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E’ tutto un gioco ad incastro. Un puzzle i cui pezzi, uno ad uno, vengono posizionati lentamente, perchè la forma del disegno non può e non deve essere immediatamente codificabile. Insomma bisogna prendere tempo. Da una parte Renzi che bleffando alza il prezzo paventando una crisi di governo, depotenziata poi dalle parole del segretario del partito democratico Zingaretti: “oltre questo governo solo le elezioni” e dall’altro Conte che si dice “aperto al dialogo con tutti”.

Un messaggio fin troppo esplicito per dire: l’obiettivo è arrivare, comunque, al 2023, cioè alla fine della legislatura. Ma la partita si gioca, soprattutto, sulle regolarizzazioni dei lavoratori irregolari. Tema in alto mare e non ancora chiuso. Si va verso l’emersione di braccianti, colf e badanti ma sulla durata dei permessi di soggiorno temporanei c’è la frenata del ministro Catalfo.

E poi c’è quella parte del M5S contraria “ad un colpo di spugna al lavoro nero”, e che chiede di limitare la misura solo al “comparto agricolo” con un netto no alla sanatoria.

Inoltre, il premier Conte avrebbe più volte affermato la necessità di uscire da questo limbo. Da qui lo sblocco della trattativa, ma con il Pd che ha alzato le barricate su questo tema. Altro dossier aperto è quello degli aiuti alle imprese. Sembra tramontare l’ipotesi di qualsiasi tipo di ingresso dello Stato e anche qui il presidente del Consiglio avrebbe fatto intuire di poter convergere sull’aiuto di Italia viva e di Confindustria, anche se quest’ultima, ultimamente, non ha avuto parole benevole nei confronti del Governo. Tuttavia il provvedimento resta fermo e l’approvazione del decreto maggio dovrebbe essere rimandato a domenica o lunedì.

Fondamentale sarà capire, invece, come evolverà il confronto con Italia viva. Perché Renzi ha ribadito che vuole risposte dal governo e attende il presidente del Consiglio alla prova dei fatti. Affinché le proposte di Italia viva vengano ascoltate, tradotte nero su bianco, magari in un documento politico, e non respinte.

In ballo c’è tra l’altro il piano choc sulle infrastrutture e il tema delle misure alle famiglie. Perché ad agitare le acque è la mozione di sfiducia presentata dal centrodestra nei confronti di Bonafede, per tanto tempo nel mirino di Italia viva per la riforma della prescrizione. E il nodo resta.

Il no ‘senza se e senza ma’ alla mozione da parte di Italia viva non sarebbe arrivato. E non dovrebbe arrivare se non dopo il prossimo incontro o addirittura fino a quando non verrà calendarizzata la mozione. Però il premier ancora giovedì ha ribadito la volontà di trovare un accordo. Ha confermato la sua totale disponibilità al dialogo, a patto che non ci sia la volontà di qualcuno di logorare e di alzare l’asticella.

L’invito insomma è alla collaborazione. “Occorre – ciò che ripete in questi giorni il presidente del Consiglio – lavorare tutti insieme, con coraggio e determinazione, per affrontare e superare questa drammatica emergenza economica e sociale e offrire urgenti risposte ai cittadini”. Da qui la richiesta di responsabilità, l’importanza di arrivare alla “sintesi più efficace e lungimirante per far ripartire il Paese e rilanciare l’economia”.

Ma Pd e M5s non nascondono la propria irritazione perché, per dirla con le parole di un esponente pentastellato: “sembra che Italia viva voglia giocare al rialzo”. Per i dem quello dei renziani è “un bluff”. Anche per questo motivo Zingaretti, invitando tutta la maggioranza a lavorare sui temi concreti, ha evocato di nuovo la prospettiva del voto. “Noi vogliamo lavorare sulle priorità per il Paese”, il ragionamento dei renziani.

Il premier è impegnato in un lavoro di ricucitura con i partiti della maggioranza in vista del dl maggio. “Conte, osserva un ‘big’ di Iv, per la prima volta non ha difeso lo ‘status quo’, ci ha fatto capire che qualcosa va cambiato”. La linea del presidente del Consiglio è quella del dialogo con tutti ma già mercoledì Conte aveva fatto capire che non era il momento di tergiversare né di piantare bandierine”.

Il premier tratterà fino all’ultimo con la convinzione che in ogni caso se qualcuno intende strappare lo dovrà farlo apertamente in Parlamento. È la stessa posizione del Pd: “Assurdo che in questo momento cosi’ delicato del Paese si possa minacciare una crisi con una mozione di sfiducia”, osserva un ‘big’ dem.

Ma a testimoniare che la partita è complicata è l’agitazione all’interno dei pentastellati sul tema delle regolarizzazioni dei lavoratori irregolari. “Il governo – si legge sul blog delle stelle – sta approntando una apposita misura per i lavoratori stagionali. Lo ripetiamo, l’obbiettivo dell’intervento riguarda i lavoratori stagionali e non l’insieme dei cittadini irregolari”.

Intanto sul fronte delle riaperture potrebbe essere convocata nei prossimi giorni un nuova cabina di regia alla presenza del governo, degli enti locali e delle regioni. Per ora l’esecutivo non intende modificare il suo ‘calendario’. Un ulteriore allentamento arriverà dal 18 maggio, fino a quella data si monitorerà la situazione, nonostante l’insistenza dei governatori ad alzare prima le saracinesche degli esercizi commerciali rimasti ancora chiusi.

E entro la fine di maggio dovrebbe arrivare anche l’App immuni sulla tracciabilità del contagio, anche se il Copasir, nella relazione che verrà inviata al governo, sottolineerà i dubbi emersi sulla sicurezza nazionale, anche alla luce delle audizioni di oggi del commissario straordinario per l’emergenza Arcuri e del direttore generale del Dis Vecchione.

Una situazione tutta in divenire dalla quale però emerge un elemento assoluto da molti ribadito: fino al 2023 non si muove foglia anche perchè nel 2022 si dovrà rieleggere il Capo dello Stato. Quindi tutti avvisati.

(foto copertina fonte Ansa)