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E’ un quadro che potremmo definire “spettrale” quello che viene delineato dal Centro studi di Confindustria.

Si descrive un “Italia ferma” con le previsioni azzerate per il Pil 2019. Secondo Confindustria una delle cause è la “manovra di bilancio poco orientata alla crescita”, “l’aumento del premio di rischio che gli investitori chiedono” sui titoli pubblici italiani, “il progressivo crollo della fiducia delle imprese”

Inoltre si punta il dito sugli investimenti privati che per la prima volta in calo (-2,5%, escluse costruzioni) dopo 4 anni di risalita. Nel 2019 “per ora non si vede un’inversione di tendenza nei contratti”, i lavoratori dipendenti “sono tendenzialmente fermi, c’è un calo del lavoro a termine ma non è ancora compensato dai contratti a tempo determinato”. E si definisce Così il il 2018 come l’anno “a due velocità” visto che nei primi 6 mesi l’occupazione è cresciuta di 198.000 unità mentre nel II semestre è calata di 84.000. Nel 2019 l’occupazione resterà “sostanzialmente stabile (+0,1%)” e aumenterà dello 0,4% nel 2020.

“Nel 2019 la domanda interna risulterà praticamente ferma – si legge nello studio – e una recessione potrà essere evitata solo grazie all’espansione, non brillante, della domanda estera. A meno che – sostiene il rapporto del Centro studi di Confindustria – non si realizzi l’auspicato cambio di passo nella politica economica nazionale”.

Vincenzo Boccia, Presidente di Confindustria

“Il reddito di cittadinanza e Quota 100 daranno un contributo, seppure esiguo, alla crescita economica concentrato nel 2019 – avverte il Centro studi Confindustria – che queste due misure, realizzate a deficit, hanno di fatto contribuito al rialzo dei tassi sovrani e al calo della fiducia, con un impatto negativo sulla crescita”.

“Il Governo ha ipotecato i conti pubblici e non ci sono scelte indolori” – dice ancora Confindustria – sottolineando il bivio tra rincaro Iva o far salire il deficit pubblico al 3,5%. Per annullare il primo e fare la correzione richiesta sui conti servirebbero 32 miliardi di euro senza risorse per la crescita. Così appare inevitabile un aumento delle tasse”

“L’Italia – dice Andrea Montanino, capo economista di Confindustria – deve evitare di andare oltre il 3 per cento nel rapporto deficit-Pil: sarebbe un segnale molto negativo per i mercati. Il fatto che lo spread non si è richiuso significa che continuiamo ad essere un paese sotto osservazione. Verremmo puniti dai mercati”.

E Montanino sottolinea anche il rischio degli accordi con la Cina. “Serve molta attenzione soprattutto per il modus operandi nei Paesi dove l’Italia ha fatto accordi non con investimenti in equity, con prestiti che spesso non riescono ad essere ripagati perchè le condizioni non sono ottimali, spesso non trasparenti. Accordi rivolti a Paesi in una situazione debole economicamente. E se noi siamo considerati così dobbiamo stare particolarmente attenti”.

Quindi una situazione che bocciatout court” l’azione del governo giallo-verde guidato da Conte, Salvini e Di Maio e pone degli interrogativi. Uno tra tanti: come riuscirà questo “triunvirato” a governare altri quattro anni di fronte ad una crisi economica così profonda? Riassumendo: Pil azzerato per il 2019, disoccupazione galoppante, produzione industriale ferma, recessione in atto. Servirebbe davvero Mago Merlino per poter riuscire ad invertire questa tendenza. E non immagino che cosa accadrebbe se le misure del reddito di cittadinanza e di quota 100 risultassero dei flop. Ma per adesso i nostri politici sono impegnati nella campagna elettorale per le europee e di arrovellarsi sui conti dell’Italia non ci pensano per niente.