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“I limiti di Conte, se ci sono, sono limiti della maggioranza stessa”, dice il vice segretario del Pd, Andrea Orlando, in una conversazione con il Foglio. L’ex ministro della Giustizia difende l’attuale presidente del consiglio e anche la compagine di governo affermando che “l’unica alternativa a questa maggioranza sono le elezioni”.

Un modo per ricompattare i partiti che sostengono il governo in considerazione che le elezioni, oltre che impraticabili nell’immediato, visto che quelle regionali sono state appena rinviate a causa dell’emergenza sanitaria, sarebbe per molti un salto politico nel buio.

E dal versante del Movimento 5 Stelle, il capo politico Rocco Crimi, attacca, invece, l’alleato di governo Matteo Renzi che negli ultimi giorni ha fatto salire di tono le sue critiche a Conte: “Il suo discorso è stato populista e qualunquista come pochi finora, l’ho trovato fuori luogo”. E poi lo paragona all’ex alleato di governo, Matteo Salvini: “Se avessimo dovuto seguire l’apri tutto e il chiudi tutto fatto a giorni alterni dal leader della Lega, dall’alto del suo gradimento, e da Renzi, dal basso dal suo gradimento, avremmo avuto un’azione schizofrenica”.

E intanto Salvini torna ad attaccare la maggioranza: “Governano insieme e dicono tutti cose diverse. Penso non potranno andare avanti a litigare all’infinito e non dureranno tantissimo”. Ma in questo scenario entra nuovamente in gioco Berlusconi appoggiando, anzi rivendicando ad esempio il sì ai 36 miliardi messi a disposizione dal Meccanismo europeo di stabilità (Mes), purché senza condizioni e manifestando il voto contrario di Forza Italia alla sfiducia al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri presentata dalla Lega. In tutto questo c’è chi mette in relazione il cambio di rotta del Cavaliere, con il ritorno nella stanza dei bottoni di Gianni Letta, da sempre suo fidatissimo consigliere.

L’obiettivo è chiaro, mettere sul tavolo da gioco i 61 senatori e i 97 deputati di Forza Italia che, in caso di spaccatura dei grillini, andrebbero a sostituirli per formare un governissimo. E il dado vincente potrebbe essere quello di Mario Draghi, ex presidente della Bce, uomo molto vicino al leghista Giorgetti e sponsorizzato da Salvini. Non dimenticando però che nel 2022 si svolgerà l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica e, quindi, tutto potrebbe essere rimescolato. Ma come si racconta sempre nelle leggende “metropolitane”: in politica mai dire mai.

(fonte Repubblica.it)