pinguino - Copia

Per un altro pezzo di storia di Palermo cala il sipario, come in un Domino senza fine. L’antico bar “al pinguino” di via Ruggero Settimo ha ceduto all’instancabile furia della crisi economica. Molto probabilmente in quello spazio nascerà un outlet o una griffe internazionale. Un luogo sacro che dalla fine degli anni ’40 è stato punto di riferimento per i palermitani, ma anche per i vip che visitavano la nostra città.

Spremute, bevande e gelati di ogni genere erano quel “rettangolo magico”. Ricordo ancora da bambino il rumore del ghiaccio che veniva “grattugiato” per rendere fredde le bevande. Il colore intenso delle arance raccolte nei cestini di metallo. Il bancone lucido dove il barista di turno diventava un vero “atleta”, un agonista dello shaker. Facevo sempre qualche passo indietro (la mia altezza non mi permetteva una completa visuale) per guardare quello che per me era uno spettacolo unico. E poi i finti agrumi appesi un pò dappertutto che, malgrado fossero soltanto un’imitazione, davano calore all’arredo.

Era davvero un rito andare là, forse anche perché passeggiare a Palermo significava passare obbligatoriamente davanti a quel “negozio dei sogni”. Per un bambino di quegli anni era così. Ma come in ogni spazio dei desideri, c’è sempre quel qualcosa che lo caratterizza o lo fa entrare a pieno titolo nella “storia”. Al pinguino c’era l’autista: una bevanda salutare, miracolosa, di quelle che ti ridanno la vita.

Una “leggenda metropolitana” dice che fosse stata inventata da un autista di taxi di passaggio, che aveva problemi digestivi. Gli ingredienti erano: seltz frizzante, limone e abbondante bicarbonato. L’unico effetto indesiderato era un rutto incontenibile, di fantozziana memoria. Ma qualunque cosa avessi mangiato o la digerivi in tempi da Speedy Gonzales, oppure fuoriusciva dal corpo, stile indemoniato !
Mi mancherai autista e anche il tipico suono verbale gridato a squarciagola dal barista quando doveva prepararlo: “un autistaaaa…”