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autorizzazione a procedere caso diciotti

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Sul caso della nave “Diciotti” Matteo Salvini tira dritto confidando non solo nel voto del M5S “ma dell’intero Senato, perché qui non è in discussione un reato ma il fatto che un governo possa esercitare i poteri che gli italiani gli conferiscono”. E continua affermando: “Non sono pagato per i se, i forse, i ma”. Forte anche del sostegno del premier Conte, che ha assunto su di sè la responsabilità della vicenda.

“C’è tempo”, dicono fonti grilline. “Ascolteremo prima le parole di Salvini, poi leggeremo la memoria di Conte, Salvini e Di Maio. E valuteremo”. Il M5S, dunque, appare prudente sulla linea da tenere nella Giunta delle immunità del Senato in merito all’autorizzazione a procedere nei confronti del vicepremier Matteo Salvini. Quindi la storia sembra essere proprio cambiata. E il cambio di rotta sembra già su carta, stando almeno a quanto emerso nella riunione tenutasi, ieri in tarda serata, tra Di Maio e i senatori della Giunta.

Ieri mattina, infatti, era stato il senatore siciliano Michele Giarrusso,
capogruppo del M5S in Giunta, il deposito di una memoria per spiegare come “sul caso Diciotti ci sia stata una decisione che coinvolge tutto il governo, con responsabilità anche di altri ministri e del presidente del Consiglio stesso”. Poi emergono le prime ricostruzioni di una riunione riservata voluta da Di Maio e svoltasi, a quanto pare, in un’abitazione privata. Tutto ciò a conferma che qualcosa, sulla linea da tenere, è cambiato, e che si vira verso il no all’autorizzazione a procedere, evitando il processo a Salvini.

“Il quesito posto alla Giunta è chiaro: verterà infatti sull’esistenza di un interesse superiore compiuto nell’esercizio di governo o se il ministro abbia agito come privato cittadino per i suoi interessi”. Ed è questo che ora i grillini sperano di far comprendere alla base ma anche a un gruppo parlamentare lacerato dalle divisioni interne. “È chiaro – il ragionamento emerso nel corso della riunione – che se fosse stato corruzione o peculato lo avremmo mandato subito a processo. Ma si tratta di un’altra questione, e per di più senza precedenti: mai si è stati chiamati a legittimare un’azione di governo davanti ai giudici”.

Il problema vero, almeno nei palazzi e tralasciando la questione – non da poco – di una base in agitazione, è convincere la parte del Movimento, quella più vicina a Roberto Fico. “Va fatta una riflessione tecnica all’interno della Giunta, ma se il caso andrà in Aula, noi voteremo assolutamente sì. Il M5S non ha mai negato il processo a un politico”, ha dichiarato il sottosegretario all’Interno, Carlo Sibilia, ai microfoni di ‘Circo Massimo’.

Ma anche tra i ‘duri e puri’ comincia a farsi strada qualche dubbio. Un ortodosso della prima ora che martedì in una chat interna scriveva convinto “la linea non cambia. Punto. Altrimenti esplode il M5S”, si lascia sfuggire: “Mah, non è una classica autorizzazione a procedere per l’immunità. Non è un voto salva casta. Ma va spiegata…”. Intanto Fico tace ed evita di prendere posizione al riguardo, anche, viene spiegato da chi gli è vicino, per rispetto istituzionale, visto che ci sarà un voto in giunta e poi, forse, in Aula.

Perché anche se la Giunta decidesse di non autorizzare la magistratura a procedere, il regolamento di Palazzo Madama prevede comunque la possibilità di un voto dell’Aula: basta che a chiederlo siano 20 senatori. E’ il malcontento, nel Movimento, cresce. Nonostante ci sia chi, non ultimo Alessandro Di Battista, stia cercando di coinvolgere quanto più il gruppo, sentendo anche le seconde file sul caso Diciotti e sulla strada da intraprendere per uscire da questa impasse.

Alla fine siamo certi che l’autorizzazione verrà negata perchè di fare un favore a Salvini, in termini di ricaduta di consenso elettorale, i grillini non ne hanno voglia. Se si considera che gli ultimi sondaggi li danno in discesa e il loro cavallo di troia, ossia il reddito di cittadinanza, è davvero una scatola chiusa.