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Il Partito Democratico non può continuare a sostenere un governo ed il suo Presidente, che stanno portando la Sicilia verso un baratro da cui sarà impossibile trovare la risalita. Credo che ci sia un tempo per ogni cosa. E chi ha responsabilità politiche non può e non deve in alcun modo anteporre i propri interessi a quelli dei siciliani.

Il Pd abbia il coraggio di staccare la spina a Crocetta per il bene della Sicilia. Senza se e senza ma! Se non lo facesse sarebbe davvero un suicidio politico ed un segnale di debolezza estrema: mantenere posizioni di “fortuna” che, certamente, a lunga gittata, sarebbero come un boomerang “caricato” al polonio!

Un governo che ha esaurito ormai qualsiasi azione politica: dal lavoro al turismo, dalla programmazione agli investimenti. Tutti con segni algebrici! Quindi la risultante del problema è presto risolta.

Per non parlare poi delle ultime esternazioni deliranti di Mr. Rivoluzione, fatte a colpi di denunce penali, di “fosforite” e di vari schiaffi dati a destra e manca (vedi ultimo quello al plenipotenziario di Renzi in Sicilia, il futuro sottosegretario Davide Faraone), che hanno più il sapore del ricatto politico, sintomo di quel sentimento di “paura” che aleggia tra i crocettiani e lo stesso Presidente della Regione.

É inutile negarlo, ma la campagna elettorale e la relativa “destituzione democratica” dell’uomo che ha regnato la Sicilia, non governandola, è già iniziata. Le prime truppe si sono già mosse e i primi pedoni, dello scacchiere in bianco e nero, si sono già incontrati. Il luogo ha poca importanza anche se di “ville” istituzionalmente deputate per l’occasione, ce ne sono poche in città!

In una Sicilia, che oggi viaggia verso un livello di disoccupazione impressionante, dove a rischiare sono proprio quelli che pensavano di vivere eternamente in un Eldorado, possiamo dirlo con cognizione di causa: nessuno può più sentirsi al sicuro.

Quindi il 21 ottobre, data in cui dovrebbe essere votata all’Ars l’immaginifica o immaginaria mozione di sfiducia contro Crocetta (che poi in fondo è soltanto un “atto politico”), diventa un vero spartiacque, non come quello di biblica memoria.

Quel giorno, cari onorevoli, per un attimo fateci sognare. Ponete la questione “morale”, ma nel senso della moralità all’immoralità di questa politica gridata e senza anima: votate di “cuore” e non di “tasca” e date una speranza ai siciliani.