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di Gaetano Càfici. Il fallimento del governo regionale, guidato da Rosario Crocetta, non ha certo bisogno di alcuna certificazione doc. Anche un sommelier che ha fatto le “scuole serali” (senza alcuna offesa per la categoria), saprebbe perfettamente riconoscere, assaggio dopo assaggio che quel vino è ormai aceto, ma di quelli fermentati male ! E credo che questo giudizio, senza falsa modestia, sia fin troppo generoso nei confronti di chi, in questi anni, ha replicato lo stesso modus operandi del passato. Altro che rivoluzione !

Di fatto stiamo assistendo alla lenta agonia di una compagine governativa che sopravvive a se stessa, soltanto per mero calcolo politico.
Le ultime vicende, dal presunto rimpasto al caso della piscina “abusiva” o non dell’assessore Sgarlata, per non parlare del “Piano Giovani” finito prima di iniziare e non ultimo lo scontro tutto interno al Pd sulla nomina del nuovo assessore al Territorio, hanno definito e tracciato chiaramente quello che nei fatti è sempre stato pensato, ma anche detto di questa armata Brancaleone: politicamente inadatti ad occuparsi dei problemi della Sicilia !

Ad oggi, (basta guardare i numeri), si è fatta soltanto un’operazione di tagli indiscriminati che non ha eguali, con l’alzabandiera dell’alibi del contenimento della spesa. Ma non sarebbe bastata una seria rivisitazione e razionalizzazione dei vari settori, sia in termini di costi che di risorse umane ? E, invece, mi pare che sia stata attuata una vera e propria “vivisezione sociale”. La parola lavoro è stata doverosamente “bandita”, così come ogni riferimento all’applicazione statutaria dell’Autonomia in senso federalista.

Per non parlare dell’opposizione o presunta tale che viaggia a corrente alternata. A volte agita lo spettro del voto anticipato, ma nei fatti non fa nulla o paventa, ad esempio, fantomatiche dimissioni di massa ! In fondo il posto dietro la fila, ma anche davanti, sta comodo a tutti. Ognuno tiene famiglia, considerando che c’è chi deve mantenerne più di una ! Per non parlare dei “mutui” da pagare e delle “debolezze” personali da esaudire: quelle non mancano mai.

Dunque, dietro il “Non mi dimetterò mai!” di Crocetta c’è tutta la sua fragilità politica. Per lui, adesso, attraversare il “guado” sarà davvero un’impresa titanica.
Caro Saro da Gela, un consiglio spassionato: se non vuole essere ricordato come il peggiore Presidente nella storia della Regione siciliana, addirittura anche oltre ai suoi precedenti “colleghi”, sia coraggioso e sincero come ha fatto nel dichiarare il desiderio di volere un figlio e si dimetta.

Magari non lo faccia per noi siciliani, ma per quel suo intimo desiderio del quale ci ha resi partecipi. Sarebbe un’uscita di scena dignitosa. Poi un “posto” al sole vedrà, sicuramente glielo troveranno. Questa sì che sarebbe una scelta da vero rivoluzionario !