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Che la Sicilia sia ormai un malato terminale è forse fin troppo ripetitivo. Lo abbiamo più volte denunciato, analizzato, gridato con forza ma l’irresponsabilità di una politica cieca, che spera soltanto di arrivare indenne alla fine della corsa, (mandato elettorale per intenderci!) ci ha resi tutti inesorabilmente sfiduciati e forse anche indifferenti. Il rito dell’espianto, forse l’unica cura possibile.

Da una parte vi è il fallimento personale del “rivoluzionario” Saro da Gela, che è riuscito nell’abile impresa di farsi “commissariare” da Renzi evitando la resa delle armi, che forse sarebbe stata la soluzione più onorevole (vince invece sempre la tasca e non il cuore), ma sicuramente da futura lista di disoccupazione! o in extremis da lista “italicum”; dall’altra, invece, il mero calcolo politico del Pd, dei suoi deputati e dell’intero centrodestra (quest’ultimi giocano da sempre la carta della mozione di sfiducia, ma ormai come un’arma spuntata!), che non potevano in alcun modo trovarsi senza paracadute.

E non parlatemi di scelta “responsabile” per le sorti della Sicilia. Non ci crede più nessuno. Meglio tacere. Quindi far passare “l’elefante Regione” attraverso la cruna dell’ago, con una finanziaria azzoppata (mancano appena 500 milioni di euro all’appello) e l’accordo o pseudo tale sulla cancellazione dei crediti che la nostra regione avanza dallo Stato, è stata impresa davvero opera titanica, ma tutto ancora in divenire.

E così, lui che doveva essere l’uomo dei miracoli, (l’assessore al Bilancio Baccei tanto per intenderci) dopo l’uomo della rivoluzione, si è accorto che il salvataggio dell’Impresa Palazzo d’Orleans era e rimane tanto difficile, da essere costretto a lanciare un’OPA, guarda caso proprio di 500 milioni di euro. Tentativo estremo per riannodare i fili del discorso con Roma e farsi dare la moneta! I conti devono quadrare, come si dice in matematica: comuni in dissesto, ex province al collasso, forestali e consorzi senza ossigeno. Insomma, un quadro che si fa sempre più nebuloso e pericolosamente instabile, finanziariamente parlando.

Chissà, a questo punto forse saranno i “libri” interstellari del 2.200 a studiarne gli effetti e i “jedi siculiani” di quell’Era, invece, a pagarne, con molta probabilità, le conseguenze per chissà quanti “millenni”.

Viviamo, dunque, in una realtà che ricorda molto la “Corte dei miracoli”, quella della Parigi del 1600, dove in alcuni quartieri borderline, uomini, donne e bambini da storpi e mendicanti chiedevano di giorno l’elemosina per poi improvvisamente la sera, quasi da “miracolati”, ritornare ad essere prodigiosamente guariti. Ma qui di miracolati veri vediamo solo coloro che si sono assicurati i vitalizi e altri privilegi. Per i siciliani, tutto al più, resta l’elemosina che vi ricordo nella nostra legislazione ravvede anche alcuni casi di reato. Per dirla pragmaticamente: “cornuti e mazziati”.