazione tra uscite (prevalentemente verso l’astensione: 13%) e nuovi ingressi, soprattutto da centrosinistra e sinistra, mentre il rientro dal M5S è marginale. Infine, meno di un elettore su due di FI (48%) continua a votare per il partito di Berlusconi, un terzo abbondante sceglie la Lega e il 10% si astiene.

Infine, nel sondaggio l’elemento costante è che la La Lega consolida il proprio consenso in tutti quelle aree sociali che l’hanno scelta alle scorse elezioni nazionali, aumentando in modo congruo tra i ceti più popolari, le persone meno istruite, casalinghe, pensionati e disoccupati e tra i cattolici che partecipano saltuariamente alle funzioni religiose.

Il M5S perde il proprio appeal prevalentemente tra gli elettori meno giovani (presso i quali era già più debole), nella classe direttiva, tra i lavoratori autonomi, gli studenti, i pensionati e tra i cattolici con frequenza settimanale alla messa.

“Insomma sostiene il sondaggio di Ipsosè il momento della Lega e la sua forza dipende soprattutto dalla sostanziale continuità nella strategia comunicativa di Salvini rispetto alla campagna elettorale, una strategia basata su un’accurata scelta di temi sensibili (i migranti, le responsabilità dell’Europa, la legittima difesa, la rottamazione delle cartelle esattoriali, l’uso del contante, ecc.), su toni aggressivi (peraltro due italiani su tre ritengono che sia giusto che i politici utilizzino un linguaggio crudo e brutale per dire le cose senza tanti giri di parole) nei confronti di avversari politici, esponenti delle istituzioni nazionali ed europee (il presidente Macron su tutti), personaggi pubblici (da Balotelli a Saviano), sull’incessante appello a ‘ciò che vogliono gli italiani’. Il leader leghista, pur occupando un’importante carica istituzionale, si è dunque sottratto al processo di istituzionalizzazione, non a caso continua a esibire accuratamente sulla giacca il simbolo di partito e sarà protagonista del tradizionale raduno di Pontida di domani con al centro lo slogan ‘il buonsenso al governo’.

A questo punto non resterà che aspettare, oltre a Pontida, l’appuntamento delle europee del prossimo anno. E se quel 31 per cento dovesse tramutarsi in 40, allora per i cinquestelle sarebbe difficilissimo risalire la china, con il “rischio” che Salvini porti all’incasso il risultato staccando la spina al governo, andando a nuove elezioni e sedendosi come premier, a Montecitorio, senza alcuno sforzo.

 

L’effetto traino della Lega che, negli ultimi sondaggi ha abbondantemente superato il M5S, si parla del 30,1 del partito di Salvini contro il 29,9 dei grillini (fonte Ipsos), sembra incidere anche sulla compagine di centrodestra. Secondo l’ultima rilevazione dell’Istituto Swg se  si votasse, oggi, il cdx avrebbe la maggioranza assoluta dei seggi sia alla Camera che al Senato, superando ampiamente la soglia del 40 per cento.

Il sondaggio, infatti, parla di una coalizione formata da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia che addirittura arriverebbe al 42,4 per cento, ottenendo 334 seggi per Montencitorio e 162 per Palazzo Madama, di cui 18 per la Camera e 2 seggi per il Senato in più della maggioranza assoluta. Un dato che consentirebbe, in teoria, di governare agevolmente senza dover ricorrere al solito assist trasversale o all’aiuto dei cosiddetti “responsabili”.

E questo è avvalorato, anche, dal fatto che all’appello mancano i 12 seggi della Camera e i 6 del Senato, che vengono assegnati nelle circoscrizioni estere e che, in parte, potrebbero andare al centrodestra. Quindi la forbice della maggioranza per il cdx potrebbe essere ancora più ampia.

E a questo punto chissà se Salvini, forte dei numeri, seppur virtuali, non vorrà capitalizzare e tentare lo strappo con Di Maio. Certo tutto questo non a breve termine, ma diciamo subito dopo le elezioni europee che si terranno il prossimo anno.

 

La politica dei porti chiusi convince il 59 per cento degli italiani, che si dice favorevole al provvedimento. E’ questo il dato che emerge dal sondaggio realizzato dall’Istituto Ipsos di Nando Pagnoncelli e pubblicato, oggi, sull’edizione online del Corsera.

“La polemica sui migranti desta grande interesse presso gli italiani, a conferma del fatto che sia un tema nevralgico” – scrive Pagnoncelli. “Il 63 per cento, infatti, dichiara di seguire la vicenda, mentre il 30 per cento ne ha almeno sentito parlare, anche in questo caso con un’attenzione trasversale ai diversi elettorati”.

Ma il dato che salta agli occhi è che il provvedimento del ministro Salvini, come abbiamo detto inizialmente, è condiviso da una netta maggioranza: il 59 per cento ne apprezza la scelta e il 24 per cento, invece, ritiene che non si possa rifiutare lo sbarco dei migranti. Il 17% non si esprime. Le opinioni sono certo piuttosto delineate, chiarisce il sondaggio, con un centrodestra sostanzialmente granitico, ma anche nei pentastellati c’è un giudizio favorevole, con scarsissime sbavature, il che evidenzia che le perplessità per ora sono contenute.

Solo gli elettori del Partito democratico e delle altre liste (dove sono prevalenti gli elettori di sinistra) si schierano per la posizione di accoglienza. Ma anche in questo caso con un’importante presenza di posizioni vicine a Salvini, che si attestato intorno ad un 30% in entrambi i casi.

Ancora più netta l’adesione rispetto al confronto con l’Europa. La scelta di Salvini di fare la voce grossa  è condivisa da oltre due terzi degli intervistati. Il consenso si avvicina al 90% tra gli elettori delle due forze di governo e fra quelli di Forza Italia, ma divide equamente gli elettori delle altre liste.

Solo gli elettori del Pd si schierano contro questa scelta poiché il rischio è l’isolamento e l’indebolimento dell’Italia. Ma anche qui più di un quarto condivide la scelta del ministro dell’Interno. È evidente, da questi dati, che ha funzionato quello che qualche commentatore ha definito un sussulto di orgoglio nazionale di fronte a parole obiettivamente insultanti usate dai francesi.

In sostanza, la prima uscita “forte” del nuovo governo, su un tema così sensibile, si rivela un successo interno importante. La Lega capitalizzerà sicuramente con una crescita dei consensi nei prossimi giorni. La partita è però non priva di rischi, di cui almeno due sono evidenti. L’apertura del dibattito in Europa probabilmente non creerà un fronte solido: gli interessi del gruppo di Visegrad non prevedono un accoglimento dei migranti sulla base delle quote. Quando i problemi verranno al pettine è probabile che l’Italia fatichi a riscuotere lo stesso successo attuale.

L’altro rischio è sul fronte interno: la “marginalizzazione” dei cinquestelle che deve essere recuperata, pur in un rapporto ormai paritario tra due forze di cui una ha avuto i maggiori consensi. In caso contrario non è improbabile che si manifesti una difficoltà di tenuta della compagine governativa. E quindi la trappola di Salvini che ha già “apparecchiato la tavola” (ne avevamo parlato proprio sulle nostre pagine), con annesso posto a sedere da premier, cioè il suo, è dietro l’angolo. Adesso non resta che aspettare gli eventi.