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E’ un filantropo miliardario con un  patrimonio di oltre 25 miliardi di dollari. Si chiama George Soros, 87 anni, nato a Budapest ma naturalizzato americano. La sua ultima “profezia”: la fine di Google e Facebook tra qualche anno. Sostenitore del partito democratico Usa, che ha anche finanziato, e fondatore della Quantum Group, una società costituita nel 1969, che speculava nel settore immobiliare. Oggi è Presidente della Soros Fund. Un personaggio da molti definito “controverso”, con diversi legami nel mondo della finanza e della politica. Impegnato nelle cause politiche progressiste e liberali americane.

“I proprietari di queste piattaforme si considerano come i padroni dell’universo, ma infatti rimangono schiavi se vogliono mantenere la loro posizione dominante. Posso affermare tranquillamente che i loro giorni sono contati. Normative e tasse saranno il loro colpo di grazia”. Soros non è nuovo a questo tipo di affermazioni. Quello che paventa è che “sia Google che Facebook sono due minacce e per arginarle servono strumenti ad hoc”.

E dei due colossi del web dice ancora:”Affermano che distribuiscono solamente informazioni. Ma in realtà sono quasi distributori monopolisti e, questo, li rende servizi pubblici. Dovrebbero pertanto essere soggetti a regolamentazioni mirate a preservare la competizione, l’innovazione e un accesso universale, leale ed aperto”. Quindi per Soros queste piattaforme non fanno altro che “progettare deliberatamente la dipendenza ai servizi che forniscono”.

E, infine, dice di facebook che “sono serviti 8 anni e mezzo per raggiungere il primo miliardo di utenti, e poi in metà di quel tempo il secondo miliardo. Con questa velocità questo social esaurirà i nuovi utenti da convertire in meno di tre anni e, soprattutto, il fatturato da aumentare”.

Una visione ovviamente discutibile ma che pone degli interrogativi, proprio quando parla di “possibili alleanze fra Stati autoritari e questi monopoli pieni di dati,  uniti ai sistemi di controllo con quelli già esistenti di sorveglianza nazionale. Questo potrebbe creare una rete di controllo totalitario sullo stile di Huxley e Orwell”. 

Insomma, la teorizzazione del progetto di un “Grande Fratello” che controllerebbe tutto e tutti. Sicuramente la riflessione è d’obbligo in un mondo come il nostro globalizzato e in gran parte connesso a internet.