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Niente espulsione per Paul Yaw, il ghanese che da due settimane digiuna insieme con il missionario laico Biagio Conte nella piazza in cui è stato ucciso padre Pino Puglisi a Palermo.

Il Tar, come cita l’Adnkronos, questa sera ha accolto la sospensiva del provvedimento di rigetto della domanda di permesso di soggiorno. Nei giorni scorsi Giorgio Bisagna dell’Associazione Adduma, che si occupa di diritti umani, e che segue il caso di Paul Yaw, ha depositato il ricorso al Tar contro il rigetto del rinnovo del permesso di soggiorno. Yaw, infatti, ha ricevuto parere negativo alla sua richiesta di rinnovo di permesso di soggiorno. Da dieci anni lavora come idraulico all’interno della missione, ma questo non gli è bastato a ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Proprio oggi pomeriggio al digiuno in piazzale Anita Garibaldi si sono uniti in centinaia. In corso un presidio attorno a Biagio Conte, arrivato al 15esimo giorno di digiuno, con le catene ai piedi.

Il missionario laico Biagio Conte

“Sono molto soddisfatto per la decisione del Tar e aspettiamo che la questione possa condurre a una veloce conclusione della vicenda”, commenta l’avvocato Bisagna con L’Adnkronos. Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando e l’arcivescovo Corrado Lorefice hanno fatto nei giorni scorsi visita a Biagio Conte (clicca qui per leggere il nostro articolo): “La Chiesa e le istituzioni si stringono attorno a Biagio Conte che dà voce all’uomo invisibile”, avevano detto Orlando e Lorefice. “In una Palermo che non dimentica nessuno”.

E’ stato dopo che il decreto di espulsione è arrivato a Paul, ospite da dieci anni nella missione Speranza e Carità a Palermo, che Biagio Conte ha deciso di scendere in strada a digiunare per opporsi a quella che ritiene “una palese ingiustizia”.

Paul Yaw Aning, 51 anni, è un migrante irregolare, con permesso di soggiorno scaduto che non è stato possibile rinnovare, finito così nelle maglie della giustizia italiana. Paul arriva in Italia 17 anni fa, a Bologna, per lavorare in fabbrica. Poi la crisi, la chiusura dell?azienda. Dieci anni fa il giovane ghanese si trasferisce a Palermo, trovando ospitalità nella missione “Speranza e Carità” di Biagio Conte. Paul diventa uno dei principali collaboratori di Biagio. E’ idraulico e diventa un prezioso riferimento delle tante cose da fare quotidianamente in una struttura che ospita oltre mille senzatetto. Poi, l’arrivo del decreto di espulsione emesso dal prefetto e da un provvedimento di accompagnamento alla frontiera firmato dal questore, decisioni convalidate il 26 aprile dal giudice di pace.

(fonte adnkronos)


Lavora e vive in Italia Paul il migrante ghanese di 51 anni al quale è stato notificato un provvedimento di espulsione e contro il quale Biagio Conte ha iniziato uno sciopero della fame.

“Sto seguendo costantemente e attentamente con l’Assessore Giuseppe Mattina che cura tra gli altri i servizi anagrafici, la vicenda di Paul – ha affermato il sindaco Orlando che è intervenuto sul caso – anche in contatto con i suoi legali. Credo che si debba e si possa trovare una soluzione, come in tanti anche a livello istituzionale stiamo cercando di fare”.

“L’indignazione e l’ubbidienza costituzionale contro  un sistema legislativo ingiusto si uniscono all’impegno a fare tutto quanto è possibile per garantire diritti e dignità di Paul e dei tanti Paul vittime di una normativa inumana”.

“E’ quanto l’Amministrazione comunale sta facendo con il regolare avvio di procedure di iscrizione anagrafica di 200 richiedenti in piena ‘obbiedenza costituzionale’. Per quanto di competenza comunale – ha concluso Orlando – proseguiremo su questa strada. Tutto ciò ovviamente insieme alla solidarietà per Paul e per fratel Biagio al quale chiediamo con affetto di sospendere lo sciopero della fame.”

E il sostegno è anche arrivato dall’Arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, che ha parlato di un “provvedimento effetto di decreti disumani. Chi viene qui e viene nel segno di un bisogno di pace e di pane e non fa male a nessuno dopo anni di accoglienza, di bene fatto alla convivenza dei palermitani, non è giusto che sia ricacciato a casa”.

L’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice