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Questa volta è Confcommercio Sicilia a scagliarsi contro il provvedimento del governo che, in tema di misure anti covid, ha deciso di attuare il coprifuoco alle 22. E lo fa con un’iniziativa provocatoria in collaborazione con Fipe Sicilia dal nome assolutamente inequivocabile: “A fuoco il coprifuoco”.

“Vogliamo dire basta a una scelta che comprime gli orari, con la previsione di fare chiudere i pubblici esercizi alle 22 in piena estate, favorendo comportamenti disordinati e opposti. La nostra non è disobbedienza civile ma il volere alzare la voce rispetto a un provvedimento inaccettabile, ancora di più in una terra come la nostra dove, in estate, con le elevate temperature, il periodo serale è quello scelto per cercare un poco di refrigerio, per ritemprarsi dalle fatiche giornaliere, per godere della brezza marina”.

A sostenere questa presa di posizione è il presidente regionale Confcommercio Sicilia, Gianluca Manenti che ha annunciato l’avvio in Sicilia, di una raccolta firme su Change.org tra i propri associati che “metterà a disposizione della nostra confederazione a livello nazionale – come lui stesso spiega per esprimere tutto il dissenso verso questa decisione che continua a penalizzarci in maniera forte”. Anche il presidente di Fipe Sicilia, Dario Pistorio, parla di una categoria esausta che “continua a pagare per colpe non nostre”.

“Il settore dei pubblici esercizi – aggiunge Pistorio – sta perdendo attività, costrette alla chiusura definitiva, e posti di lavoro. I danni economici sono ingentissimi. E tutto ciò determina un effetto a catena che procura un disagio sociale che diventerà sempre più difficile da sanare. Le scelte di quest’ultimo decreto sembrano punitive rispetto a quelle adottate in momenti più critici dal punto di vista sanitario. La Fipe ha sempre proposto gradualità e regole certe. Infatti, pur applicando rigorosi protocolli di sicurezza e garantendo il solo servizio al tavolo, oggi si ritiene che il problema sia l’utilizzo degli spazi interni. Tutto incomprensibile e, soprattutto, insostenibile per le nostre imprese”.

Dunque, sul versante coprifuoco sembra essersi aperto un vero e proprio tiro al bersaglio che pare per il momento, non aver inciso sulla decisione del governo di voler modificare l’orario di chiusura dei negozi. Tutto rimane statico e forse un possibile spiraglio, numeri covid permettendo, si potrà avere non prima della metà di maggio. Intanto la situazione del tessuto commerciale e non solo quella è davvero ad un passo dal baratro e di soluzioni concrete all’orizzonte non se ne vedono.